Il nuovo Statuto dei lavoratori è pronto. La bozza del testo è stata votata ieri, pressoché all’unanimità, dal direttivo della Cgil. Questo l’argomento dell’intervista rilasciata a RadioArticolo1 dal segretario confederale, Nino Baseotto. “Noi pensiamo che in Italia ci sia bisogno di rifondare il diritto del lavoro – ha esordito il dirigente sindacale –, che in questi anni è stato via via compromesso e poi smantellato da troppi interventi legislativi che si sono accumulati nel tempo. C’è bisogno di rimettere in piedi una giurisprudenza del lavoro degna di questo nome: a tal fine, abbiamo messo all’opera alcune delle migliori teste giuridiche del Paese, che hanno lavorato e discusso assieme a noi, comprendendo le nostre esigenze e impostazioni. Da qui è scaturita la Carta dei diritti universali del lavoro, ovvero il nuovo Statuto dei lavoratori, che vuole essere una proposta di legge, che nelle sue linee essenziali sarà portata alla consultazione degli iscritti, proprio perché è una cosa troppo importante per essere approvata solo dal direttivo Cgil”.

“Il nostro obiettivo di fondo è quello di ricomporre il mondo del lavoro – ha detto l’esponente Cgil –, facendo un salto di qualità anche nella concezione del diritto del lavoro, che riguarda tutti, a prescindere dalla forma in cui è svolto, quindi tutelando anche il lavoro autonomo, non solo quello subordinato e parasubordinato. La proposta che i nostri giuristi hanno elaborato ha l’ambizione di essere di rango costituzionale, tesa a ricostruire i principi fondamentali del diritto del lavoro. A cominciare dall’articolo 18 della legge 300/1970, che interveniva a tutela della parte più debole, cioè il lavoratore, e che è stato letteralmente scardinato dagli ultimi interventi legislativi, con l’affermazione di princìpi che supportano la parte prevalente, quella del datore di lavoro. Con il nostro testo, noi puntiamo a ripristinare il principio fondamentale del diritto del lavoro, e con esso anche tanti altri princìpi, per ridare all’Italia una legislazione del lavoro degna di questo nome”.

Il nostro documento, composto da una novantina di articoli – ha spiegato il sindacalista –, avanza anche delle proposte per disciplinare con regole nuove settori importanti come la democrazia e la rappresentanza sindacale, e quindi estendendo a tutti gli accordi interconfederali sottoscritti in questo anno, a partire dal Testo unico. Data la vastità degli argomenti trattati, credo si tratti di un lavoro importante e di grande valore che offriamo alla discussione, non solo sul piano giuridico, ma anche su quello politico e sindacale. Tra le finalità, c’è anche quella di attuare l’articolo 39 della Costituzione sulla rappresentanza sindacale, per ripristinare un giusto rapporto tra legislazione e contrattazione, che negli ultimi anni ha visto diverse invasioni di campo da parte del mondo politico, con leggi ad hoc. Con il nostro strumento, noi riportiamo Parlamento e Governo a operare nel recinto dove compete loro, lasciando ai corpi intermedi le altre funzioni. Da questo punto di vista, la proposta può costituire un grande avanzamento sul piano delle relazioni sindacali del Paese, dando validità erga omnes ai contratti”.

“Nel testo – ha aggiunto ancora il segretario confederale – si parla anche della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende, il cosiddetto modello tedesco, però mettendo da parte tutte le questioni ideologiche che per tanti anni hanno caratterizzato la discussione all’interno del sindacato, affrontando la questione molto concretamente, attraverso vincoli democratici come la consultazione e il voto certificato, nella migliore tradizione del sindacalismo italiano. Per quanto riguarda il precariato, invece, il nostro documento si spinge dove non siamo presenti, né noi né le Rsu, per arrivare a mettere al centro il contratto di lavoro a tempo indeterminato e i diritti che ne derivano in terreni sconosciuti e farne un unico corpo. È una scelta che scaturisce dal Piano del lavoro, che, a sua volta, è stata una delle architravi di discussione della Conferenza di organizzazione, per arrivare all’idea di una legge di rango costituzionale che vada a normare e a favorire l’inclusività rispetto al lavoro atipico”.

Per finire, le modalità di consultazione dei lavoratori sul nuovo Statuto. “I quesiti saranno due – ha concluso Baseotto –: il primo, riguarderà se i nostri iscritti sono d’accordo o meno con i princìpi fondamentali del documento; il secondo, invece, se gli stessi ritengono utile che la Cgil accompagni l’iniziativa a sostegno della proposta di legge, con l’elaborazione di alcuni requisiti referendari che puntino a rimuovere eventuali ostacoli sulla strada delle legge da parte di Governo e Parlamento. L’operazione partirà il 18 gennaio e si concluderà il 19 marzo, e la consultazione sarà affidata alle Camere del lavoro per toccare il maggior numero possibile di iscritti nei luoghi di lavoro sul territorio, con l’ausilio delle Leghe dello Spi. Dovrà essere una consultazione certificata, con un apposito verbale per registrare consensi, dissensi ed eventuali osservazioni che perverranno dalle assemblee di lavoratori e pensionati”.