"Una farsa". Durante lo Steel Commitment 2023 organizzato dall'amministratore delegato di Acciaierie d’Italia "ancora una volta vi è stata una rappresentazione ben diversa dalla realtà in cui versa lo stabilimento siderurgico di Taranto". Così in una nota le segreterie e le Rsu di Fim, Fiom e Uilm di Taranto.

Nei giorni che precedevano lo sciopero del 28 settembre, i sindacati hanno affisso in giro per la città di Taranto dei manifesti in cui riconoscevano le capacità manageriali dell’Ad, "per aver portato sul lastrico un sito d’interesse strategico per il Paese". L’iniziativa, spiegano le tre sigle, aveva un chiaro intento politico: quello di accendere i riflettori sulla gestione fallimentare dell’azienda nei confronti del governo nazionale e dell’opinione pubblica".

"Ci siamo riusciti? – si domandano Fim, Fiom e Uilm: "Evidentemente sì. Non è un caso che l’amministratore delegato, al netto dei tentativi di ostentare sicurezza, abbia riservato buona parte del suo intervento alle gigantografie affisse per la città di Taranto, dichiarando il falso anche quando ha comunicato alla platea di averle pagate lei. Non sembra tutto surreale? I dati, quelli verificabili sulle condizioni dello stabilimento, dicono tutt’altro a partire da quelli oggettivi ed inconfutabili riportati dai manifesti e che crediamo sia utile riprendere".

Ecco i punti elencati dai sindacati:

1) Minimo storico di produzione mai raggiunto dalla nascita dell’ex Ilva. Tale dato è facilmente riscontrabile. Il 2022 è infatti stato l'anno dei record negativi di produzione dalla nascita del sito, la stessa è stata di circa 3 milioni e mezzo di tonnellate di acciaio (contro i 5 milioni e settecento mila tonnellate promessi dall’AD fino a giugno 2022). Quest’anno la gestione batterà il record dello scorso anno, producendo meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio (contro i 4 milioni scritti in procedura di cigs).

2) Utilizzo massiccio della cigs per noi immotivata, vista la fase positiva del mercato rispetto alla richiesta di acciaio, utilizzata solo per risparmiare e fare cassa ai danni dei lavoratori.

3) L’assenza di programmazione ordinaria e straordinaria è un dato ormai acquisito, visto che i lavoratori sono costretti a reperire ricambi, materiale e componenti da altri impianti pur di cercare di garantire quel minimo di produzione. Inoltre, l’assenza di manutenzione è la causa del rialzo delle emissioni ambientali pur in regime produttivo storicamente più basso da 60 anni a questa parte.

4) Nessuna prospettiva ambientale, industriale ed occupazionale perché siamo in totale assenza di un progetto e di un piano industriale. Infatti, nonostante dalla nascita di AdI lo Stato abbia versato più di un miliardo di fondi pubblici, non c’è mai stato alcun rilancio né siamo a conoscenza di come siano stati spesi tali ingenti finanziamenti.

"Inoltre – prosegue la nota – vogliamo ringraziare i lavoratori che hanno aderito allo sciopero indetto da Fim, Fiom e Uilm e che ha visto una straordinaria partecipazione all’importante giornata di lotta, con punte del 70%, nonostante l’utilizzo delle comandate allargate, utilizzate impropriamente dall’azienda e che ledono, di fatto, il diritto di sciopero. Un tema che affronteremo nell’incontri già convocati ed eventualmente in altre sedi. Per quanto attiene tutti lavoratori del sistema degli appalti, l’adesione è stata totale".

"Sia chiaro – si legge ancora nel comunicato – che quanto denunciamo, ormai da anni, vorremmo fosse soltanto frutto della nostra fantasia ma gli impianti fermi, la produzione al minimo storico e tanti altri problemi sono la realtà di uno stabilimento in assoluto stato comatoso. Infine, nei prossimi giorni verrà convocato dalle segreterie nazionali di Fim Fiom Uilm il coordinamento nazionale unitario delle Rsu di tutti gli stabilimenti del gruppo ex Ilva per decidere le ulteriori iniziative da mettere in campo".

Così concludono le tre sigle: "Di certo non saremo mai complici di una tragica sconfitta sociale, ambientale ed industriale, alla quale l’attuale gestione dell’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia ci sta conducendo con la grave complicità del governo. Sempre in riferimento all’iniziativa Steel Commintent 2023 vorremmo conoscere quanto è costato alle casse dei contribuenti e quanto dei 680 milioni di euro erogati, che sarebbero dovuti servire per l’aumento di capitale del pubblico, sono stati utilizzati per tale iniziativa".