Tre sono gli argomenti che dominano i quotidiani di oggi, la promozione a pieni voti del Pnrr italiano da parte dell’Europa e la ratifica che arriverà oggi portata a Roma da Ursula Von der Leyen, la relazione della Guardia di Finanza sull’economia sommersa, lo stop all’obbligo delle mascherine all’aperto e tutto ciò che ruota attorno alla pandemia compresa la decisione dell’ordine dei medici di sospendere i sanitari non vaccinati.

Prime pagine

“Più fondi al reddito di cittadinanza” è il titolo scelto, questa mattina, da Il Sole 24 Ore che in taglio centrale recita: “Economia in nero, la Gdf contesta 28 miliardi”.
“Via le mascherine all’aperto. Draghi solleva il caso della finale di Londra” è la scelta del Corriere della Sera che, però, in taglio centrale strilla “Legge Zan, Vaticano all’attacco”.
Scelta differente quella compiuta da La Repubblica: “L’assegno dell’Europa”, e nel sommario si dice: “Promosso il Recovery, arrivano i primi 25 del 235 miliardi destinati al nostro Paese. Von der Leyen oggi a Roma con Draghi. Prodi: all’economia serve un cambio radicale. Al Sud non solo turismo”.
“Recovery, si al piano Italia”, lo afferma Il Messaggero che spiega: “Pnrr, pagella a pieni voti: oggi Von der Leyen nella capitale per sbloccare i primi 25 miliardi. Amendola: spendere i soldi entro il 2026. Arbore (Gdf): Controlli ma senza stop ai lavori”.
Scelta differente quella de Il Fatto Quotidiano: “I medici di famiglia: Non firmiamo AZ”.
Infine Il Manifesto, su foto notizia di Draghi e Merkel: “Al bazar” e il sommario spiega: “Si a un nuovo accordo con la Turchia. A Berlino per un vertice con la cancelliera in vista del Consiglio europeo, Draghi ripropone il patto con Erdogan per fermare i migranti. E da Bruxelles sono pronti 8 miliardi di euro. Ma sui ricollocamenti l’Italia resta fuori”.

Le interviste

Quel piano è la condizione necessaria per la ripresa. Guai, però, se lo considerassimo la soluzione di tutti i problemi". Questa la prima affermazione di Romano Prodi, intervistato da La Repubblica, commentando l’approvazione del Pnrr da parte dell’Europa. Ma avverte: “"Voglio dire che per attuare quei progetti occorre un cambiamento radicale del nostro Paese. E non intendo soltanto le riforme che ci siamo impegnati a realizzare: la pubblica amministrazione, il fisco e la giustizia che attendono da decenni. È l'intero sistema produttivo che va trasformato in profondità".
Non solo la politica: deve cambiare anche l'economia? Domanda Luciano Nigro all’ex presidente del Consiglio, che risponde: "Sicuro. Se pensiamo di fare la rivoluzione ecologica comprando la tecnologia in Cina, le fabbriche chiudono e la gente prende i forconi. Per questo serve un balzo di tutta la nostra struttura produttiva. Il mondo sta cambiando con grande rapidità, e dopo la pandemia lo farà ancora più velocemente".

Si riferisce all'America di Biden? Chiede ancora l’intervistatore e Prodi afferma: "Gli Stati Uniti stanno investendo 6mila miliardi di dollari, infrastrutture comprese, con un obiettivo radicale: ridurre le diseguaglianze. Un passaggio inedito, finora Clinton e Obama, al massimo proponevano cambiamenti parziali, come la riforma sanitaria. Con Biden c'è qualcosa di diverso: una reinterpretazione del welfare, della redistribuzione della ricchezza, di un intervento pubblico in economia... Se Dio vuole dopo 40 anni di liberismo assoluto e selvaggio assistiamo, proprio in America, a un cambiamento radicale".

