“Apprendiamo dagli organi di stampa dell’introduzione di un’indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo, eppure – a una prima lettura – ci sembra che lo schema di decreto legislativo approvato ieri in Consiglio dei ministri tradisca lo spirito con cui la misura era stata pensata e promossa dalle parti sociali” – commenta Slc Cgil.

La ripresa dopo le ferie delle attività del consiglio dei ministri ha spaziato tra argomenti diversi. In nessun caso si è pensato fosse opportuno confrontarsi con le parti sociali.
Sono anni che i sindacati di categorie e le associazioni dei soggetti interessati si misura sulla necessità, ben chiara dopo la pandemia, di considerare anche quelli dello spettacolo come lavoratori e lavoratrici a tutti gli effetti – sebbene cpn specificità proprie - e, quindi, portatori di diritti. L’indennità di discontinuità così come sembra essere delineata dal provvedimento varato ieri in Consiglio dei ministri, a detta della categoria della Cgil: “non dovrebbe essere un ammortizzatore sociale a scopo assistenziale, ma un investimento teso a sviluppare la creatività, dunque a migliorare la qualità artistica del nostro Paese”. Gli intervalli fisiologici fra uno spettacolo e un altro non sono equiparabili a periodi di non-lavoro, ma costituiscono fasi di formazione, progettazione e preparazione del lavoro stesso – per maestranze, artisti e tecnici.

Ecco perché il loro sostegno dev’essere inscritto in un sistema, funzionale e sostenibile a tutti i livelli, proprio come il modello proposto dal sindacato e “del tutto ignorato dal governo”. Che, stando al testo circolato ieri, “ha preferito introdurre un nuovo ammortizzatore sociale, peraltro più problematico di quelli preesistenti, ai quali si aggiunge senza criterio né armonizzazione. Ecco perché temiamo che lo strumento sia inefficace e inapplicabile”, al pari di altre misure estemporanee adottate a seguito della crisi pandemica.

“Sebbene le nostre proposte siano state sistematicamente ignorate, non siamo stanchi di ribadire che il settore ha bisogno di una riforma organica. Auspichiamo – conclude Sabina Di Marco, segretaria nazionale Slc Cgil – che nell’incontro fissato per settembre il ministero della Cultura sia pronto a cogliere il senso di questa necessità.”