"Non da ora, per noi, i porti toscani - Marina di Carrara, Livorno e Piombino - e il sistema logistico-interporto di Gonfienti a Prato e Amerigo Vespucci a Collesalvetti -, sono inseriti in un'idea di sistema integrato, una sorta di filiera naturale, che risponde alle esigenze dei territori, e che è in grado di fare una proposta commerciale collettiva. Così Riccardo Barontini, segretario della Filt Toscana, con delega alle attività portuali.

"Era il 2011, quando all'interno di un'iniziativa pubblica a Livorno, chiamammo politica e istituzioni a confrontarsi con noi su questa idea. La natura dei nostri tre porti maggiori è diversa; per questo, possono rientrare in uno schema che anche le rispettive Autorità portuali avevano compreso: lo dimostra il documento di impegno e collaborazione sottoscritto. E non è davvero un caso, se la Regione ha disposto dei finanziamenti aggiuntivi a quelli del Governo centrale sulla portualità maggiore, così come, non a caso, ha costruito un percorso per i territori dove insistono le portualità che sfocino in accordi di programma che li tirino fuori dalla crisi economica e occupazionale", prosegue il dirigente sindacale. 

"A fronte di tutto ciò, e dopo avere scongiurato l'accorpamento di Livorno e Piombino con Civitavecchia, ci troviamo con il porto di Marina di Carrara accorpato a quello di La Spezia, al di fuori di ogni logica di distretto. Un'operazione che porterà, nel caso, benefici solo al porto ligure, che potrà cimentarsi in campi diversi dalla sua natura di piattaforma contenitori, ma che sottrarrà risorse alla Toscana. Un vero e proprio regalo, il silenzio dell'Autorità portuale di La Spezia è indicativo: a caval donato non si guarda in bocca", conclude l'esponente della Filt.