“Non si può arretrare dall’obiettivo minimo della riforma: includere tutti i lavoratori dipendenti, garantire prestazioni a carattere universale e soprattutto fare un intervento che ampli le protezioni a tutti, anche agli autonomi che ne sono stati esclusi, rafforzando le misure, innanzitutto la cassa integrazione ordinaria e straordinaria e i contratti di solidarietà, decisivi per proteggere il lavoro nella trasformazione”. Così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, commenta il confronto sugli ammortizzatori sociali che ha visto seduti intorno al tavolo convocato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, tutte le organizzazioni coinvolte, dai sindacati a Confindustria, da Confcommercio agli altri rappresentanti delle imprese e degli artigiani. “Un confronto ancora interlocutorio – dice il leader sindacale - che non ha portato i significativi passi in avanti che ci saremmo aspettati. Il documento presentato dal ministro, di cui quasi tutti al tavolo hanno apprezzato l’evoluzione, è già un punto di equilibrio fra posizioni molto diverse e per la Cgil rappresenta la base su cui innestare ulteriori correttivi e miglioramenti”.

Per il sindacato si parte da un principio: non possono e non devono essere i lavoratori a pagare il prezzo delle crisi e delle transizioni. E gli ammortizzatori devono essere la strada da scegliere prima di aprire procedure di riduzione del personale. Questi gli aspetti del disegno di riforma ministeriale “su cui non sono accettabili i tentennamenti che abbiamo ascoltato oggi – dichiara Landini -. Una riforma che come proposta dovrà avere carattere assicurativo, superando le logiche delle misure emergenziali e che deve trovare anche da parte delle imprese, dopo una fase transitoria, adeguati finanziamenti per sostenere un impianto in grado di rispondere a un tema di giustizia sociale e a cui tutti saranno chiamati a contribuire”.

La pandemia ha rivelato i limiti e le carenze del sistema italiano di protezioni sociali. Proprio i più fragili, i precari, gli atipici, si sono ritrovati senza coperture, in alcuni casi invisibili anche ai meccanismi di sostegno messi in campo dal governo. La riforma degli ammortizzatori, che è collegata a quella delle politiche attive, è un tassello fondamentale per il Paese, per guardare al futuro e pensare alla ripresa e alla ripartenza dell’economia, trasformando il pesante lascito dell’emergenza sanitaria in un’opportunità per cambiare modello economico e di sviluppo. E per questo deve essere coraggiosa.

Salute e lavoro sono stati e devono essere il centro delle scelte politiche economiche e sociali – spiega il segretario generale -. Pensiamo che sia importante decidere di impostare un sistema a carattere universale in cui tutti i lavoratori hanno diritto, attraverso un sistema assicurativo, alla copertura di ammortizzatori sia in costanza che in assenza di occupazione. Abbiamo sempre evidenziato più di altri il tema degli ammortizzatori in costanza, non per salvare quello che non è salvabile, ma perché sempre di più anche settori  che sono sempre cresciuti negli ultimi anni, come quelli del terziario, del commercio e del turismo che hanno assorbito parte del calo della manifattura di questi anni, andranno incontro a trasformazioni fortissime, come dimostra il cambio dei modelli di consumo e la crescita dell’e-commerce.  

“Attendiamo la convocazione promessa per i primi di settembre – aggiunge Landini -, per entrar nel merito della discussione complessiva sulle politiche attive e sulla valorizzazione della formazione che non deve solo rispondere ai bisogni dell’oggi individuati dalle imprese, ma deve diventare un diritto soggettivo dei lavoratori e strumento di contrasto alle disuguaglianze”. La discussione su questi temi è stata infatti parziale. Bisogna recuperare anche il tema del potenziamento del fondo nuove competenze, il rafforzamento dei centri per l’impiego, la misura Gol e le questioni più generali che favoriscano l’orientamento, l’accrescimento delle competenze, l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Perché pur dovendo costruire un sistema sostenibile per la finanza pubblica, la riforma degli ammortizzatori può essere migliorata ulteriormente anche attraverso un intervento sul mercato del lavoro di contrasto alla precarietà e con scelte di politica industriale che scommettano sulla creazione di lavoro di qualità. “Ci aspettiamo – conclude Landini - che a settembre si possa chiudere con la definizione di un impianto che risponda al bisogno di equità e di giustizia che servono”.