“Con l’ufficializzazione del via libera da parte della presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, si parte. Adesso però serve una svolta da parte nostra”. Lo afferma, a pag. 3 de Il Messaggero, Enzo Amendola, sottosegretario agli Esteri, che aggiunge: “Uscire dalla declamazione, dal chiacchiericcio, dalle polemiche e lavorare per la realizzazione del Piano. Il negoziato è andato bene, la presentazione è stata un successo, ora si parte, non ci sono più scuse o dibattiti da fare”. Marco Conti domanda al sottosegretario su cosa occorra concentrarsi e la risposta è netta: “Con il Decreto semplificazioni diamo anche le procedure per il governo-esecutivo del Piano. Quello che serve è la velocità che ogni ministero, ogni amministrazione, centrale o locale, deve metterci nella realizzazione nella realizzazione dei progetti. Non è più tempo di rilanci o declamazioni, si va alla fase esecutiva”.

Massimo Franchi, a pag. 2, de Il Manifesto intervista il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri che afferma: “L’idea di fare tre manifestazioni dimostra la nostra voglia di farci ascoltare, di tornare in piazza e di unire il Paese sulle nostre richieste: proroga del blocco dei licenziamenti, riforma fiscale, pensioni, politiche industriali. Io sarò a Bari e con quella piazza faremo sentire che il Mezzogiorno è un tema fondamentale: se non riparte il Sud non riparte l’Italia”. E aggiunge il segretario della Uil: “Il confronto con Draghi è di routine e non ha riguardato in specifico il tema dei licenziamenti. La mediazione di Draghi è troppo vicina alle posizioni di Confindustria e dunque non va bene. Noi continuiamo a chiedere una proroga generalizzata di qualche mese per attaccarci alla riforma degli ammortizzatori sociali e alla ripresa. Diversamente dal primo luglio c’è un rischio sociale alto”. Per quanto riguardo, allora, la riforma degli ammortizzatori sociali, Bombardieri afferma: “Noi chiediamo che nella riforma vengano rispettati due principi: deve esserci un elemento assicurativo e cioè devono essere le imprese a pagare; in più ci deve essere un elemento solidaristico, almeno nella fase di transizione deve intervenire finanziariamente lo Stato. La pandemia ha dimostrato che il sistema attuale non è in grado di coprire tutti: questa deve essere la priorità, ogni lavoratore, a prescindere dalla tipologia e dalla durata del contratto, deve essere tutelato”.

Da segnalare, infine, a pag. 3 de Il Messaggero, una conversazione con il Capo delle operazioni della Guardia di Finanza Giuseppe Arbore che afferma: “Controlli severi sul Piano ma non freneremo i lavori”; a pag. 9 de La Stampa la vice presidente della regione Emilia Romagna, Elly Schlein, afferma: “Bologna indica la via per battere le destre. La coalizione sia unita”

Editoriali e Commenti

Il corsivo del giorno del Corriere della Sera è firmato da Paola Pica, il titolo è il contenuto: “Parità di genere, una spinta da 7 miliardi”, l’autrici si riferisce ad una affermazione del presidente del Consiglio e scrive: “La parità di genere diventa «priorità» nell’agenda di governo. Mario Draghi aveva annunciato l’8 marzo scorso «una strategia nazionale» contro lo squilibrio che frena il Paese e, nel giorno del via libera dell’Europa al Piano di ripresa, rende più concreta l’idea indicando un investimento di «almeno 7 miliardi» entro il 2026. Al «Women Political Leaders Summit» — tra i panelist il presidente francese Emmanuel Macron e la presidente della Bce Christine Lagarde — il premier italiano sostiene le necessità non più rinviabili di aprire il mercato del lavoro, porre rimedio al gap delle retribuzioni, aumentare il numero di donne in ruoli di responsabilità. «Va colmato poi il divario nel mondo della politica» dice il presidente del Consiglio che al momento della formazione del suo stesso governo si trovò a fare i conti con l’esiguità delle candidature femminili avanzate dai partiti. Il G20 a presidenza italiana dedicherà in agosto un incontro ad hoc,la parità è un tema globale. «Ogni giorno milioni di ragazze imparano, a proprie spese, di non poter realizzare i propri sogni . Subiscono discriminazioni, a volte violente. Devono accettare anziché scegliere. Questa situazione non solo è immorale e ingiusta — avverte — ma rappresenta un atteggiamento miope. Le nostre economie stanno perdendo alcuni dei nostri talenti migliori. Le nostre società si stanno lasciando sfuggire alcune delle migliori leader del futuro”.

