Un piano di "ri-riorganizzazione", lo definiscono i sindacati, perché interviene - improvvisamente - con 600 esuberi distribuiti in tutta Italia, senza aver fatto ancora appieno i conti con "la scandalosa gestione da parte dell'azienda delle ricadute nelle agenzie della precedente riorganizzazione, di cui ancora non sono esauriti gli effetti". Partirà certamente in salita il confronto tra Bnl e sindacati, in programma la prossima settimana. 

Anche perché Bnl potrebbe candidarsi ad essere una delle prime realtà del mondo del credito in cui gli effetti della rivoluzione digitale si abbattono sul lavoro. L’amministratore delegato, Andrea Munari, in una lettera ai sindacati e all’Abi - riportata da Radiocor - afferma, infatti, che tra i progetti del management c'è "l’introduzione di soluzioni di machine learning e artificial intelligence, che, incorporando tecnologie di apprendimento, permettono di automatizzare processi non ripetitivi" e anche "l’estensione della robotica alle altre strutture della banca, sulla base del successo dell’applicazione" per le attività di back office. Ma c’è anche "l’estensione massiva delle tecnologie digitali" per una "migliore customer experience", oltreché un’ottimizzazione delle funzioni di Direzione generale.

Difficile pensare che tutto ciò non incida sui 600 tagli che l'azienda ha in programma. In ogni caso, i sindacati, Fisac Cgil, Fabi, First Cgil, Ugl, Uilca e Unità sindacale, riferiscono che la gestione degli esuberi verrà inizialmente affrontata nell’ambito delle opportunità offerte dalle modifiche al sistema previdenziale e verrà pertanto attivata una campagna di adesione, su base volontaria, alla pensione Quota 100 e all’Opzione donna. L’azienda ha espressamente escluso, invece, il ricorso alla legge 223/91.