In Italia ci sono milioni di cittadini che rinunciano alle cure mediche per motivi economici, forti disparità tra Nord e Sud del Paese, un sistema sanitario con molte lacune che va reso efficace. Questi temi sono stati al centro del dibattito “Welfare, l'equilibrio del benessere”, che si è svolto oggi (15 settembre) a Lecce nel corso delle Giornate del lavoro della Cgil, nella sede del Castello Carlo V, moderato dal giornalista Luca Patrignani.

“Chi ha il compito di governare nel territorio deve costruire un servizio sanitario e ospedaliero che risponda davvero ai bisogni dei cittadini”. Così il segretario confederale della Cgil, Rossana Dettori, aprendo la discussione. “Dietro a questo obiettivo si nascondono molti problemi – ha spiegato -, per esempio i commissariamenti: il punto vero è che così si rischia di non garantire un servizio adeguato alle persone”.

Per un welfare che funziona essenziale è l'apporto della realtà locali. “Il territorio è la risposta per il benessere, non il singolo ospedale – per Dettori -: è proprio il territorio il luogo a cui spetta la presa in carico delle persone, il luogo che garantisce una buona qualità della vita. Gli ultimi anni di governo del sistema sanitario – al contrario – hanno determinato un peggioramento delle condizioni: mentre si chiudevano gli ospedali i territori non riuscivano a costruire un sistema forte”.

Altro punto chiave riguarda il finanziamento. “Il sistema sanitario italiano è sottofinanziato. Si tratta di un sistema teoricamente nazionale, che quindi dovrebbe garantire a tutte le regioni le stesse prestazioni: ma nel concreto la qualità è molto diversa . Al Sud si muore di più”. La ripartizione nazionale non garantisce la dovuta equità: “Il Mezzogiorno riceve meno risorse, dalla Campania in giù ci sono fondi minori, così il sistema non è in grado di rispondere alle necessità. È prioritario il ripristino delle risorse comuni”.

“Lo strumento fondamentale per tenere i cittadini in salute è il lavoro – ha proseguito Dettori -. C'è poi il tema della sicurezza, che riguarda noi tutti e contiene anche un'aggravante: i soggetti meno sicuri nel nostro Paese sono le donne”. Quindi un passaggio sull'istituzione dei nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza): “Li aspettavamo da anni. Purtroppo, però, sono stati finanziati solo con 800 milioni, una cifra insufficiente che rischia perfino di aggravare le disparità tra le varie zone d'Italia”. Sul caso dei vaccini, ha concluso, “noi siamo certamente favorevoli alle vaccinazioni, bisogna poi vedere come sono organizzate: anche qui ci sono zone più avvantaggiate, è un aspetto che lascia molto a desiderare”.

Il capo dipartimento Salute della Regione Puglia, Giancarlo Ruscitti, ha parlato della prossima manovra economica. “Le Regioni, in attesa della Legge di bilancio, hanno organizzato un gruppo di lavoro per determinare quali sono le esigenze reali. Stiamo ragionando sui criteri di ripartizione: chiediamo che il denaro venga distribuito in maniera equa tra le varie zone. È vero che il Sud ha un sottofinanziamento storico, c'è grande difficoltà: a dispetto della vulgata, però, le Regioni hanno sempre trovato il modo di aiutarsi a vicenda, arrivando a una divisone. La riduzione dei fondi negli anni è evidente – ha aggiunto -: l'equilibrio di bilancio viene sempre raggiunto, ma con costi altissimi sulla capacità di erogare prestazioni ai nostri residenti”.

È quindi intervenuto Gianfranco Poledda, direttore di ricerca del Group HR Hospital Humanitas, soffermandosi sul rapporto tra pubblico e privato. “Il dualismo è un luogo comune da sfatare – a suo avviso -: molti nostri ospedali privati offrono un servizio pubblico di pronto soccorso. Il nostro faro in vent'anni è stato la qualità clinica: abbiamo provato a mettere tutti gli operatori sanitari in condizioni ottimali, con garanzie di ospitalità, pulizia e preparazione di medici e infermieri. Requisti che mettono anche il paziente in una situazione migliore, lo aiutano a guarire prima. Coltiviamo una formazione permanente, con interventi di esperti internazionali chiamati a formare i medici. Per me – ha concluso – il dualismo pubblico-privato è da superare”.