Sulle prime pagine
Lo scontro sul Green Pass e le decisioni che il governo sta per prendere sulla campagna vaccinale sono ancora al centro dell’attenzione. Il Corriere della Sera apre con il titolo “Alta tensione sul green pass”. La Lega ritira gli emendamenti, ma vota con Fdl. Il Pd all’attacco: “Alleati inaffidabili”. Ora si attende la convocazione della cabina di regia. Sul Messaggero il tema si concentra su “Scuola, i tamponi si fanno a casa”. Test salivari affidati alle famiglie e monitoraggi a campione. Resta il nodo mascherine. Sul Green pass è caos nella maggioranza sul voto alla Camera: la Lega si schiera con Fdl. Anche La Stampa apre sulle questioni relative al virus: “Green Pass, Salvini vota contro Draghi”. Sul quotidiano torinese una intervista a Fauci: Italia nella stessa situazione Usa. Sì alla terza dose e ai vaccini obbligatori. Sul manifesto, a centro pagina: “Green pass, le piroette di Salvini”. Si parla anche dell’intervento del ministro Bianchi alle Camere: “La via è estendere i test salivari”. Molto critico con il governo Il Fatto Quotidiano che a proposito del voto della Lega e delle reazioni di Draghi parla dell’”ultima pantomima”. Nel panorama delle prime pagine si distinguono oggi Il Sole 24 ore e Repubblica che dedicano le loro aperture ai temi economici. In vista dell’incontro di oggi tra governo e parti sociali sulle politiche attive, Il Sole parla di “Doppio flop Regioni e navigator”. Gli enti locali sono in netto ritardo: 1300 assunzioni su 11.600 nei centri per l’impiego. Per il reddito di cittadinanza solo il 34% dei percettori ha firmato patti per il lavoro (i servizi sono a pagina 3). Repubblica si concentra sugli aiuti economici: “Il Reddito resta, ma Draghi lo cambierà”. La misura verrà ritoccata con il potenziamento degli strumenti per favorire lavoro e formazione (il servizio è di Roberto Mania). 

Il governo frena sui tamponi gratis
“Ci sono le premesse per una cabina di regia e un Consiglio dei ministri domani per estendere il Green pass ai dipendenti pubblici. Per il settore privato la strada è leggermente più in salita”.... Lo scrive Alberto Gentili sul Messaggero di oggi (p.3). Difficile che il nuovo decreto possa riguardare fabbriche e aziende. Il nodo: chi paga il tampone ai lavoratori che non vogliono vaccinarsi. I sindacati chiedono che siano le imprese, per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi invece tocca allo Stato. Ma il governo è orientato a rispondere "no" alla richiesta degli industriali. (…) Tra le varie incertezze “di certo – scrive Gentili - c'è che Mario Draghi lunedì ha incontrato a lungo Maurizio Landini e dal segretario della Cgil, in base a quanto filtra da fonti governative, non avrebbe avuto risposte negative. Dunque il premier starebbe “lavorando alla costruzione di un percorso per estendere il Green pass anche al lavoro privato”. Le stesse fonti, con il garbo che contraddistingue il premier che coltiva con cura il buon rapporto con gli industriali, rispondono in maniera felpata alla richiesta di Bonomi che sia lo Stato a pagare il tampone ai renitenti al vaccino: “Non è una proposta accolta con particolare favore”. I motivi di questa posizione di Draghi e del ministro Speranza risiedono nella stessa motivazione del Green Pass: spingere le vaccinazioni. Pagare i tamponi con i soldi dei contribuenti viene giudicata una contraddizione. “Tra le ipotesi allo studio dell'esecutivo – scrivono Nicoletta Picchio e Claudio Tucci sul Sole 24 ore (p. 2)- c'è anche quella che lo Stato rimborsi i tamponi solo ai lavoratori esentati dal vaccino per motivi sanitari. In base all'attuale normativa (il Dl 111 in vigore dallo scorso 6 agosto) la "certificazione verde" viene rilasciata dopo aver effettuato la prima dose o il vaccino monodose da 15 giorni, dopo aver completato il ciclo vaccinale, per essere risultati negativi a un tampone molecolare o rapido nelle 48 ore precedenti o per essere guariti da Covid nei sei mesi precedenti”.

