Senza svolte decisive da parte del governo la protesta continuerà. Uniti, dal palco in piazza De Ferrari di Genova, per la celebrazione del I maggio – che quest’anno si è svolta in un luogo particolarmente colpito dalla crisi –, i sindacati lanciano un avvertimento all’esecutivo guidato da Matteo Renzi. Non c’è più tempo per le promesse, bisogna agire e farlo in fretta, a partire dalle pensioni, perché la riforma Fornero, oltre a lasciare al lavoro chi non ce la fa più, allontana il ricambio generazionale. E poi, ancora, il rinnovo del contratti, a partire da quelli pubblici, e gli investimenti per far ripartire davvero l’economia del paese. QuestI i temi principali toccati dai leader di Cgil, Cisl e Uil Camusso, Furlan e Barbagallo che hanno parlato dopo alcune testimonianze di pensionati e lavoratori. L’aspetto positivo, pur in un contesto così critico, è quello di una rinnovata e forte unità sindacale, evidente anche nelle forti critiche mosse al governo.

E proprio dalla rinnovata unità sindacale è partito Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, nel suo intervento: “Uniti – ha detto – abbiamo presentato una proposta di riforma contrattuale. I contratti vanno rinnovati e bisogna metterci soldi, questo deve capire Confindustria e non accusare noi di essere conservatori”. 

Cgil, Cisl e Uil stanno ancora aspettando che il ministro Poletti “apra un tavolo sulle pensioni. Perché l’unico risultato della Fornero è che i giovani se ne vanno dall’Italia non trovando lavoro”. Sulla riforma del sistema previdenziale, ha aggiunto, “abbiamo le nostre proposte e siamo pronti a discuterne perché siamo un sindacato di proposta, ma se non ci si ascolta, si sappia che torneremo in piazza: sappiamo essere anche un sindacato di protesta”.

 

Duro sul giudizio sul governo, che parla di legalità ma “non rispetta le sentenze della Corte costituzionale che gli dice di rinnovare i contratti e adeguare le pensioni”. Il sindacato, ha concluso, non si fermerà: “Questo mese ci sono tante lotte in programma, ma occorrerà pensare anche a un certo punto di unificarle per renderle più incisive”

All’Europa e al governo italiano, ha detto Anna Maria Furlan, segretaria generale della Cisl “chiediamo riforme che mettano al centro il lavoro e la sua dignità. Che lavoro è quello dove ogni giorno in Italia muoiono tre persone? Che paese è quello nel quale si permette che i voucher dilaghino in questa maniera?” Per far ripartire il paese con un lavoro di qualità c’è bisogno di investimenti pubblici e privati: “Infrastrutture, banda larga, innovazione e ricerca, solo così si creano le condizioni per un vero rilancio dell’economia”. 

E poi i salari: “Non vogliamo le buste arancioni – ha scandito dal palco –. Vogliamo buste paga dignitose e vogliamo che  65 anni non si stia a morire su un’impalcatura ma si possa finalmente andare in pensione”. Tutti temi, ha sottolineato Furlan, dalla previdenza alla contrattazione allo sviluppo, “su cui Cgil, Cisl e Uil hanno le loro proposte e su cui le nostre comuni battaglie andranno avanti”. Su queste il governo deve misurarsi, “a partire dal rinnovo dei contratti dei lavoratori pubblici: la contrattazione la si può sostenere proprio partendo da qui”.

La numero uno della Cgil, Susanna Camusso, ha iniziato il suo intervento conclusivo chiedendo verità per Giulio Regeni, “un giovane cittadino del mondo”, torturato e ucciso, “per la sua voglia di sapere, di studiare”. E proprio sull’importanza della conoscenza si è soffermata Camusso: “Ci dicono che dobbiamo affrontare il cambiamento del lavoro, ma come si può fare, se si continua a tagliare proprio su formazione e l’istruzione dei giovani, e se la nostra migliore gioventù ha fatto le valige e non pensa neanche più di tornare”?

All’indomani dei nuovi dati drammatici resi noti dall’Inail su morti e infortuni  sul lavoro, la sindacalista Cgil ha ribadito che “la sicurezza sul lavoro deve tornare a essere un tema fondamentale e quindi basta con la tolleranza e basta con i risparmi sulla pelle dei lavoratori. Su questo, in ogni luogo di lavoro bisogna essere intransigenti”.

 

Poi il tema dello sviluppo: “Confindustria – ha attaccato Camusso – dice che noi siamo conservatori, ma loro, come si immaginano il nuovo se da tanti anni non investono in innovazione e tecnologie? Noi siamo pronti a discutere, ma non abbiamo un interlocutore che crede nel valore del lavoro come condizione per lo sviluppo”. 

Duri anche i giudizi sul governo in carica, “che accusa noi per la precarietà, ma chi ha fatto le leggi che rendono possibile che con i voucher si copra il lavoro pagato in nero, il caporalato nelle campagne e si fa scomparire il lavoro stagionale? Per i voucher la tracciabilità non serve a niente: se uno strumento è sbagliato, va cancellato”. La numero della Cgil ha anche stigmatizzato il repentino cambio sul codice degli appalti, “perché è proprio il massimo ribasso che produce lavoro sempre più precario e a rischio”. E, in aggiunta, la decontribuzione a pioggia sulle assunzioni: “Con questi 19 miliardi si poteva lanciare un grande piano per l’occupazione giovanile, a partire dal recupero dei centri storici e delle periferie, servizi civili e moderni nelle città, risanamento del territorio”.

Oltre al rinnovo dei contratti, pubblici e privati, la priorità è riformare la Fornero: “Ci avete visto in piazza il 2 aprile – ha scandito –, ci torneremo il 19 maggio e ci saremo ancora se il governo non la smette di perdere tempo su questo tema. Bisogna intervenire: serve un sistema che dia ai giovani la certezza che non diventeranno poveri e senza andare in pensioni e a chi lavora da tanti anni di andare giustamente in pensione ”.

La conclusione è su una nota di ottimismo: “Siamo contenti perché Cgil, Cisl e Uil sono insieme con tante piattaforme unitarie e con l’obiettivo di includere anche tutti quei lavoratori, a partire dai migranti, che un lavoro e un contratto non ce l’hanno ma che sognano e hanno diritto di avere”.


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