Pagati poco e male, precari per definizione, e ora pure tra i maggiori contribuenti dell’Inps. Sono i “collaboratori”, figure professionali essenziali alla vita di aziende e pubbliche amministrazioni, che dal 1° gennaio pagano di contributi previdenziali di più dei lavoratori dipendenti. “Una discriminazione incomprensibile, resa ancora più odiosa dal fatto che a pagarne le conseguenze è una categoria di lavoratori fra le più deboli nel mercato del lavoro” denuncia il Nidil Cgil. La legge 81 del 22 maggio 2017 (relativa a “misure per la tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale”) ha infatti previsto che dall’inizio di quest’anno l'aliquota contributiva dei collaboratori sia pari al 34,23 per cento, di cui l'11,41 in capo al lavoratore. Per i dipendenti, invece, l'aliquota previdenziale è del 9,19 per cento.

“Occorre intervenire subito per riequilibrare la disparità fra il carico contributivo dei collaboratori e quello dei dipendenti" spiega il Nidil Cgil, rimarcando la necessità di "evitare che gli aumenti dell'aliquota previdenziale previsti dalla Legge Fornero si scarichino sui compensi dei lavoratori, determinandone una cospicua riduzione”. Il Nidil evidenzia pure che i compensi dei collaboratori “sono già spesso molto bassi, anche perché il legislatore del Jobs Act ha cancellato la norma che disponeva non potessero essere inferiori ai salari del dipendente corrispondente”. Allo stesso tempo, però, i collaboratori “sono fra i maggiori contribuenti dell'Inps, aiutando in maniera cospicua a ripianare le gestioni in deficit dell'Istituto”.

Per la categoria Cgil “è corretta la parità contributiva fra dipendenti e collaboratori nell'ottica di una migliore prospettiva pensionistica (anche se da sola non sufficiente)”, ma il mancato intervento sul riequilibrio “del carico contributivo ha determinato decurtazioni di compenso dei collaboratori già a partire dal 2016, anno in cui già pagavano una quota contributiva superiore ai lavoratori subordinati”. In questi anni, nelle diverse leggi di Bilancio, il Nidil ha sostenuto “specifici emendamenti sulla necessità di porre rimedio a questo problema, ma gli allarmi che abbiamo lanciato sono rimasti inascoltati nella totale indifferenza del governo e del Parlamento”. Di qui la necessità di battersi per “il ripristino di una condizione di equità e non discriminazione fra i lavoratori, promuovendo, anche per via di accordi contrattuali, il recupero di un corretto riparto dell'aliquota contributiva che tuteli i compensi dei collaboratori”.