"Nella Legge di stabilità spunta la 'società benefit': si mescolano la natura, e magari i vantaggi fiscali, dell’impresa profit e dell’impresa sociale no profit, incentivando anche per questa via un welfare d’impresa compassionevole, piuttosto che il welfare universale dei diritti di cittadinanza". Questa, la denuncia della segretaria confederale della Cgil, Vera Lamonica, che commenta l'introduzione tra i 556 commi della Legge di stabilità, approvata al Senato e ora in discussione alla Camera, di un'impresa che, si legge nel testo, "dovrebbe svolgere attività economica, dividere gli utili, e perseguire anche una o più finalità di beneficio comune" .

Per la dirigente sindacale, "la proposta genera confusione e anche qualche sospetto. Infatti, contemporaneamente il Parlamento sta discutendo il disegno di legge di riforma del Terzo settore, che sindacato e associazioni hanno contestato, proprio laddove tratta l’impresa sociale, togliendo il vincolo ad essere senza fine di lucro, e aprendo le porte a una deriva commerciale nei servizi del welfare".

"Una levata di scudi – conclude l'esponente Cgil –, di fronte alla quale sono stati annunciati emendamenti anche da parte di esponenti della maggioranza. Ora spunta fuori la 'società benefit': viene il dubbio che si tratti di un modo per far rientrare dalla finestra, la Legge di stabilità, ciò che stava uscendo dalla porta, la riforma del Terzo settore".