Giuliano Calcagni è il nuovo segretario generale della Fisac Cgil. È stato eletto nella tarda serata di oggi (giovedì 29 novembre) nel corso della giornata conclusiva del IX congresso della Federazione dei lavoratori del credito e delle assicurazioni, che si è tenuto presso il Centro congressi Frentani di Roma. Prende il posto di Agostino Megale, giunto alla conclusione del mandato. Calcagni ha 59 anni, è nato a Roma il 16 febbraio 1959, ed è diplomato ragioniere. Si è iscritto nel 1980 alla Fisac della Banca commerciale italiana, dove ha lavorato come primo impiego presso il servizio estero, merci e crediti. Ha svolto da sempre attività sindacale, dapprima come Rsa Comit e poi (nel 1987) come segretario di coordinamento Comit. È stato segretario Fisac Lazio (2001-2006), segretario responsabile nel gruppo Intesa Sanpaolo (2002-2010), segretario organizzativo Fisac nazionale (2010-2018). Tra gli ideatori e fondatori della Cassa sanitaria nel gruppo IntesaSanpaolo, ha seguito i processi di fusione e riorganizzazione che hanno riguardato IntesaSanpaolo, Comit, Cariplo e Ambroveneto.

Momento clou della giornata è stata la relazione di Tania Scacchetti, segretario confederale della Cgil, che ha formalmente concluso il congresso. ​“Il giudizio della Cgil sul governo è netto: è un governo violento, e per noi la violenza è inaccettabile”: una lunga ed esaustiva riflessione politica, così è stato l'intervento dell'esponente sindacale. “Un governo – ha aggiunto – che non si fonda su un’alleanza ma su un contratto, e che per questa sua particolare natura svilisce ab origine la relazione con i corpi intermedi e i soggetti della rappresentanza, ma anche con la stessa democrazia parlamentare”. Un esecutivo che “ragiona in termini plebiscitari: quando il ministro Di Maio dice, come ha fatto tempo fa, che chi non è d’accordo con il Movimento 5 stelle non vuole bene all’Italia, ricorda la celebre frase ‘lo Stato sono io’ di Luigi XIV”.

Davanti alla platea di 307 delegati Tania Scacchetti ha concentrato la propria attenzione sul modello di disintermediazione proposto dal governo. “L’esecutivo – ha spiegato – non rifiuta il confronto tout court, ma rifiuta l’idea di un soggetto confederale che rappresenta l’intero mondo del lavoro. Accetta il confronto individualmente, cerca risposte per ogni vertenza presa solo singolarmente”. Anche il giudizio sulla prossima legge di bilancio è netto: “Una manovra scellerata, che si dichiara espansiva pur essendo una finanziaria senza lavoro, senza crescita, politiche industriali, investimenti, ruolo del pubblico come volano di sviluppo”. Una legge di bilancio “in deficit, veicolata come ‘del popolo’, contro le precedenti che erano invece dei ‘poteri forti’, e in quei poteri forti mettono anche noi”. Una finanziaria, infine, che si fonda “su flat tax e condoni, con una logica del tutto rovesciata alle esigenze del mondo del lavoro, che sono quelle di chiedere di più a chi ha avuto di più”.

Il difficile rapporto con il governo sta ovviamente all’interno di un più complessivo rapporto con il mondo della politica e con le forze della sinistra. “Le elezioni del 4 marzo hanno stravolto i paradigmi tradizionali, sono la fine di un percorso che vede, per quanto ci riguarda, un indebolimento del legame tra appartenenza sindacale e area politica che viene da più lontano”, ha illustrato il segretario confederale. “La politica è stata debole – ha detto – rispetto alle grandi trasformazioni della politica, abdicando alla sua funzione di regolazione di quei processi”. E debole è stata “la sinistra politica, che non ha saputo trovare risposte credibili a queste trasformazioni, non riaffermando la centralità del lavoro rispetto allo spaesamento e all’impoverimento economico, ma anche di prospettiva, del Paese”. Ma la Cgil “è di sinistra”, ha asserito con nettezza Scacchetti, rimarcando che “dobbiamo contribuire a colmare il vuoto attuale, non scendendo ovviamente nell’agone politico, ma rafforzando il progetto autonomo della Cgil per una sinistra forte, come del resto abbiamo fatto con la Carta dei diritti e la campagna sui referendum”.