La Cgil conferma la richiesta di una legge
Su Repubblica (a pagina 6) Rosaria Amato rilancia le parole usate lunedì dal segretario generale della Cgil, Maurizio Landini dopo l’incontro con il presidente del Consiglio, Draghi, e la riunione con Confindustria. “Se le parti sociali dovessero arrivare ad una richiesta condivisa di intervenire rendendo obbligatorio il vaccino - ragiona il leader della Cgil Maurizio Landini - credo che questo sarebbe un punto importante di cui le forze politiche di governo dovrebbero tener conto”. Se ne è tornato a parlare ieri durante la riunione del Direttivo. “Il Comitato Direttivo della Cgil – si legge nel comunicato finale - ritiene che la vaccinazione sia un atto fondamentale di responsabilità sociale e sanitaria e impegna tutte le strutture ad effettuare una campagna nazionale di formazione e informazione anche con assemblee in tutti luoghi di lavoro sul valore della vaccinazione e sulle misure di prevenzione e di sicurezza, che alla luce della diffusione del virus e delle sue varianti, non possono essere ridotte o rese meno stringenti, ma devono essere mantenute. Per queste ragioni, il Comitato direttivo, in coerenza con quanto prevede la nostra Costituzione, chiede che il Governo e il Parlamento si assumano la responsabilità politica di prevedere l’obbligo vaccinale per tutti i cittadini e le cittadine, obbligo previsto allo stato solo per il personale sanitario e si rafforzino le misure di tracciamento, contenimento e di sorveglianza sanitaria”. Anche rispetto alle tante contraddizioni intorno al Green Pass (che era stato introdotto per garantire la mobilità in sicurezza in Europa) la posizione della Cgil è molto chiara: “Non abbiamo nulla in via di principio contro il Green Pass, che consideriamo uno strumento importante e condivisibile, da adottarsi per via normativa, ma che rischia in questa fase di diventare alternativo all’obbligo vaccinale. Ciò che vogliamo evitare è che il Green Pass diventi un modo per aggirare o sostituire la scelta netta da compiere dell’obbligo vaccinale in applicazione della nostra Carta Costituzionale”. Niente discriminazioni dunque, garanzia della sicurezza nei luoghi di lavoro (come si ricorderà la Cgil insieme agli altri sindacati, è stata protagonista della battaglia per i Protocolli sulla sicurezza in piena pandemia), e soprattutto niente licenziamenti punitivi. “Vaccinare invece di licenziare” è ancora lo slogan valido.

Obbligo vaccinale per legge: si deciderà a ottobre
Ma che cosa succederà ora? Sempre Alberto Gentili sul Messaggero ci informa sul timing scelto dal governo. “…Draghi, pur dicendosi d'accordo, prenderà una decisione solo a ottobre, in ragione della percentuale di vaccinati, dell'andamento dell'epidemia e della tenuta degli ospedali. Tre aspetti per i quali si confida sugli effetti dell'estensione del passaporto verde”. Sul manifesto Andrea Colombo spiega la situazione di impasse del governo con la Lega che continua a premere per la gratuità dei tamponi. Colombo cita anche le conclusioni del Direttivo Cgil che si è riunito ieri. “Non abbiamo nulla contro in via di principio”, scrive il direttivo della Cgil, riunito ieri, in un lungo comunicato, dopo aver sottolineato che la via maestra resta quella della vaccinazione obbligatoria. Purché il Green pass non venga usato come strumento di discriminazione, cioè purché non consenta sanzioni, licenziamenti o limitazioni dei diritti contrattuali come la mensa. E purché il tampone “non costituisca un costo che devono sostenere lavoratori e lavoratrici solo per poter svolgere il loro lavoro”. E una richiesta che per ora sbatte contro il muro eretto dal governo. Draghi al momento non intende andare oltre la gratuità del tampone per chi è nell'impossibilità di vaccinarsi per motivi di salute. Un provvedimento generalizzato, ripetono da palazzo Chigi e dal ministero della Salute, implicherebbe un disincentivo alla vaccinazione..

Le opinioni
Tra le interviste di oggi segnaliamo una intervista allo storico Alessandro Barbero (che ha suscitato grandi polemiche per la sua posizione contro il Green Pass) sul Corriere della Sera: “Assurdo l’obbligo del green pass per gli studenti” (a pagina 6). Sempre dal Corriere segnaliamo l’intervista di Federico Fubini a Paolo Gentiloni: “Fondi europei e riforme, prova d’autunno per l’Italia” (p.9). Su Repubblica parla Oscar Farinelli: “Non sono un guru, ma vi do la ricetta della ripartenza” (a pagina 9). Su La Stampa parla Anthony Fauci: “Italia nella stessa situazione Usa” (p.11). Su Italia Oggi parla il giuslavorista Michele Tiraboschi: “Una scuola per lavori futuri” (p.7). Tra gli editoriali e i commenti da segnalare quello di Linda Laura Sabbadini (Istat) su Repubblica: “I numeri feroci sulle donne” (a pagina 26). Sempre su Repubblica da segnalare il commento di Levy Bernard Henri: “L’orrore del Panshir” (p.27).

Le segnalazioni da Collettiva
L’apertura di oggi è dedicata alla rivoluzione della digitalizzazione con una intervista al segretario confederale della Cgil, Emilio Miceli a cura di Roberta Lisi e Ivana Marrone: Nella rubirca Buona Memoria Ilaria Romeo parla dell'8 settembre, l'inizio della Resistenza.

A proposito delle polemiche sulle norme sulle delocalizzazioni, un articolo di Fausto Durante (coordinatore della Consulta industriale della Cgil), su Collettiva.it, fa chiarezza sul quadro europeo. “Licenziare via whatsapp? In Europa non si può” 

Tutti gli appuntamenti
Per tutti gli appuntamenti in calendario vedi l’agenda sul sito della Cgil nazionale:  e l’agenda di Collettiva.it.