L’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus ha colpito duramente l’intero Paese, lasciando un segno indelebile sul tessuto sociale ed economico nazionale e locale. In un territorio come quello irpino, la pandemia ha ulteriormente peggiorato una situazione industriale che vive un costante impoverimento a partire dal 2008. Per rovesciare questa situazione, i metalmeccanici della provincia, insieme alle federazioni di settore di Cgil, Cisl e Uil, hanno manifestato davanti alla prefettura, nel centro storico di Avellino.

“Dal 2008 al 2019 – ci spiega Giuseppe Morsa, segretario generale della Fiom provinciale – gli effetti della crisi hanno prodotto la chiusura di circa 40 attività metalmeccaniche con relativa perdita di 2000 posti di lavoro. Senza contare l’enorme quantità di ore di cassa integrazione che hanno caratterizzato l’industria dell’automotive una volta tutta appannaggio della Fiat. Nonostante la crisi generata dal Covid-19 abbia origini e caratteristiche diverse dalla crisi finanziaria del 2008 – prosegue Morsa – è altrettanto vero che il tessuto industriale irpino si è presentato più fragile di fronte alla pandemia scontando un ritardo storico nell’attuazione di politiche industriali mirate”.

Fiom, Fim e Uilm denunciano il rischio concreto che l’industria metalmeccanica irpina perda pezzi importanti di produzione: “La straordinarietà della situazione impone a tutti i rappresentanti istituzionali di creare una rete in una prospettiva pragmatica a più livelli – scrivono in un comunicato congiunto – superando definitivamente la logica della divisione per competenza e includendo le conoscenze per un obiettivo comune: il lavoro”. Per le 3 federazioni è necessario guardare oltre il sistema fallimentare che fino ad ora ha sostenuto gli imprenditori più interessati ai finanziamenti pubblici che a una reale crescita del territorio, abbandonando definitivamente un sistema che ha generato un modello di sviluppo senza futuro.

Nel rilancio dell’industria metalmeccanica, oltre alle rivendicazioni già presentate dalle segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm - come mantenimento del blocco dei licenziamenti, revisione del sistema degli ammortizzatori sociali e rilancio delle politiche industriali - le tute blu irpine chiedono la costituzione di un’unità di crisi per affrontare le vertenze in maniera globale per mettere fine all’emorragia di posti di lavoro nella provincia. Un modello di sviluppo sostenibile, compatibile con gli obiettivi di crescita economica, salvaguardia dell’ambiente e salute e sicurezza dei lavoratori, coinvolgendo rappresentanti delle istituzioni, sistema bancario, organizzazioni sindacali, enti di ricerca e università. Il coinvolgimento del Ministero dello sviluppo economico per affrontare le crisi delle aziende legate alla mobilità che sul territorio occupano più del 50% dei metalmeccanici (basti pensare alla Fca di Pratola Serra e alla Iia di Flumeri) mettendo al centro il modello di mobilità a cui si vuole affidare il Paese in futuro. Investimenti per la realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali portando sul territorio la banda larga di ultima generazione, per alimentare lo sviluppo e la trasformazione digitale delle imprese. L’istituzione da parte della Regione Campania di un piano di formazione per i lavoratori sottoposti a regime di cassa integrazione con l’obiettivo di una crescita delle competenze.