Torna oggi (26 giugno) il tavolo sulla previdenza. Torna dopo quasi quattro mesi di silenzio – l’ultimo incontro c’era stato il 13 febbraio – e dopo un Def nel quale sulle pensioni non c’è nulla: anche una misura molto parziale come quota 103 non è stata rifinanziata, mentre la legge di Bilancio aveva limitato ulteriormente una misura altrettanto parziale come Opzione donna.

"Ci auguriamo possa essere un momento di confronto vero, anche se le scelte effettuate in questi mesi dall’esecutivo non lasciano affatto ben sperare”. Così commenta Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil con delega alla previdenza, la convocazione della ministra Calderone. La sindacalista ricorda come, “contrariamente agli impegni assunti dal governo prima, durante e dopo la campagna elettorale con le organizzazioni sindacali di riformare il sistema pensionistico si è riusciti addirittura a fare peggio rispetto alle misure già esistenti, facendo cassa sulla previdenza, a partire dal taglio sulla perequazione”.

Il tavolo era stato inaugurato con grande enfasi a gennaio. “Al primo incontro – ricorda Ezio Cigna responsabile delle politiche previdenziali della Cgil nazionale – il Governo si era impegnato assicurando un intervento immediato su Opzione donna, che era stata di fatto cancellata con la legge di Bilancio”. Nulla di tutto questo è accaduto, solo silenzio. E così, prosegue Cigna, “20 mila donne chiedono di poter accedere al pensionamento anticipato ma all’esecutivo evidentemente non interessa”.

Ma è la politica a 360 gradi del governo che sembra andare in direzione totalmente contraria a un miglioramento della situazione previdenziale futura di chi oggi è ancora al lavoro. Se non si fa nulla per far crescere i salari nonostante l’inflazione sempre più alta e se con il decreto lavoro si aumenta la precarietà (con l’incremento del tetto per l’utilizzo dei voucher a 15 mila euro e la liberalizzazione dei contratti a termine) e si aiutano gli evasori contributivi è chiaro che i futuri assegni saranno tutto meno che dignitosi, soprattutto per i più giovani. Con tutte queste misure – chiosa Cigna – anziché aumentare la base contributiva per dare maggiore sostenibilità al sistema previdenziale, si introducono misure che aumenteranno la precarietà e determineranno un futuro previdenziale povero”.

Ma cosa chiederà la Cgil nel corso dell’incontro? “Per la Cgil – osserva Ghiglione – in coerenza con la piattaforma unitaria presentata al governo, è necessaria una vera riforma del sistema previdenziale che metta al centro le donne, i giovani – spesso costretti a lavori precari, discontinui e con bassi salari - chi svolge lavori gravosi, che garantisca a tutte e tutti una prospettiva pensionistica sostenibile e dignitosa e che rilanci la previdenza complementare”.

Pertanto, elenca la sindacalista, “è necessaria l’introduzione di una flessibilità in uscita a partire dai 62 anni di età o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Inoltre è fondamentale il riconoscimento sul piano previdenziale del lavoro di cura, delle condizioni delle categorie più fragili e per i redditi da pensione, infine, bisogna garantire la piena tutela del potere d’acquisto, anche attraverso il rafforzamento della 14esima mensilità”.

Tutto questo, ovviamente, insieme alla volontà politica, ha bisogno di risorse. Ma anche su questo, cioè su quanto il governo intende investire per cambiare la Fornero in maniera radicale – così come promesso – a oggi solo silenzio.