Sullo stesso argomento si può leggere a pag. 19 de La Stampa, lo scritto della statistica dell’Istat Linda Laura Sabbadini: “Sono forti le parole di Mario Draghi……. Tuttavia ho tre ma da evidenziare. Primo ma. Il Premier dice: Vogliamo aiutare le leader femminili di tutto in tutto il mondo a favorire l’emancipazione di altre donne. No, non dovete aiutare le leader a farlo, dovete farlo voi in prima persona, dovete assumerlo come obiettivo strategico che riguarda la vostra azione quotidiana….. Secondo ma. Il Premier sottolinea la rilevanza di avere un numero massimo di donne sottosegretarie nel governo. È ovviamente importante….ma abbiamo poche donne ministro e molte sono senza portafoglio….. Terzo ma. C’è uno scarto troppo grande tra gli interessi espressi con forza dal premier e l’esiguità delle risorse dichiarate. Sette miliardi su 240 investiti sono nemmeno il 3% del totale”.

Carlo Cottarrelli, pag. 2 de La Repubblica, sostiene che per quanto riguardo il Pnrr, dopo l’approvazione dell’Europa “Ora dipende tutto soltanto da noi” e afferma: “La domanda è una: cosa serve perché l'Italia sfrutti l'occasione data dal Recovery plan? Per rispondere è bene chiarire alcune cose.
Primo, il Recovery Plan ha poco a che fare con l'uscita dalla crisi. Sperando che non ci siano sorprese sanitarie, l'economia italiana sta già uscendo dalla crisi. Questo avviene con il sostegno di politiche di bilancio molto espansive (forse anche un po' troppo, visto il rimbalzo dei prezzi?) finanziate più con le risorse della Bce che con finanziamenti dell'Unione Europea. Il Recovery Plan serve invece a finanziare la crescita di medio periodo, serve a facilitare le riforme e gli investimenti che il nostro Paese deve realizzare per portare la crescita del Pil almeno al 2 per cento l'anno per i prossimi dieci anni (nei dieci anni pre-Covid abbiamo fatto lo 0,2 per cento).
Secondo, scordiamoci che l'implementazione di quelle riforme e di quegli investimenti siano garantiti soltanto perché abbiamo firmato un "contratto" con l'Unione Europea. Certo, il contratto prevede che le risorse arrivino solo se facciamo certe cose. Il Recovery Plan è pieno di "condizioni" (nella versione mandata a Bruxelles a fine aprile erano 419 tra milestone e target). Tuttavia, molte di queste condizioni, soprattutto quelle relative alle riforme, sono formulate in modo relativamente vago: l'unico modo per eliminare la vaghezza relativa a, per esempio, una riforma della giustizia sarebbe quella di concordare con la Commissione il relativo testo di legge, cosa ovviamente impossibile. Ma se le condizioni restano vaghe, il giudizio sull'erogazione delle risorse sarà altamente soggettivo e, quindi, politico. Se la nostra relazione con l'Europa resta buona le risorse arriveranno anche se magari le riforme non sono poi così valide. Questo significa che spetterà soprattutto a noi decidere se le riforme le vogliamo fare davvero e non in modo puramente formale.
E, allora, la domanda fondamentale che ci dobbiamo porre è quali siano le condizioni migliori per realizzare tali riforme. Inutile dire che le riforme dovranno essere ben fatte, che gli investimenti dovranno essere produttivi, che occorre semplificare, digitalizzare eccetera. Il nostro Recovery Plan non è certo perfetto ma la strategia è quella giusta e riforme e investimenti, pur migliorabili, vanno nella direzione giusta. La questione principale è l'implementazione, l'execution. Quali assetti politico-istituzionali faciliterebbero la realizzazione del Recovery Plan?”.

La risposta a questa domanda, secondo l’editorialista, oscilla tra l’andare al voto per sostenere con il consenso popolare l’azione di governo o affidarsi alla forte leaderschip di Draghi e andare a scadenza naturale di legislatura.

