L’evoluzione della conoscenza si traduce in innovazioni che cambiano la nostra vita, spesso in modo graduale, altre volte generando vere e proprie discontinuità. Si parla nel primo caso d'innovazioni incrementali, nel secondo d'innovazioni radicali. In entrambi i casi però l’innovazione cambia lo stato delle cose; alcuni soggetti ne trarranno vantaggio, altri potranno subirne ricadute negative. Vantaggi e svantaggi si manifestano, ad esempio, nel mondo del lavoro perché si modificano le competenze: possono nascere nuove professioni e venirne meno altre. Ma si modificano anche i modi in cui le persone sono chiamate a soddisfare i bisogni della vita quotidiana, perché vengono proposte nuove soluzioni per accedere ai servizi, allo svago, alle relazioni col mondo esterno.

Oggi, con la digitalizzazione, le nuove tecnologie sembrerebbero appartenere alla categoria delle innovazioni radicali sia perché sono particolarmente pervasive, intervenendo nel mondo della produzione, ma anche in quello della vita di tutti i giorni; sia perché si stanno inserendo con una velocità senza precedenti nella nostra quotidianità, imponendo una altrettanto rapida capacità di adattarvisi. 
I due fronti non possono però essere trattati separatamente essendo in molti casi tra loro strettamente interconnessi. È qui che viene ideato il progetto Sociotechlab dello Spi Cgil, perché gli anziani -in modo particolare per le esigenze di cura della salute e di assistenza- rientrano tra i soggetti che potrebbero vivere con maggiori contraddizioni questi processi; perché, se da un lato possono trarne notevoli benefici, dall’altro, potrebbero essere anche quelli meno capaci di adattarvisi. 

Esiste quindi uno spazio, che va dalla progettazione dei nuovi strumenti tecnologici fino al loro utilizzo da parte dell’utente finale, che occorre presidiare nell’intero percorso. Uno spazio che richiede il costante adeguamento delle competenze delle figure che già oggi vi sono inserite, ma richiede anche la nascita di nuove figure, perché le nuove tecnologie comportano spesso anche nuove funzioni, un nuovo modo di organizzare l’erogazione dei servizi; quindi, anche nuovi operatori con competenze diverse. La formazione deve curare tutto questo spazio perché, se anche un solo tratto venisse trascurato, si rischierebbe il fallimento dell’intero percorso. 
Il primo tratto è quello che riguarda la progettazione dei nuovi dispositivi i quali, essendo destinati a essere utilizzati talvolta dagli operatori sanitari, altre volte direttamente dagli utenti finali, devono essere calibrati sulle loro capacità. La loro progettazione richiede il contributo di competenze diverse: dai tecnologi ai geriatri; dai designer agli psicologi. L’approccio multidisciplinare diviene fondamentale per far sì che gli oggetti progettati non siano solo all’avanguardia tecnologica e magari belli, ma siano anche funzionali e quindi calibrati sul desiderio e sulle possibilità degli utenti di utilizzarli. 

La disponibilità per le persone anziane della tecnologia a partire dalla rete (ancora oggi parte della popolazione non ha accesso a una rete efficiente) la percezione che la tecnologia possa essere di aiuto nel soddisfare i propri bisogni a partire da quelli legati alla sfera sanitaria, la disponibilità a sperimentare questa tecnologia e a essere formati in tal senso, sono i primi interrogativi che come sindacato dei pensionati e delle pensionate ci siamo posti. Lo Spi ha dunque deciso di avviare una indagine conoscitiva costruita assieme ai ricercatori della Scuola Superiore S. Anna di Pisa, dedicata alle persone anziane che risiedono nelle aree interne del nostro paese, a partire da quattro regioni pilota, la Lombardia, il Veneto, la Toscana e la Calabria, indagine che ha avuto una bella accoglienza a partire dai nostri attivisti delle leghe (insediamento dello Spi presente capillarmente su tutto il territorio). 

Un primo momento di verifica sulla raccolta dei dati si è tenuto il 17 gennaio. Si è trattato di un bel confronto tra le giovani ricercatrici del S. Anna e lo Spi, una vera e propria rappresentazione plastica di quel patto intergenerazionale su cui si fonda l’intero progetto Sociotechlab. Un primo passaggio che vedrà la sintesi definitiva nella tarda primavera.

In sintesi, siamo di fronte a un complesso d'innovazioni tecnologiche che potrebbero cambiare rapidamente le nostre abitudini fornendo anche agli anziani soluzioni importanti per migliorare la propria vita e in particolare il proprio rapporto con la cura della salute. Come in ogni innovazione radicale il processo che questa mette in atto è molto esteso e va quindi seguito in tutti i suoi passaggi. 

In questo caso proprio l’innovazione potrebbe non solo migliorare la capacità di affrontare i bisogni dell’anziano, ma cambiando la stessa organizzazione del lavoro, creerebbe anche nuove opportunità di lavoro qualificato. Pertanto il conflitto generazionale di cui spesso -e talvolta impropriamente- si parla troverebbe soluzioni di natura diversa: da un lato perché solleverebbe le famiglie di parte dell’onere della gestione della cura e dell’assistenza degli anziani; dall’altro perché si creerebbero nuove opportunità di lavoro qualificato proprio per le giovani generazioni.

Stefano Casini Benvenuti è il Coordinatore Comitato Tecnico Scientifico, 

Susanna Felicetti è la Coordinatrice Politica dello Spi Cgil