"Offriamo Tfr, vogliamo lavoro!" È lo scambio proposto dai dipendenti della Vitrani spa, una storica azienda triestina del legno, attiva dal 1960, impegnata nell'arredamento civile e navale, chiavi in mano, per l'allestimento di alberghi, ville e residence, oltrechè imbarcazioni, in collaborazione con Fincantieri, con destinazione i mercati nazionale e internazionale. L'azienda si è sempre distinta per la qualità del prodotto, garantito dall'alta specializzazione delle maestranze e per l'organizzazione interna. L'attività si articola su reparti commerciali, amministrativi e tecnico-produttivi. La produzione avviene all'interno dello stabilimento con un'officina legno e annesso centro lavoro, un'officina ferro con reparto verniciatura, al fine di garantire un prodotto totalmente made in Italy.

Negli ultimi anni, la crisi ha colpito pesantemente la Vitrani, non solo per la contrazione del mercato, ma anche per il mancato pagamento di numerosi crediti. Di recente, sono arrivate alcune commesse importanti, del valore totale di 25 milioni, che permettebbero di salvare l'azienda e di dare lavoro a 40-50 persone per il prossimo biennio, con 22 nuovi posti assicurati fino a tutto il 2016. Tutto bene? In teoria sì, tanto che gli uffici tecnici hanno lavorato a ritmi serrati per ultimare i progetti utili, ottenere i primi pagamenti e iniziare la realizzazione delle commesse. Ma, c'è un intoppo decisivo: manca la garanzia delle banche, che consentirebbero di procedere velocemente e permetterebbero il ritorno di 15 lavoratori attualmente in mobilità. Perciò, manca fisicamente la materia prima, e quindi la produzione si è fermata da due settimane, mentre i lavoratori, molti dei quali attendono ancora il pagamento del contratto di  solidarietà da sei mesi, nonchè due mesi di cassa integrazione ordinaria, incagliati per via di un ricorso.
 
La Vitrani, infatti, in stretta collaborazione con la Fillea Cgil, ha usato, a partire dal 2011, tutti gli ammortizzatori sociali a sua disposizione per conservare l'organico di 28 unità (erano 80 persone fino a quattro fa), così articolati: 12 mesi di cassa integrazione ordinaria, seguiti da un anno di cigs, e attualmente 18 mesi attualmente in contratto solidarietà, che scade ad aprile 2015. Questa la situazione, nient'affatto allegra. I lavoratori, che si sono impegnati sino a quando possibile, ognuno per i propri compiti, per ottenere le commesse, sono ora stanchi di attendere, ma non si rassegnano. Nonostante le incertezze della situazione, credono nella possibilità di ripresa dell'€™azienda, di cui fanno parte, e hanno deciso di mettere a disposizione, qualora il management lo ritenga utile, il proprio Tfr per rilanciare l'attività. Una proposta, che è insieme una provocazione e un appello, ed è anche la parola d'ordine della conferenza stampa, in corso stamattina, 24 ottobre, presso i capannoni dell'azienda.