Al centro, ci sono sempre i diritti. In tal caso, non più solo dei lavoratori, ma di tutti i cittadini. Per reclamarli e farli rispettare c’è lo strumento della contrattazione, esercitata però al di fuori dai luoghi di lavoro. Parliamo di contrattazione sociale e territoriale. Ed ecco la necessità di pensare a corsi formativi ad hoc, nati dalla forte sinergia esistente fra il dipartimento della formazione Cgil e lo Spi nazionale, che la esercita da tempo su tutto il territorio.

“Quello della contrattazione sociale e territoriale è un nuovo strumento da imparare e diffondere. Abbiamo provato a ragionare al contrario, costruendo una rete su una materia decisamente confederale, provando a immaginare anche dal lato formativo una modalità che renda esplicito il fatto che oggi è fondamentale sapere chi vuoi rappresentare contrattando con regioni, province, comuni, Asl. Vogliamo costruire un corso formativo sperimentale che espliciti i soggetti che vogliamo scegliere nel nostro percorso, interloquendo con quella fetta di cittadini da portare ai tavoli, raccontando anche l’esito di quella contrattazione. È ovvio che c’è grande attenzione ai contenuti, ma in tale fase è importante discutere anche sul cammino democratico da fare”, spiega Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione Cgil nazionale.

“La contrattazione sociale e territoriale è patrimonio soprattutto dello Spi Cgil. Cambiano gli attori, in quanto al tavolo negoziale non c’è più il datore di lavoro, ma le istituzioni. Il tema è complesso e nella nostra proposta formativa puntiamo l’attenzione su aspetti che caratterizzano l’iter della contrattazione. Poi altre tappe importanti, che riguardano il processo che dovrebbe vedere coinvolte di più le categorie. Nel prototipo di formazione ci sono contenuti diversificati e deve essere letto e riprogettato sulla base delle caratteristiche delle regioni che ne fanno richiesta. Perciò, la formazione va costruita con grande attenzione”, sostiene Paola Chiorrini, area politiche sociali, di genere e formative Spi Cgil nazionale.

“È un’attività, quella della contrattazione sociale, che è sempre stata monitorata dalla Cgil. Immaginiamo di voler costruire una sorta di sartoria su misura. Le domande che provengono dai territori sono sensibilmente differenti fra loro, proprio perché sono diverse le culture organizzative, le pratiche, le istituzioni che hai di fronte. Abbiamo provato a riprogettare, di volta in volta, i corsi che faremo con le singole regioni e con i vari territori. Alla fine, avremo dei corsi personalizzati, non certo un corso standard”, osserva Pelucchi.

“Il primo corso formativo prototipo partirà in autunno. Nella nostra regione si è sviluppata una buona contrattazione sociale e territoriale. Il problema è che non era omogenea nei risultati e soprattutto che dove operavano i referenti dello Spi i risultati erano migliori. Abbiamo cercato di capire in profondità quali erano le aspirazioni e i desideri di 258 comuni, tanti quanti sono presenti in Puglia. Come Cgil regionale, abbiamo fatto anche un’analisi puntuale dei fabbisogni formativi, capendo che avevamo bisogno di competenze adeguate per rispondere alle richieste di lavoratori e cittadini, a partire dal fatto che una contrattazione tradizionale oggi non è più sufficiente. Di raccordo con il coordinamento della formazione Cgil nazionale e con lo Spi , abbiamo messo a punto un percorso formativo specifico. Se vogliamo sviluppare una buona contrattazione sociale, dobbiamo avere gli strumenti, in primis i bilanci dei comuni. In tal modo, si creerà un’attività che gratificherà il nostro territorio”, afferma Salvatore Arnesano, responsabile formazione Cgil Puglia.

“Grazie alla contrattazione sociale, con il nostro prototipo a maglia larga abbiamo fatto riferimento alle tappe del complesso percorso di lettura del territorio. I contenuti presi in esame riguardano il welfare, il sistema dei servizi, la povertà, l’immigrazione, le politiche di genere. In base alla raccolta dei dati dell’osservatorio sulla contrattazione sociale, siamo andati su alcuni temi, partendo dai bilanci dei comuni e dalle politiche abitative, entrambi molto sentiti in Puglia. Dopo aver svolto un primo stage di due giorni formativi, verificheremo come sono andate le cose, per poi rivederci dopo sette-otto mesi con gli stessi interlocutori, e capire cosa ha funzionato e cosa no”, precisa Chiorrini.

“Il nostro corso interesserà tutte e sei le province pugliesi, condividendo la formazione con Cgil e Spi nazionale e coinvolgendo anche i compagni dell’area servizi. Crediamo nella contrattazione sociale e territoriale e vogliamo connetterla con quella tradizionale sui luoghi di lavoro. In base all’analisi dei risultati, la nostra prima richiesta sarà la lettura dei bilanci comunali, dove l’oggetto della contrattazione sociale è quello di poter incidere sulla fiscalità, dirottando le risorse per il welfare e combattendo le diseguaglianze spaventose che si sono formate negli ultimi anni. L’altro aspetto da affrontare è il dramma della povertà, con l’ausilio dello strumento del reddito di dignità e con il Rei (reddito d’inclusione). In tale ottica, la formazione può portare valore aggiunto in ogni singolo comune. Poi ci occuperemo di politiche abitative, con un progetto specifico sulla città metropolitana di Bari”, dice Arnesano.

“Connettere i due livelli di contrattazione sui luoghi di lavoro e sul territorio. È esattamente l’obiettivo e la finalità del nuovo percorso formativo, dove il luogo della contrattazione sociale diventa strategico quando si affrontano temi come il welfare aziendale e contrattuale. Chiudere un contratto dentro o fuori l’azienda è ben diverso, e la cosa importante è che gran parte delle scelte avvengono ormai nei territori e non più a livello nazionale: penso ai temi della sanità e dell’assistenza. L’idea è di concentrarci di più sulle esigenze di un determinato territorio, focalizzando le attività formative e comunicative delle Camere del lavoro, costruendo un movimento sociale per migliorare le condizioni di vita dei cittadini”, aggiunge Pelucchi.

“Siamo solo all’inizio di un lungo cammino, ma già si manifesta un’attenzione da parte di altri regionali alla contrattazione sociale, e ci sono proposte formative che si affiancano a quella del prototipo Puglia e che interessano in particolare quattro grandi temi: povertà, bilanci, sistemi dei servizi sociosanitari e immigrazione. Mattiamo a disposizione una nuova formazione, che ciascun operatore poi rimodellerà sulla base di tali tematiche specifiche”, conclude Chiorrini.