Infine, Norma Rangeri su Il Manifesto si domanda chi, nel governo, difenda il lavoro, la risposata è certo allarmante: “….Non si può chiedere a chi ha nel suo Dna una formazione, un’esperienza, una credibilità apprezzata dalle banche e nel concerto internazionale, di stravolgere la propria immagine, indossando la tuta da lavoro. Semmai questa ipotetica tuta dovrebbe indossarla il Partito democratico, che, viceversa, appare sempre più coinvolto nelle logiche di potere che stravolgono chi è abituato a stare da troppo tempo nelle stanze dei bottoni, dove conta soltanto la capacità di decidere, influenzare. E di vincere (sempre meno) la battaglia del potere.Il lavoro è, dovrebbe essere, comunque la chiave di volta politica, sociale, economica, perfino culturale di un partito che dice di difendere questo mondo. Però così non è.

Altrimenti Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, non direbbe che “ora domina lo sfruttamento, la precarietà l’insicurezza del lavoro…il tempo di vita e di lavoro viene piegato al mercato e al profitto. Questa assenza di vincoli sociali mette a rischio la tenuta democratica di un Paese”. Perciò la Cgil, insieme a Cisl e Uil, manifesterà sabato prossimo in tre città, Torino, Firenze e Bari, per un appuntamento che, seppure non richiamerà grandi numeri, può diventare un segnale importante. È raro vedere a fine giugno una mobilitazione sindacale: evidentemente la situazione è davvero grave, e non solo per il braccio di ferro sul blocco dei licenziamenti. Per quanto il presidente del consiglio, nel corso dei suoi incontri europei di questi giorni, insista sul tasto della coesione sociale, nulla sembra rendere concreta questa ripetuta evocazione. Tuttavia la mobilitazione sindacale di sabato può funzionare da spartiacque per il futuro dello stesso governo, dal momento che Pd e Art.1 sanno bene che è in gioco non solo la loro credibilità, bensì il significato stesso della loro presenza dentro questo anomalo governo. Bloccare i licenziamenti non è dunque solo un atto dovuto, dopo un anno e mezzo di paralisi da Pandemia, ma un messaggio a quell’Italia che si riconosce nel principio fondativo della Costituzione, a quella parte del paese che crede nella centralità e nella tutela del lavoro, un principio-cardine messo in discussione dal ventennio berlusconiano (che considerava la Costituzione una cartaccia comunista), in poi. Un’appartenenza e una identità che, è bene ricordarlo, non ha nulla di ideologico. Anzi. Perché riguarda la sopravvivenza di milioni di persone (ridotte in povertà pur lavorando), perché coinvolge la vita sociale, protegge i diritti della maggioranza dei cittadini, alimenta l’economia di un Paese. Difficile capire come possano, le forze democratiche, progressiste, di sinistra, non rendersi conto che difendendo il lavoro, difendono anche la loro incerta sopravvivenza”.

Economia lavoro e sindacato

“La «pagella» del nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza ha dieci A, cioè il massimo voto, e una B alla voce «Costi», come i piani degli altri Stati approvati finora. Next Generation Eu entra nel vivo, dopo che la scorsa settimana la Commissione ha anche emesso il primo bond da 20 miliardi. I fondi che saranno messi a disposizione dell’Italia, che è la prima beneficiaria, dalla Recovery and Resilience Facility (RRF) — lo strumento principale di Next Generation Eu, il pacchetto di aiuti da 800 miliardi in prezzi correnti — ammontano a 191,5 miliardi tra sovvenzioni e prestiti, che Roma dovrà impiegare entro il 2023 e spendere entro il 2026. Ma per avere i circa 25 miliardi di pre-finanziamento è necessario che il Consiglio dia a sua volta il via libera sulla base della proposta della Commissione (è atteso nell’Ecofin del 13 luglio) e che vengano firmati i financing agreements tra Commissione e governo nazionale”. Lo scrive Francesca Basso sul Corriere della Sera.
Si può leggere anche Romano Beda se Il Sole 24 ore e Marco Bresolin su La Stampa.

