Un simbolo ridotto a brandelli, mai dimenticato dalla gente di Cerignola, può finalmente tornare al suo posto. È la grandiosa opera murale dedicata a Giuseppe Di Vittorio, realizzata nel biennio 74-75 da un gruppo di artisti del centro di arte pubblica e popolare di Fiano, per lungo tempo in città simbolo dell’adorazione popolare per il bracciante che seppe farsi padre costituente e guida del sindacato mondiale. L’importante opera, ridotta a brandelli e dimenticata per decenni, è stata di nuovo assemblata grazie ai finanziamenti della Regione e del Comune dopo un lungo e difficile lavoro di recupero, bonifica e restauro. E, a proposito di simboli, non è un caso che proprio oggi 3 novembre, nel 60esimo anniversario della scomparsa di Di Vittorio, la città del basso Tavoliere possa tornare a godere della maestosa installazione inaugurata (per la seconda volta, è il caso di dire) in piazza della Libertà con il segretario generale della Cgil Susanna Camusso.

La storia del murale comincia circa quarant'anni fa grazie alla partecipazione attiva dei concittadini di Peppino che definirono assieme ad alcuni artisti – in primis Ettore De Conciliis e Rocco Falciano – i soggetti e le scene del dipinto, completato in laboratorio e installato in piazza della Repubblica. “Di Vittorio e la condizione del Mezzogiorno” il titolo scelto. La cosa però fece storcere il naso a qualcuno: nottetempo, prima ancora dell’inaugurazione ufficiale del 16 novembre 1975, la raffigurazione del volto fu sforacchiata con alcuni colpi di pistola. Subito si pensò ai neo-fascisti, oppure ai "bravi" mandati da qualche proprietario terriero che mal sopportava l’ascendente ancora esercitato dalla figura del sindacalista. Per i vent’anni successivi il grande murale ha rappresentato la metafora della mancata attenzione riservata dal nostro paese alla memoria. Nella seconda metà degli anni Ottanta la piazza che ospitava il monumento fu oggetto di lavori e l'opera – che si sviluppa su tre vele per ben 150 metri quadrati di estensione – scomparve da un giorno all’altro, smontata senza perizia e finita nel dimenticatoio.

La svolta arriva per merito di Giovanni Rinaldi, scrittore e storico che con Di Vittorio condivide i natali, il quale ha riaperto il dibattito pubblico sul recupero di un’installazione che si richiamava alla grande tradizione murale messicana e in particolare ai principi stilistici di David Alfaro Siqueiros. In qualità di direttore e animatore della neonata associazione Casa Di Vittorio, Rinaldi assieme ad altri volontari e con il contributo degli autori ha avviato negli anni scorsi un processo che ha portato dapprima a individuare i resti delle vele – abbandonati in diversi magazzini comunali – poi a un crescente interesse dell’opinione pubblica per il recupero, come testimonia il partecipatissimo gruppo su Facebook “Salviamo il murales di Di Vittorio”, diventato crocevia di testimonianze e raccolta di documenti, registrando un’attenzione dei media sempre crescente. Oggi il murale è tornato in piazza, c'è da scommettere che questa volta ci resterà a lungo.