Mai come in questi tre anni di amministrazione Raggi il sistema dei servizi pubblici capitolini ha raggiunto livelli di degrado così alti. Non c’è bisogno di elencare i tanti disservizi che incontrano ogni giorno cittadini e visitatori di questa città”. Parole dure, quelle della Fp Cgil di Roma e Lazio, che confermano l’appuntamento del 25 ottobre, venerdì, giorno dello sciopero generale indetto da Cgil, Cisl e Uil.

Il degrado è dei servizi come delle condizioni di lavoro – continua la Fp Cgil –. Roma Metropolitane, e oggi Multiservizi, sono l’emblema di una gestione disastrosa che ha trattato le partecipate capitoline come ‘altro’ dal bene pubblico che l’ente che ne ha proprietà e responsabilità ha scelto di mettere in continua difficoltà. Ora gli effetti previsti quanto tragici di una scellerata politica di destrutturazione del patrimonio pubblico che ricadono tutti su lavoratori e cittadini”.

La Funzione pubblica dà appuntamento “in piazza domani 25 ottobre, alle 10 in Campidoglio, per lo sciopero generale di tutte le partecipate proclamato da Cgil Cisl e Uil. La città non merita questa crisi generalizzata e senza precedenti: il patrimonio pubblico deve essere difeso, e con esso il lavoro e la tutela di chi ogni giorno garantisce servizi e diritti di tutti”.

Il sindacato stila l’elenco delle cose che non funzionano nella capitale, guasti ben noti a chiunque abiti a Roma, ma che non smettono di impressionare quando li si “fissa” nero su bianco: “Le assunzioni bloccate dalla partita infinita sui bilanci in Ama, sovraccarica i turni e il lavoro di chi resta. Mezzi guasti, disastrosa gestione degli appalti, a partire dalle utenze non domestiche, caos persino negli abiti da lavoro, e, dalle officine alle zone, livelli di sicurezza inaccettabili. Troppo spesso lavoratori e lavoratrici vengono attaccati e aggrediti. Ma non sono loro la causa di tutto questo, quanto piuttosto pagano tanto quanto i cittadini l’irresponsabilità di chi governa questa città e compie scelte scellerate e non condivise”.

La Fp ricorda che “in Ama sono cambiati 6 management in 3 anni, 2 anni senza bilanci, 0 progetti per l'impiantistica, e ora le relazioni industriali sono sospese. Non solo Ama, ma anche Zètema. Tutte le società pubbliche sono oggetto di una gestione paradossale, non trasparente e opaca che da una parte dichiara il rilancio e dall’altra toglie solidità e certezze”.

Per il patrimonio culturale delle biblioteche e dei siti storici e museali gestiti da Zètema Progetto Cultura, “non va altrettanto bene – prosegue la disanima –. Piuttosto che investire sul rilancio della società e valorizzarne le attività, si è preferito smantellarne intere parti, come la cessione dei teatri attraverso l’affitto di ramo d’azienda. Non sono state fatte assunzioni, mentre i servizi al pubblico sono stati esternalizzati. Sono stati tolti i punti di informazione turistica e si è complessivamente ridotta l’offerta di servizi al turismo, scelta che parla da sola sul livello di cura e attenzione mostrato verso l’enorme flusso di visitatori della capitale”.