“Il piano di tagli presentato dall'ad di Saipem Stefano Cao desta fortissime preoccupazioni per la qualità dell’intervento e per i caratteri di drammaticità che presenta: 929 milioni di svalutazione, 1,3 miliardi di risparmi sono molto di più di un aggiustamento in corsa dei conti aziendali: rappresentano un vero e proprio shock, la cui portata misureremo nei prossimi giorni”. A dirlo è Emilio Miceli, segretario generale della Filctem Cgil, dopo l'annuncio di Saipem di un piano di risparmi che porterà a un taglio di 8.800 posti di lavoro nel mondo entro il 2017.

“Certo, lo scenario di mercato è problematico – aggiunge il segretario della Filctem –: con il petrolio a prezzi così bassi è chiaro che le aziende collegate entrano in sofferenza. Pesano le scelte di disinvestimento delle grandi compagnie e le vicende giudiziarie che hanno visto di recente Saipem quale protagonista”. Ma pesa anche “l’eterna indecisione dell’Eni che non ha fatto mistero, a ritmi cadenzati, dell’intenzione di cedere il proprio pacchetto di controllo di Saipem. Tutto ciò ha certamente indebolito l’azienda. La cura rischia di essere devastante, perché sembra non un piano di riallineamento, ma di ridimensionamento di uno dei gioielli industriali tra i più qualificati al mondo. E questo è inaccettabile”.

Il sindacato vorrebbe che Saipem continuasse a occupare un posto centrale nell’ingegnerizzazione e nell’infrastrutturazione internazionale. “È questo il motivo – insiste Miceli – per cui il governo deve occuparsi da subito di questa questione, poiché in gioco è uno dei segmenti tra i più qualificati del sistema produttivo italiano. La Saipem e il suo piano di ristrutturazione, ancora non presentato alle organizzazioni sindacali, dovranno occupare un posto importante nell’agenda dell’esecutivo, affinché si possano rassicurare i lavoratori e scongiurare la fuoriuscita dell’Italia da uno dei settori strategici dello scenario globale”.