Precipita la situazione al Cnr: i ricercatori precari in attesa da anni di una stabilizzazione hanno occupato a Roma l'aula Fermi del consiglio di amministrazione. La protesta sta montando in questi giorni in tutta Italia, in ragione delle insufficienti risposte del presidente Inguscio e del governo alle richieste dei precari e delle organizzazione sindacali. Il 22 novembre, 50 precari del Cnr avevano occupato invece la sede di Palermo, mentre il 4 ottobre a Roma si è svolto un presidio che ha coinvolto tutti i lavoratori non stabilizzati che operano negli enti di ricerca pubblica.

"Le misure in legge di bilancio non consentono le stabilizzazioni previste dal decreto Madia – si legge in una nota della Flc Cgil –. Il Cnr dal canto suo non garantisce la proroga di tutti i precari in scadenza entro la fine dell'anno, tanto meno gli assegni di ricerca, lamentando una ingiustificata assenza di risorse. In queste condizioni il futuro dei precari è a rischio". Il sindacato denuncia anche "l'assenza della ministra Fedeli e del governo di fronte all'ampia protesta dei 3.000 ricercatori. Se non saranno adottate le misure necessarie la protesta non si fermerà".

"Siamo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori precari del Cnr e di tutti i precari della ricerca pubblica, per rivendicare la loro stabilizzazione, nessuno escluso, affinchè nessuno vada a casa. Non solo il Cnr, ma l’Italia intera, non può permettersi di perdere competenze e professionalità acquisite dopo anni di lavoro precario", questo il commento del segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli.

La clamorosa protesta è stata decisa il 21 novembre nel corso dell’assemblea del personale che si è svolta in attesa del comunicato che il presidente Inguscio si era impegnato a inoltrare alle organizzazioni sindacali e al personale per formalizzare il proprio impegno per la proroga dei contratti a tempo determinato e l’applicazione delle norme introdotte dal decreto Madia".

Ma "l’assemblea – si legge in una nota della Flc – ha ritenuto vago e parziale il comunicato del presidente", un comunicato che "non dà sufficienti e chiare garanzie per la proroga dei contratti tempo determinato gravanti su fondi a gestione centralizzata, su fondi esterni di progetto e che ignora completamente gli assegni di ricerca  e i Co.Co.Co".

La questione riguarda diversi istituti, non solo il Cnr: le stabilizzazioni dei precari della ricerca latitano, nonostante il varo del decreto legislativo 218/2016 (mirato alla semplificazione delle attività degli enti pubblici di ricerca) e del decreto Madia. “Non ha aiutato in tal senso – denuncia sempre la Flc Cgil – l’atteggiamento remissivo della maggior parte dei presidenti degli enti che, con un documento di fine luglio, si sono rifugiati per lo più in una ‘comoda’, anche se legittima, richiesta di incremento dei fondi ordinari degli enti, tralasciando di ottimizzare al meglio gli strumenti che il decreto legislativo 218/2016 aveva messo loro a disposizione”.