"Da una prima ma parziale analisi dei dati Istat 2017 relativi all'occupazione nel nostro territorio, emergono dati incoraggianti. In un solo anno si sono recuperati 6.000 occupati rispetto al 2016, anno del record storico di disoccupati che superarono per la prima volta i 20.000. Il balzo, pari a un ­+ 4,3% rispetto al 2016, equivale al numero di occupati complessivi di 146.633. Il salto è significativo, ma ancora insufficiente a recuperare il gap rispetto al 2012, quando gli occupati erano 160.313. In questi sei anni, anche rispetto alla regione, gli occupati nella nostra provincia sono crollati dell’ 8,5%, in misura quasi tripla rispetto al calo marchigiano, pari a un - 3%". È quanto afferma Simona Ricci, segretaria generale Cgil Pesaro Urbino.

"All'interno dell'incremento dei 6.000 occupati vi è una sostanziale differenza tra l'aumento occupazionale femminile e maschile: quest'ultima è cresciuta solo di circa 700 unità, rispetto all’incremento dell'occupazione femminile, pari a 5.300 unità. Diminuiscono, conseguentemente, i disoccupati che passano dai 20.053 del 2016 ai 14.378 del 2017, segnando un -28,3% e un recupero territoriale rispetto alla regione Marche dove i disoccupati diminuiscono solo di un -1,1%, restando alla significativa quota di 72.733", prosegue la dirigente sindacale.

"In attesa di rielaborazioni più dettagliate, per settori e per età, vale la pena sottolineare come, in base ai dati dei flussi sulle assunzioni dei Centri per l'impiego, la qualità dell'occupazione continui a peggiorare: troppi i lavoratori a termine e quelli in somministrazione che insieme costituiscono oltre la metà delle assunzioni. Quelle con contratto a tempo indeterminato sono solo una su 10. L'Italia, lo ricordiamo, è l'unico Paese europeo ad essere ancora lontano dal numero di occupati ante crisi, occupati intesi per unità lavorative a tempo pieno. Ne mancano all'appello ancora ben un milione e mezzo di unità", rileva ancora la sindacalista.

"Alle imprese, almeno a quelle che stanno cavalcando l'onda della ripresa economica investendo su se stesse, chiediamo di dare un segnale di fiducia non solo al mercato, ma alle persone che con loro collaborano e lavorano. La fiducia nel futuro è soprattutto la possibilità di lavorare senza dover guardare se nel cellulare ti è arrivato il messaggio dell'agenzia di somministrazione per la conferma o meno del tuo contratto di lavoro settimanale", conclude l'esponente Cgil.