Da pagina 25 a 28 de Il Sole 24 Ore è possibile leggere un’analisi di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci sulla Missione 5 del Pnrr, “Con 4,4 miliardi entro il terzo quadrimestre partirà il programma Garanzia occupabilità dei lavoratori con la presa in carico dei disoccupati e percorsi di riqualificazione delle competenze. Con 600 milioni si potenziano i centri per l’impiego dove sono in programma 11.600 assunzioni”.

Francesco Bisozzi su Il Messaggero accendo un focus sul pubblico impiego: “Dipendenti pubblici al minimo storico, per sbloccare la Pa 119 mila assunzioni”.

Del valore del lavoro pubblico per la ripartenza del Paese si è parlato ieri nel corso di Futura 2021. Per rivedere sia le testimonianze dei lavoratori che la tavola rotonda con Serena Sorrentino, Giulio Marcon e Maurizio Landini è sufficiente cliccare qui Un welfare diverso dopo la pandemia

Su Il Sole 24 Ore (pag. 2) Ivan Cimmarusti e Marco Mobili dettagliano quanto contenuto nella relazione del Comandante Della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana sull’economia sommersa: mancano all’appello 28 miliardi. È una illustrazione dettagliata dell’economia illegale del nostro Paese, che appesantisce e non poco, le ali della ripresa sottraendo risorse agli investimenti pubblici e alla spesa corrente.
Anche il Corriere della Sera dà risalto alla relazione di Zafarana ma soffermandosi su alcuni aspetti specifici di quanto detto dal Comandate delle fiamme gialle: “La drammaticità dell’anno della pandemia è tutto in un dato: sono triplicati i sequestri da proventi di usura nel 2020 rispetto all’anno precedente: 27,7 milioni di euro”. E non finisce qui, riporta ancora l’articolo: “per contrastare chi lucrava sul commercio di beni utili a fronteggiare la pandemia sono state denunciate 1.347 persone per frode in commercio, truffa falso e ricettazione”.

Ovviamente, purtroppo, nelle pagine interne dei quotidiani sono molte le notizie di vertenze e di lavoro in difficoltà. Ma è indispensabile segnalare che anche ieri, purtroppo, si è dovuta aggiornare la contabilità dei morti sul lavoro ma per farlo occorre sfogliare le pagine di un quotidiano locale, Sicilia, Carmen Orvieto a pag. 9 racconta: “Fabio Vaccarella di 52 anni è morto dopo essersi ferito con un flex che stava utilizzando all’interno della attività commerciale gestita dal fratello…. Secondo una prima ricostruzione effettuata dagli agenti di polizia, l’operaio stava lavorando quando il disco dell’attrezzo si sarebbe improvvisamente staccato centrandolo in pieno”.

Da leggere, infine, un articolo a pag. 3 de Il Sole 24 Ore sulle misure allo studi per il rifinanziamento del reddito di cittadinanza

Due segnalazioni da Collettiva.it. Ccnl tessili, il 22 giugno presìdi in tutta Italia; Ccnl calzature, siglata l’ipotesi di accordo

Prosegue Futura 2021 li tante facce del lavoro raccontate su Collettiva.it insieme alle categorie della Cgil. Nello Speciale è possibili rivedere tutti i gli appuntamenti fin qui realizzati

La giornata di oggi si apre alle 10, in diretta su Collettiva.it con Inclusione e condizioni di lavoro nel terziario, l'evento della Filcams Cgil in diretta streaming dalle 10. Le testimonianze dei lavoratori del settore, a confronto con Maria Grazia Gabrielli e Maurizio Landini.

Alle 14.30 Mezzogiorno, aree interne e servizi finanziari: a che punto siamo? Se ne parla nel talk pomeridiano di Futura 2021. Tra i numerosi ospiti, il leader della Cgil Maurizio Landini, il segretario della Fisac Nino Baseotto, il presidente dell'Anci Antonio Decaro e l'economista Laura Pennacchi

L’Agenda degli appuntamenti

Per il quadro completo di tutti gli appuntamenti Cgil, vedi l’Agenda di Collettiva.