"Non possiamo che confermare lo stato di agitazione e lo sciopero dell'intero comparto per il prossimo 17 maggio". A dirlo è il segretario generale della Flc Cgil Francesco Sinopoli, al termine dell'incontro, che si è concluso nella tarda serata di lunedì 8 aprile, con il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti. "Valutiamo favorevolmente l'avvio del confronto, ma occorrono in tempi brevi scelte nette e precise per l'istruzione e per il Paese, e su questo siamo ancora ai preliminari", spiega l'esponente sindacale: "E' positivo che il ministro abbia annunciato le autorizzazioni per bandire i prossimi concorsi nella scuola primaria e secondaria, ma nessun impegno vero è stato preso in previsione del prossimo Documento di programmazione economica e finanziaria riguardo gli investimenti necessari a fare dell'istruzione e della ricerca una priorità politica per lo sviluppo economico e democratico del Paese. Nessuna proposta risolutiva è stata presentata circa le tante emergenze che incombono sulla scuola: dalla fase transitoria per i docenti di II e III fascia, alla copertura dei posti vacanti dei Dsga, fino a una diversa politica sugli organici. E nessuna risposta è arrivata per gli altri settori del comparto".

Il segretario generale della Flc Cgil "ha ribadito al ministro il no all'autonomia differenziata e alla conseguente regionalizzazione dell'istruzione, che sarebbe il primo passo verso la disintegrazione dello Stato nazionale e farebbe venire meno i principi fondamentali della Costituzione sul diritto sociale all'istruzione garantito in maniera uniforme e solidale su tutto il territorio nazionale". Secondo Sinopoli, occorre uno stanziamento di risorse vero e credibile per il contratto dei lavoratori del comparto che sappia traguardare il trattamento stipendiale medio dei docenti e di tutte le altre professionalità dell'istruzione al livello europeo. "Perno - conclude il segretario - di una rinnovata attenzione a tutto il comparto deve essere il superamento del precariato e la stabilizzazione del personale, che è il primo fattore dell'innalzamento della qualità di questo settore strategico per il Paese. A nulla servono gli interventi di controllo e di sanzione ventilati nei provvedimenti governativi quando si è privi di un piano di sviluppo della scuola, dell'università e della ricerca che abbia al centro un grande programma di investimenti capace di colmare il divario tra l'Italia e il resto dei Paesi Ocse".