“Abbiamo ricevuto la comunicazione da parte del Mise circa l’annullamento dell’incontro previsto per oggi (22 novembre) con il ministro Di Maio sul settore delle Tlc. L’incontro era stato convocato dallo stesso ministro a seguito della richiesta e dei solleciti dei sindacati di categoria.” Così annunciano, in una nota congiunta, le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil.

“Al netto dei sopraggiunti impegni istituzionali che impediscono al ministro di effettuare l’incontro - aggiungono -, evidenziamo comunque la sempre più grave situazione delle Tlc e la necessità, non più derogabile, di un tavolo di confronto col governo sul futuro e le prospettive industriali ed occupazionali di un settore cruciale per il futuro sviluppo del paese e la sua capacità competitiva.” 

I sindacati dunque confermano il presidio di fronte al Mise in via Molise dalle 9 alle 12, "convocando nella medesima sede una conferenza stampa alle ore 11 dei segretari generali, nel corso della quale saranno esposte le ragioni e le valutazioni dei rappresentanti dei lavoratori di Tim e dell’intero comparto delle telecomunicazioni", conclude la nota.

In gioco il futuro del settore

È in gioco il futuro del gruppo Tim che, "nonostante le scelte scellerate, di cui è stata vittima dalla sua privatizzazione ad oggi, resta il più grande soggetto industriale nel settore, nonché uno dei driver fondamentali per lo sviluppo infrastrutturale del nostro paese, che dà occupazione a circa 100.000 dipendenti (50.000 diretti e altrettanti nel suo vasto indotto)”. Nei giorni scorsi le tre sigle hanno ribadito “la loro totale contrarietà rispetto a presunti progetti di ‘spezzatino’ e la contestuale necessità di difendere il patrimonio industriale e professionale dell’intero perimetro del gruppo Tim in Italia, della sua rete, dei suoi assets, anche a seguito di eventuali operazioni industriali e societarie che potrebbero determinarsi”.

“Inoltre, il processo di trasformazione del settore richiede di essere accompagnato da adeguati strumenti che ne possano favorire e permettere una riorganizzazione non traumatica – secondo i sindacati –. C'è la necessità di interventi che consentano al settore delle attività di customer care (call center) di garantirne una sostenibilità evitando di scaricare sulle migliaia di lavoratrici e lavoratori le continue pratiche di ribasso poste in atto dai committenti”. Il silenzio e l’immobilismo della politica e delle istituzioni rispetto al futuro delle Tlc "sono inaccettabili - quindi - e non possono vedere le organizzazioni sindacali spettatori passivi del depauperamento di un grande patrimonio produttivo, professionale e occupazionale del nostro paese”