Il ministro della Pubblica amministrazione perde il pelo ma non il vizio di attaccare i sindacati confederali, soprattutto la Cgil e la Uil. A pochi giorni dalla ripresa del confronto al tavolo per il rinnovo del contratto del comparto sanità – si rivedranno il prossimo 18 giungo – ha lanciato dalle colonne de La Stampa una sorta di minaccia: “Non metteremo risorse aggiuntive sui contratti per la sanità”. E non contento ha aggiunto: “L’ostruzionismo di Cgil e Uil è tutto politico”.

La replica sindacale

Dura, e non poteva che esser così, la replica dei sindacati: "Le dichiarazioni del ministro Zangrillo, rilasciate alla vigilia dell’incontro del 18 giugno per la trattativa sul rinnovo del Ccnl della sanità pubblica, le rispediamo al mittente che ci accusa di ostruzionismo: la Fp Cgil e la Uil Fpl hanno sempre mantenuto una posizione autonoma e responsabile, centrata esclusivamente sul merito, ovvero la scarsità delle risorse messe a disposizione e le evidenti lacune normative, e sulla ricerca di soluzioni concrete condivise". A firmare il messaggio al ministro sono le segretarie generali Serena Sorrentino, Fp Cgil, e Rita Longobardi, Uil Fpl.

Il potere di acquisto

Ci vuole proprio coraggio ad accusare di ostruzionismo chi non fa altro che il proprio “mestiere”: difendere gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici che rappresentano. Quale difesa sarebbe quella di accontentarsi di aumenti salariali di circa il 7% a fronte di una inflazione del 17%? Perché è proprio questo uno dei punti di distinguo tra la piattaforma presentata dall’Aran e le richieste sindacali. Non bisogna dimenticare che stiamo parlando di operatori – dagli infermieri ai fisioterapisti eccetera – sottoposti a turni massacranti per mancanza di personale e remunerati con salari tra i più bassi d’Europa.

Una strana idea di democrazia sindacale

Ma c’è di più. Dalle parole di Zangrillo emerge una strana idea delle relazioni sindacali e della democrazia. Da quando in qua, mentre è aperto il tavolo per il rinnovo, si intrattengono scambi confronti e trattative riservati con sindacati autonomi e dalla scarsa rappresentatività? A tal proposito, affermano le dirigenti sindacali, "preoccupa in modo particolare l’esplicito accenno, da parte del ministro, a possibili interlocuzioni riservate al di fuori del tavolo negoziale con alcuni sindacati autonomi. Una modalità che contrasta con il principio di trasparenza e con il rispetto delle relazioni sindacali, che devono svolgersi in forma collegiale, con pari dignità per tutte le sigle rappresentative".

Una realtà piegata ai propri interessi

Pratica diffusa dell’esecutivo guidato da Meloni è quello di torcere la realtà ai propri interessi, quando non cambiarla proprio, e Zangrillo non fa eccezione. Continua ad affermare che nei precedenti rinnovi Cgil e Cisl hanno firmato per aumenti del 3-4% mentre oggi la proposta del governo è del 6-7, vero. Ciò che però omette di dire è che quel 3-4% era ben sopra il tasso di inflazione, mentre questo 6-7% è ben sotto al di sotto dell’inflazione e della perdita del potere di acquisto della busta paga.

La verità è semplice

"Le nostre organizzazioni hanno sempre operato con equilibrio, anche nei momenti più difficili del Paese, contribuendo alla riapertura della stagione contrattuale dopo anni di blocco", proseguono Sorrentino e Longobardi. "Oggi, in un contesto segnato da inflazione, rincari e difficoltà crescenti, non è più accettabile rinviare il giusto riconoscimento alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità e dei servizi pubblici, che continuano ad essere sviliti e privi di qualsiasi strumento concreto di valorizzazione. Precisiamo, visto che il ministro continua a diffondere cifre incongruenti, che i rinnovi contrattuali dei trienni 2016/2018 e 2019/2021 sono stati superiori all'inflazione. Al contrario, quello relativo al 2022/2024 rappresenterebbe il primo Ccnl con un adeguamento economico ben al di sotto dell'inflazione registrata".

La democrazia è faticosa me bellissima

La democrazia, anche sindacale, non può essere compressa da interessi di parte. Le trattative si fanno in chiaro e tutti insieme. La conclusione delle due segretarie è netta: “Il tavolo del 18 giugno deve restare il luogo centrale del confronto: ogni trattativa parallela rappresenta una forzatura pericolosa. Saremo presenti con responsabilità e determinazione, per difendere il contratto e la correttezza del processo negoziale ma al salario dei dipendenti pubblici va data una risposta adeguata e ad oggi ancora non c’è”. concludono.