Ce n’è per tutti i gusti, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Da sempre, l’offerta di formazione della Fisac Cgil è vasta e variegata. “Sotto tale profilo – commenta Giancarlo Pelucchi, responsabile formazione della Cgil nazionale –, è una categoria all’avanguardia; sono almeno trent’anni che fa formazione, è stata una delle prime a organizzare corsi ed è sempre molto attenta alle trasformazioni in atto. Una sorta di tastiera a 360 gradi, dove tutto è disponibile on line. Il settore bancario sta subendo una rivoluzione nel modo di lavorare e nei prodotti finanziari in offerta. La Fisac ha bisogno di cambiare il modo di fare sindacato e gli esponenti della categoria devono evolversi e aggiornare gli strumenti di conoscenza e azione sindacale”.

L’attuale processo di formazione va avanti dal 2012 e riguarda l’intera categoria. “Si tratta di un pacchetto formativo completo – spiega Cinzia Ongaro, responsabile formazione della Fisac –, che comprende gli strumenti per costruire l’identità dell’organizzazione e quelli più specifici per dare informazioni alla clientela, oltre a stage più particolari per i lavoratori del credito e delle assicurazioni. Sono coinvolti tutti, dai neosindacalisti a quelli più anziani, mentre i corsi si tengono pressochè ovunque su tutti i territori”.

“Il pacchetto si è rinnovato nel corso del tempo – continua la dirigente sindacale –. Su richiesta, organizziamo un tipo di formazione specifica. Poi c’è anche una formazione programmata di anno in anno. Nel 2018 riprenderemo il discorso con Rsa e Rls, perchè sono molti anni che nel nostro settore non vengono più rieletti. Inoltre, abbiamo iniziato il discorso sui nuovi media, sulla gestione dei social. L’ultima novità è il corso di formazione per i quadri di medio e alto livello, una formazione particolare che riguarderà la banca 4.0 e come la digitalizzazione sta cambiando in banca il modo di lavorare e la stessa organizzazione del lavoro”.

Marco Cattaneo è un lavoratore del gruppo Unicredit, oltrechè coordinatore dei formatori Fisac. “Il tema della formazione è assai sentito nel settore – osserva –, anche perché è obbligatorio, nel senso che la nostra attività lavorativa quotidiana comporta un’assunzione di responsabilità etica, amministrativa e penale. Perciò, il lavoro va sostenuto con piani formativi obbligatori e va aggiornato per legge, perché le normative cambiano nel corso del tempo. In dieci anni si è rivoluzionato il modo di lavorare in banca. Ed è cambiato anche il modo di fare formazione: se ne fa tanta sempre più attraverso piattaforme tecnologiche e sempre meno in aula. La formazione a distanza può essere funzionale, ma dev’essere interattiva e dipende dal tipo di competenze che si vogliono sviluppare. Se si lavora su competenze complesse, di natura relazionale, non va bene. Perciò, cerchiamo di capire qual è il sistema di competenze necessario per svolgere nel modo migliore il compito di tecnici, delegati, funzionari, dirigenti”.

La rete della formazione Fisac è tutta attorno all’Ufficio centrale dei formatori, che costituisce il nucleo centrale che si estende sul territorio. “Organizziamo anche corsi di formazione per i formatori, perché cerchiamo di costruire una rete di esperti, in grado di agire su tutto il territorio, oltre a collaboratori di vario tipo, Rls e referenti regionali”, specifica Ongaro.

“La formazione è straordinariamente importante per fornire a delegati e Rls la ‘cassetta degli attrezzi’ del bravo sindacalista – precisa Pelucchi –. I lavoratori bancari sono sottoposti al rapporto diretto con il pubblico e questo non fa che aumentare lo stress e la tensione. Soprattutto oggi, in una fase di grandi e dolorose ristrutturazioni nel comparto, cambiare il modo di lavorare è importante. Occorre ricreare la relazione tra lavoratori e clienti, perché in questa fase si rischia di far ricadere le colpe dei banchieri sui bancari”.

“Il fondo di categoria professionale interbancario finanzia la formazione. È una formazione molto tecnica e legata agli aspetti legali. Si utilizza molto la formazione a distanza. Abbiamo la possibilità di formare i sindacalisti per far fronte a quanto accade, ad esempio alla gestione dei conflitti o aiutandoli a parlare in pubblico nelle assemblee. La contrattazione nazionale e di secondo livello è da sviluppare anche sotto tale profilo”, aggiunge Ongaro.

“Fare formazione è una tradizione abbastanza solida all’interno della Cgil. Per noi, oggi la contrattazione è molto inclusiva, perchè deve occuparsi anche dei lavoratori indiretti e di quelli degli appalti. La prima regola della contrattazione è decidere chi vuoi rappresentare. Oggi la fatica è duplice, perché oltre a difendere i diritti dei lavoratori, in una fase di crisi come quella che stiamo vivendo da anni, proviamo ad allargare agli altri i diritti di una comunità”, conclude Pelucchi.