“Cambiare le pensioni subito”. È stato questo lo slogan dell’iniziativa unitaria dì Cgil, Cisl, Uil del 4 maggio scorso ed è il messaggio che il sindacato continua a mandare alla politica. Intervenendo al dibattito sulle pensioni il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha detto che “il tema non è più rinviabile. A dieci anni dalla riforma Fornero (che poi non è stata una riforma vera e propria ma un taglio alle pensioni per fare cassa) è ormai sotto gli occhi di tutti la necessità di intervenire” . In particolare i segretari generali attendono la data della convocazione del tavolo sulla riforma da parte del ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che dopo un iniziale temporeggiamento ha fatto sapere che il confronto sulle pensioni si riaprirà sicuramente entro il mese di maggio.

Nel frattempo continuano a uscire sulla stampa possibili modelli di superamento della normativa attuale in vista della fine di Quota 100 che scadrà a fine anno. Anche il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha avanzato una sua idea sul futuro previdenziale degli italiani, ma il suo schema di uscita dal mercato del lavoro non è stato apprezzato dai sindacati. La notizia positiva della settimana riguarda invece il riavvio dei cosiddetti “tavoli tecnici” sulle pensioni. Si tratta di luoghi di confronto tra governo e parti sociali che erano stati avviati con il governo precedente e che sono finalizzati ad approfondire alcune questioni cardine per la riforma.

In particolare due: la separazione della spesa previdenziale da quella assistenziale e la definizione dei lavori gravosi per rivedere tutte le regole sul rapporto tra età pensionabile ed aspettativa di vita. Sempre durante il webinar del 4 maggio Landini ha insistito molto su una vera e propria ingiustizia che continua a caratterizzare le regole per andare in pensione. “È necessario riconoscere le diversità dei lavori, con un riconoscimento del lavoro delle donne e dei lavori più gravosi”.

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Intanto si colgono nel dibattito sulle pensioni le prime aperture alle proposte di Cgil, Cisl, Uil. “Bene la proposta della piattaforma sindacale per Quota 41”, ha dichiarato per esempio nei giorni scorsi il sottosegretario al Mef, Claudio Durigon. “Quota 100 nasceva come una norma per la flessibilità in uscita che ha bloccato l'aspettativa di vita prevista dalla legge Fornero, per cui ora se vogliamo uscire dalla crisi innescata dal Covid serve una riforma strutturale con una visione pensionistica: ci saranno parecchi licenziamenti quindi saranno necessari nuovi strumenti di flessibilità in uscita”.

Sul tema è intervenuta anche l’ex ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, secondo la quale “occorre rendere strutturale il contratto di espansione e incentivare strumenti come l'isopensione, quindi è necessario favorire investimenti per percorsi di potenziamento delle competenze, accompagnare le transizioni occupazionali e generazionali, attraverso, ad esempio, la staffetta generazionale”.

Cgil, Cisl e Uil rilancia l'uscita dal lavoro senza penalizzazioni a partire dai 62 anni o con 41 di contributi, una proposta che “ha anche un profilo di sostenibilità”, come ha spiegato in più di un’occasione il segretario confederale Roberto Ghiselli. “Occorre mettersi attorno a un tavolo con i tecnici dell'Inps e del ministero e fare delle simulazioni dati alla mano – ha spiegato recentemente al quotidiano La Stampa - perché l'impatto reale si dimostra sempre molto diverso dalle stime. Lo abbiamo visto con Quota 100: si pensava che più di 900 mila persone l'avrebbero utilizzata, alla fine saranno 350 mila”.