Un centinaio di lavoratori della Whirlpool si è radunato in piazza Municipio a Napoli, in attesa che la piazza si riempia e possa cominciare il corteo verso via Santa Lucia, dove ha sede la giunta regionale campana. Nonostante la prospettiva, più che mai vicina, di una chiusura dello stabilimento di via Argine, nel quartiere di San Giovanni a Teduccio, annunciata dall'azienda per il prossimo 1° novembre, il clima tra i partecipanti al corteo non è teso. I manifestanti grande striscione a fondo blu con la scritta bianca "Rsu Whirlpool" e bandiere dei sindacati Fim, Uilm e Fiom alla testa del corteo. Tutt'intorno al gruppo, blindati delle forze dell'ordine, per accompagnare la protesta che partirà di qui a poco. A palazzo Santa Lucia non troveranno il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, fuori per altri impegni, ma saranno comunque ricevuti, anche alla luce della proposta di creare condizioni favorevoli per far proseguire l'attività produttiva avanzata dalla Regione, pronta a investire fino a 20 milioni.

"Siamo pronti a tutto – dicono gli operai che hanno già manifestato occupando l'autostrada A3 nei giorni scorsi –; la Regione sta facendo la sua parte, anche il governo deve farla. Whirlpool è patrimonio di tutti, non può finire una storia così importante". Lo stabilimento della multinazionale, che produce lavatrici da decenni, è attualmente fermo. Il brutto sogno dei 420 lavoratori della Whirlpool di Napoli dura ormai da 138 giorni e rischia di trasformarsi presto in un ancora più amaro risveglio. Il 31 maggio scorso è cominciato lo stato di agitazione e il presidio, dopo l'annuncio da parte dell'azienda di procedere a una cessione di ramo d'azienda. Com'è noto, Whirlpool cessa l'attività produttiva a Napoli il 1° novembre. A nulla è servito l'incontro a palazzo Chigi con il premier Giuseppe Conte e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli: l'azienda è rimasta sulla sua posizione, ritenendo le misure proposte dal governo non risolutive e non in grado di incidere sulla profittabilità del sito partenopeo nel lungo periodo, né sulla competitività del gruppo nella regione Emea. "La totale chiusura e l'indisponibilità del gruppo di cercare soluzioni coerenti con l'accordo mette di fatto a rischio la tenuta del piano industriale e il futuro di oltre 5 mila lavoratori in tutta Italia", denuncia Francesca Re David, segretario generale Fiom.

Le principali tappe della vertenza

25 ottobre 2018: i sindacati siglano l'accordo sul piano industriale, che contempla 250 milioni di investimenti. Inoltre, per recuperare i volumi produttivi a Napoli, prevede che alcune produzioni di Comunanza vengano spostate a Napoli e nello stabilimento lombardo passi la produzione di lavasciuga fatta in Polonia. 

31 maggio 2019: si tiene un incontro tra sindacati e azienda sull'andamento del piano. In quella occasione l'azienda proietta una slide con la X sul sito di Napoli. I sindacati, temendo che lo stabilimento venga ceduto, organizzano un presidio al Mise. L'azienda sostiene che il business delle lavatrici non è sostenibile e che lo stabilimento di Napoli registra perdite di 20 milioni: l'unica strada è la riconversione.

4 giugno: parte il tavolo al Mise.

11 giugno: l'allora ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, firma tre atti di indirizzo destinati alle direzioni competenti dei rispettivi ministeri e a Invitalia con cui richiede la revoca dei finanziamenti concessi, nel corso di questi anni, a Whirlpool, qualora la multinazionale non mantenga gli impegni sottoscritti nel 2018.

25 giugno: governo e sindacati ottengono dall'azienda che non vi sarà alcuna chiusura, nessun disimpegno e la piena occupazione dei lavoratori. 

24 luglio: l'azienda illustra cinque opzioni per garantire la salvaguardia dello stabilimento di Napoli. Tra le ipotesi presentate, la prosecuzione del confronto sugli investimenti nei prodotti di alta gamma, lo spostamento in Italia alcune produzioni realizzate all'estero e l'individuazione di una nuova mission per il sito di Napoli, attraverso la realizzazione di un nuovo prodotto. Di Maio annuncia la presentazione di un decreto che permetterebbe a Whirlpool di accedere a una decontribuzione nei prossimi 15 mesi, con sgravi fiscali sugli oneri relativi ai contratti di solidarietà. Il dl metterebbe a disposizione 10 milioni per il 2019 e 6,9 milioni per il 2020.

1° agosto: l'azienda dichiara, dopo un incontro al Mise, che la riconversione è l'unica soluzione per il sito di Napoli. Whirlpool Emea presenta le sue analisi sulle tre principali opzioni per il sito: nuovi e ulteriori investimenti nel settore Premium; il trasferimento della produzione dall'estero e una nuova missione per lo stabilimento di Napoli.

2 settembre: l'azienda in una nota comunica che il decreto legge sulle crisi aziendali è una misura insufficiente e l'unica soluzione per lo stabilimento Whirlpool di Napoli è avere una nuova missione produttiva.

17 settembre: l'azienda annuncia ufficialmente la volontà di cedere il ramo d'azienda alla svizzera Prs (Passive refrigeration solutions, una startup che detiene un brevetto di container autorefrigerati). Il Mise parla di decisione "grave", che "disattende gli impegni" dell'azienda con il governo. Contrari i sindacati.

19 settembre: il coordinamento sindacale unitario Fim, Fiom, Uilm proclama due settimane di mobilitazione in tutti gli stabilimenti e una manifestazione nazionale.

21 settembre: il ministro per lo Sviluppo economico Stefano Patuanelli lancia un ultimatum: prima ritirino la procedura di cessione, poi si discute.

3 ottobre: l'azienda in una nota sottolinea che il piano dell'azienda svizzera Prs per la reindustrializzazione del sito di Napoli è un progetto solido, facendo notare che le organizzazioni sindacali non sono mai stati disponibili a un confronto.

4 ottobre: sciopero dei lavoratori di tutti gli stabilimenti e manifestazione nazionale a Roma. Una delegazione sindacale incontra il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli, che annuncia lo spostamento del tavolo a palazzo Chigi.

9 ottobre: incontro tra il premier Giuseppe Conte, il ministro Patuanelli e i segretari generali di Fiom, Fiom, Uilm. Il premier riferisce che l'azienda è pronta a sospendere la cessione dello stabilimento di Napoli fino al 31 ottobre e a proseguire il confronto. Per i sindacati, non è stato compiuto alcun passo avanti: l'unica strada da percorrere è la produzione di lavatrici come prevedevano gli accordi. L'azienda conferma la disponibilità a riprendere il confronto con governo e parti sociali e, in attesa della convocazione, conferma la sospensione della procedura di cessione fino e non oltre la fine del mese.

15 ottobre: Conte e Patuanelli incontrano a palazzo Chigi l'ad di Whirlpool Italia Luigi La Morgia. L'azienda "vista l'impossibilità di una discussione sul merito del progetto di riconversione e i mesi di incontri che non hanno portato ad alcun progresso nella negoziazione", annuncia che procederà alla cessazione dell'attività produttiva il 1° novembre. I lavoratori di Napoli scendono in piazza, i sindacati proclamano 2 ore di sciopero in tutti gli stabilimenti Whirlpool e si dicono pronti a nuove mobilitazioni.