È partita stamattina (18 gennaio), a mezzogiorno, la campagna nazionale per la Carta dei diritti universali del lavoro, organizzata dalla Cgil. Una campagna articolata su più fronti, a partire da quello legislativo, con una proposta di legge d’iniziativa popolare. Il segretario generale, Susanna Camusso, con una conferenza stampa all’aperto, allestita nel parcheggio davanti alla stazione Termini (qui il podcast) ha detto dal palco che “non a caso, è stato scelto quel luogo, perché la stazione è il crocevia di coloro che quotidianamente vanno al lavoro. Nel nostro Paese la natura del lavoro è cambiata e si è operata una conseguente svalorizzazione del lavoro. Noi ci siamo domandati come si riporta al centro il lavoro e la condizione concreta delle persone che lavorano, di fronte all’ennesima legislazione che annulla i diritti e aumenta la precarietà e le divisione interna tra lavoratori”.

Come tutelare i lavoratori? “Ce lo siamo chiesto – ha detto la dirigente sindacale –, e con questa nostra iniziativa cerchiamo di parlare all’insieme del mondo del lavoro, dai lavoratori dipendenti al mondo del lavoro autonomo, fino a quelli più precari, a chi lavora con i voucher. La prima fondamentale differenza è l’idea che il lavoratore è tale, indipendentemente dal suo rapporto di lavoro, e che bisogna parlare a tutti”.


"Non si è mai costruita un’operazione con tali caratteristiche – ha sottolineato la leader Cgil –, e per questo la consideriamo una grande sfida: la Carta dei diritti che lanciamo è innanzitutto riproporre i diritti fondamentali. Quali sono? C’è un diritto al riposo, a essere lavoratrici madri, a garantire condizioni positive per i genitori maschi, a tutelare la libertà di espressione, il diritto a lavorare in un ambiente sicuro e in condizioni sicure, i diritti a non essere discriminati, il diritto a una propria condizione di riservatezza e delle libertà in capo alle persone. Sono diritti che guardano all’insieme del lavoro. C’è un diritto al sapere, vedi istruzione e formazione, vogliamo parlare a tutto il lavoro, a quello regolato dai contratti nazionali e a quello che non lo è. Poi ci sono i nuovi diritti, il diritto all’equo compenso ad esempio, riferito al fatto che ogni professionalità ha diritto alla pari retribuzione rispetto alla professionalità, così come si ha diritto agli ammortizzatori sociali e il sostegno al reddito per chi lo ha perso il lavoro. E giacché la vita lavorativa dovrebbe avere un tempo definito, c’è anche il diritto alla tutela pensionistica, su cui noi abbiamo aperto un'altra campagna per modificare la riforma Fornero, l'attuale legge in vigore”.

“Il corpus dei diritti fondamentali come lo si esercita?", si è chiesta ancora la numero uno della Cgil. "Insieme ai diritti universali, vogliamo ripristinare il primato della contrattazione, che guardi a tutti i lavoratori, indipendentemente dalle formule contrattuali presenti e su ciò che si definisce in quel luogo di lavoro, categoria, sito, filiera, e l’abbiamo chiamata contrattazione inclusiva, isprirandoci all’articolo 39 della Costituzione. Questo vuol dire anche tradurre in una normativa la certificazione della rappresentanza sindacale unitaria nell’insieme dei luoghi di lavoro. Ma definire le regole della contrattazione ripropone un altro tema: come s’incide su questo, ed è giunta l’epoca di applicare l’articolo 46 della Costituzione sulla partecipazione dei lavoratori. Ciò non vuol dire scaricare i rischi d’impresa su di loro, ma incidere sull’organizzazione del lavoro, sulla qualità e sulle prospettive del lavoro”.

“Terza e ultima parte della Carta, come tutto questo si traduce nelle figure di lavoro: non si sono ridotte le forme di lavoro, anzi, alla luce delle nuove norme, i rapporti di lavoro sono sempre più complicati e perciò noi ci proponiamo di riordinare le diverse tipologie di lavoro. Il problema non è un ritorno a ciò che c’era prima, ma di riconfigurare una nuovo mondo del lavoro sulla base dei nuovi assetti, salvaguardando e tenendo fermi i diritti di tutti. Non distinguiamo neanche tra lavoro pubblico e lavoro privato, quello a cui puntiamo è un cambio di fase, non un’idea difensiva del sindacato. Ripartiamo dal lavoro e dalla sue caratteristiche, con un’idea di politica economica espansiva, altrimenti dalla crisi non se ne esce. Proponendo la nostra carta, vogliamo dare il via a una campagna straordinaria di consultazione tra i nostri iscritti, una forma inedita per noi”, ha aggiunto Camusso. “Una mobilitazione straordinaria con l'idea che al termine della campagna partirà la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare”.

“Nessuno si illude – ha precisato Camusso rispondendo alle domande dei giornalisti – di cambiare pagina rispetto a tanti anni con uno semplice schiocco di dita. Sarà un lavoro di lungo periodo. In ogni caso non stiamo preparando un referendum abrogativo del Jobs Act; stiamo preparando una nostra proposta per i diritti del lavoro e siamo pronti a sostenerla, anche con punti di abrogazione che comunque non otterrebbero il risultato che vogliamo, cioè l'universalità dei diritti per tutti i lavoratori”.