Oggi, mercoledì 28 febbraio, presso la Casa di Quartiere Katia Bertasi a Bologna, si è riunita l’Assemblea regionale dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza della Cgil Emilia-Romagna. L’Assemblea – partecipata da quasi 200 Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza provenienti da tutti i settori e i territori della Regione – è stata introdotta da Paride Amanti, della segreteria della Cgil del territorio. “I dati Inail – ha denunciato Amanti –indicano che nel 2023 in Emilia-Romagna sono stati denunciati 91 infortuni mortali sul lavoro, 76.687 infortuni complessivi, 6.516 malattie professionali. Nella nostra Regione ogni giorno vengono denunciati oltre 210 infortuni sul lavoro, un dato estremamente preoccupante. In questi anni con la Regione si è fatto certamente un lavoro importante, a partire dalla condivisione del Patto per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro nell’ambito del Patto per il Lavoro e per il Clima. Ora però va data piena attuazione a quegli impegni. Di fronte a dati come quelli che vediamo anche nel nostro territorio, tutti – Regione, Enti Locali, Associazioni datoriali e imprese – devono fare la propria parte fino in fondo”. 

Nel corso dell’Assemblea sono intervenuti l’Avvocato Gian Andrea Ronchi, il Patronato Inca Cgil Emilia-Romagna, l’Associazione Familiari e Vittime Amianto (AfeVA) regionale e numerosi Rls e Rlst di tutti i settori e i territori. Carlo Fontani, responsabile del coordinamento salute e sicurezza della Cgil Emilia-Romagna, ha presentato il Rapporto 2023 dell’Osservatorio permanente sugli infortuni e sulle
malattie professionali in Emilia Romagna realizzato dalla Cgil a livello regionale.

Nella tarda mattinata si è tenuta una tavola rotonda a cui hanno partecipato Antonio Zoina, Direttore Itl, Ispettorato territoriale del lavoro, di Bologna, Vincenzo Colla, assessore Regione Emilia-Romagna, e Massimo Bussandri, segretario generale Cgil Emilia-Romagna.

“L’ispettorato del lavoro – ha evidenziato Zoina – è quotidianamente in campo per assicurare il rispetto della normativa a tutela della salute e sicurezza sul lavoro da parte delle aziende. Le risorse in campo sono tuttavia limitate rispetto alle esigenze del territorio. Va però ricordato che dal luglio 2022 sono state definite le procedure di assunzione di circa 680 nuovi ispettori da dedicare alla vigilanza sulla sicurezza. Di questi, circa 58 risultano assegnati agli Ispettorati della regione Emilia-Romagna i quali vanno ad aggiungersi ai soli 7 ispettori prima presenti e dedicati a tale vigilanza. I nuovi ispettori hanno appena terminato la formazione necessaria e sono già operativi dall’inizio dell’anno 2024, per cui si prevede per quest’anno un significativo incremento degli accertamenti finalizzati alla prevenzione degli infortuni sul lavoro”.

“Ho partecipato a un’iniziativa autorevole e di qualità – ha detto l’assessore Vincenzo Colla –. Penso che in questa regione dobbiamo far funzionare gli accordi che abbiamo fatto con le associazioni imprenditoriali e sindacali, metterli nel territorio e a quel punto iniziare ad avere un dialogo nuovo con l’Inail perché non ci possiamo permettere di avere miliardi dormienti depositati nei suoi conti e di non avere risposte all’altezza nei territori. Quei soldi bisogna metterli a disposizione di chi fa accordi sindacali di qualità, ecco a quell’imprenditore bisogna riconoscergli la volontà di fare le cose fatte bene. Infine, ritengo che ci dobbiamo concentrare soprattutto nei tre settori dove si verificano l’80% del totale degli infortuni e cioè logistica, edilizia e agricoltura”.

Le conclusioni della tavola rotonda sono state affidate a Massimo Bussandri. “I dati infortunistici e l’esperienza sul campo dei nostri delegati – ha dichiarato il segretario della Cgil regionale – ci dicono che la salute e la sicurezza sul lavoro devono essere una priorità assoluta per istituzioni e imprese. Le nostre proposte sono chiare e concrete: formazione obbligatoria a partire dal primo giorno di lavoro, prevenzione e cultura della sicurezza, controlli e repressione di ogni violazione di quanto previsto da norme e contratti, trasferire agli appalti privati i diritti e le tutele previste per gli appalti pubblici, ripristinare la parità di trattamento tra dipendenti diretti e in appalto, eliminare il subappalto a cascata, istituire la patente a punti per tutti gli appalti pubblici, rafforzare gli organismi ispettivi portandoli al livello richiesto dall’Unione Europea (oggi in Italia è presente un ispettore ogni 40 mila lavoratori, l’obiettivo sarebbe un ispettore ogni 10 mila lavoratori). Per questo continueremo a lavorare a livello regionale, nei territori e nelle aziende mettendo la sicurezza sul lavoro al centro della mobilitazione che ci vedrà impegnati nei prossimi mesi”.

L’Assemblea è stata conclusa da Francesca Re David della segreteria nazionale della Cgil. “A livello nazionale – ha detto la segretaria – nel 2023 sono morti sul lavoro 1.041 lavoratrici e lavoratori, sono stati denunciati 585.356 infortuni e 72.054 malattie professionali. Nei primi 2 mesi del 2024 sono morti sul lavoro quasi 200 lavoratori. Tutto ciò è indegno di un paese civile. Quello che il Governo ci ha annunciato è per noi assolutamente inaccettabile: vi è addirittura un peggioramento di diverse norme fondamentali. Anche la patente a punti che propongono non ha niente a che vedere con quella che abbiamo richiesto noi: nella loro proposta è limitata solo ai cantieri mobili, con l’assurda esclusione delle imprese in possesso della Soa (che qualifica se un’impresa può fare un lavoro, non come lo fa), con un sistema sanzionatorio ridicolo e che non esclude le imprese dagli appalti pubblici neanche di fronte a una condanna per infortunio grave o mortale sul lavoro. E poi non possiamo tacere di fronte all’attacco frontale al sindacato confederale e alla partecipazione: ci convocano per informarci di quello che hanno già deciso senza nessun confronto reale. Per queste ragioni, nei prossimi mesi saremo in campo con tutti gli strumenti a nostra disposizione: la vertenza per il rinnovo dei contratti nazionali che riguarda 12 milioni di lavoratori, la contrattazione articolata a tutti i livelli, la vertenzialità e il contenzioso giuridico. E poi, da un lato, una larga mobilitazione a tutela dei diritti fondamentali (sanità, welfare, fisco) e dall’altro quesiti referendari che trattano la normativa sui licenziamenti, il contrasto alla precarietà e i diritti negli appalti”.