“Se il governo ha delle proposte, ci aspettiamo che sia disposto a discuterle e non si limiti a illustrarle. Serve un confronto sulle ragioni di questa riforma. E serve disponibilità a discutere altre proposte che potrebbero essere migliori”. È l’opinione di Luigi Angeletti, che dice anche che bisogna “trovare soluzioni razionali ai problemi, sapendo che la riforma del mercato del lavoro potrà facilitare o meno l'occupazione ma non crearla. Quindi serve una politica per la crescita”. Il segretario generale della Uil è stato intervistato anche lui da due quotidiani (Messaggero e Secolo XIX) alla vigilia dell’incontro di Palazzo Chigi. Ha respinto l’accusa di avere tabù sull’articolo 18 (“Figuriamoci. Noi non abbiamo alcun tabù, semmai abbiamo delle ragioni”) e sull’ipotesi contratto unico ha spiegato. “Se si tratta di avere un contratto che favorisca l'accesso dei giovani nel mondo del lavoro, sostenuto da incentivi economici, rendendo prevalente il modello del contratto di formazione, per noi va bene. Ma se si tratta di ridurre tutto a un'unica opzione, sono curioso di ascoltare quel che dirà Confindustria in proposito”. E ancora: “Se vogliamo dirla tutta, quel che differenzia l'Italia dal resto dell'Europa, è l'incidenza dei falsi lavoratori autonomi. A diverso titolo, nel nostro Paese c'è un 22% di lavoro regolato da collaborazioni e partite Iva. Il doppio che in Germania, a differenza dei contratti a tempo determinato. Un dato che sfiora la patologia”. E sugli ammortizzatori sociali, Angeletti ha sottolineato: “Non sappiamo quello che ha in testa il governo. Posso però dire quello che bisogna evitare in ogni modo: introdurre il meccanismo per cui le aziende licenziano e lo Stato paga i sussidi. Così, infatti, si finirebbe con l'incentivare i licenziamenti”.