Molti sono stati i temi toccati nell’intervento. Una notazione va sicuramente fatta sul ragionamento offerto sul tema dell'Europa. “Il modello di democrazia europea che ha retto finora, fondato sul compromesso sociale tra capitale e lavoro, oggi è in crisi”, ha dichiarato: “Sull’Europa dobbiamo assumere un ruolo importante, direi anche pedagogico, dell’azione sindacale. Noi difendiamo l’Europa, seppure con tanti dubbi, anche perché l’Europa fa di tutto per farsi detestare, visto che seguita a orientarsi sull’austerity e non sulla crescita, sul welfare come costo da ridurre e non come motore di sviluppo”. In vista delle elezioni di fine maggio, dunque, la Cgil “deve giocare un ruolo significativo, convincere le persone, perché l’Europa è l’unico argine al protezionismo, ai dazi, agli oligopoli, che sono le risposte più negative per lavoratori e pensionati”.

L’ultimo passaggio della relazione è stato dedicato a questa fase congressuale. “In tutti i congressi svolti finora abbiamo messo il pluralismo come valore principale dell’organizzazione, rimarcando come il lavoro confederale si poggi sull’assunzione di responsabilità da parte di tutti”, ha detto Scacchetti, evidenziando come il documento “Il lavoro è” abbia “ottenuto oltre il 95 per cento dei consensi: un documento che non è del futuro segretario generale, ma di tutto il gruppo dirigente della Cgil”. Sulla base di questo criterio e di “un percorso di ascolto ampio il segretario generale si è assunta la responsabilità, ma anche il dovere, di avanzare una proposta rispetto alla sua successione, proposta che ha trovato consenso non unanime dentro la segretaria confederale”. Concludendo la relazione, Scacchetti ha precisato che nell’indicazione della successione “non c’è mai stata l’idea di mettere un uomo solo al comando, ma sempre e soltanto l’idea di una responsabilità e di un progetto collettivo e forte, perché la Cgil o è collettiva oppure non è la Cgil”.

LA GIORNATA
La giornata si è aperta con un articolato intervento dell’Esecutivo nazionale donne, che ha posto l’accento sugli sbilanciati rapporti di potere tra maschi e femmine, sulla persistenza della “gerontocrazia politica maschile” (definizione dovuta alla sociologa e filosofa Chiara Saraceno), sulla necessità di più incisive norme antidiscriminatorie, sul divario di genere (che vede l’Italia all’82esimo posto nel mondo, e ancora più giù nel campo della differenza salariale e dell’accesso al mercato del lavoro), sul linguaggio sessista e sugli stereotipi, sul fenomeno crescente dei femminicidi, infine sull’urgenza di inserire nelle piattaforme contrattuali misure più stringenti contro la violenza sulle donne e in favore del superamento di ogni disuguaglianza e della migliore conciliazione tra tempi di vita e di lavoro.

La giornata è proseguita con l’intervento di Angelo Di Cristo, capo dipartimento di Uni Finance (global union mondiale che rappresenta 237 organizzazioni nazionali). L’esponente sindacale ha rimarcato come in tutto il mondo la contrattazione sia sotto attacco, così come è sotto attacco la democrazia a causa del dilagare di formazione politiche fasciste e razziste. Di Cristo ha infine invitato il sindacato italiano a far conoscere di più le proprie realizzazioni, come il Fondo esubero o gli accordi contro le esternalizzazioni, perché sono esperienze che possono essere da guida anche per gli altri sindacati in tutto il mondo.

(aggiornamento ore 22.20)