La Fiom ribadisce il suo no alla cassa integrazione, smonta i risultati del referendum di Fim e Uilm. e proclama uno sciopero di quattro ore a fine turno per domani e uno sciopero di otto ore per sabato, chiedendo a gran voce che siano destinate lavorazioni di navi allo stabilimento di Palermo. Questa, è l’ultima decisione presa dopo le assemblee svolte con i lavoratori, durante le quali è stato registrato il totale dissenso verso la riproposizione della cig da parte di Fincantieri, malgrado lo stesso gruppo abbia affermato di avere ordini che possono saturare i cantieri fino al 2025. La Fiom, quindi, al tavolo convocato sabato 7 novembre in Confindustria, non avallerà con la propria firma la scelta della cassa, ma risponderà con uno sciopero di due giorni, per chiedere all’azienda di fare marcia indietro.

 “Apprendiamo dalle dichiarazioni di Fim e Uilm che i lavoratori del Cantiere navale di Palermo avrebbero scelto 'volontariamente' di andare in cassa integrazione. I fatti, però, sono diversi, a nostro avviso. In questi giorni, nelle assemblee e anche individualmente, abbiamo ascoltato oltre metà dei 300 operai e capi-prodotto che, ribadiamo, saranno gli unici ad essere coinvolti dalla cig. Il no che ne è emerso è stato totale" – dice il segretario della Fiom di Palermo, Angela Biondi, a proposito del dato emerso dal referendum 'inusuale' di Fim e Uilm, che ha, di fatto, avallato un processo aziendale al buio.

L’azienda, tra l'altro, in maniera unilaterale e senza aspettare l’esito della trattativa, in pieno referendum, ha avvisato i lavoratori, scegliendo così chi andrà in cassa, a partire dalla prossima settimana. “Riteniamo affidabile il nostro dato, seppur espresso fuori da un'urna, se non altro perché quegli stessi lavoratori che hanno partecipato alle assemblee hanno rinunciato a un'ora di retribuzione, per avere la possibilità di ascoltare le nostre ragioni ed esprimersi di conseguenza”, aggiunge la dirigente sindacale.

La Fiom giudica il referendum fatto da Fim e Uilm “debole” nel percorso e nel risultato. “Innanzitutto, non comprendiamo la scelta di far votare anche gli oltre 150 lavoratori che non saranno coinvolti dalla cassa nemmeno per un minuto, e poi, stando ai numeri, se ha votato quasi il 56% degli aventi diritto, i 201 sì corrispondono a meno del 44% della platea. Quindi il 56% dei lavoratori ha detto no, o, come a noi risulta dalle assemblee, non votando, perché ha ritenuto strumentale il quesito. Non capiamo come si possa, anche alla luce di questi risultati, affermare di avere il consenso dei lavoratori del cantiere di Palermo”, rileva ancora la sindacalista Cgil.

Da qui, la decisione della Rsu Fiom del Cantiere navale di proclamare lo sciopero contro la cig. “Siamo fortemente convinti che il nostro stabilimento sia in grado di affrontare, come ampiamente dimostrato finora, qualsiasi tipo di lavorazione. Quindi, non capiamo perché Fincantieri abbia deciso di utilizzare di nuovo l’ammortizzatore sociale. Siamo stati chiari e coerenti fin dall’inizio - già ad aprile -, e anche in sede di rinnovo del contratto integrativo abbiamo lanciato l’allarme sullo scarico di lavoro che ci sarebbe stato a novembre. La nostra posizione è stata accompagnata da scioperi e mobilitazioni per chiedere una ripartizione equa dei carichi di lavoro in tutti i cantieri. Invece, il gruppo, in barba ai sacrifici fatti dai lavoratori con i turni 6x6 e agli impegni assunti, ha ignorato le nostre richieste e avviato le procedure di cig”.