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“Sono quasi tutti stranieri, spesso vengono da Paesi in cui i diritti sindacali sono inesistenti. Spesso sono persone che avevano fatto richiesta d’asilo ma sono stati mandati per strada dal decreto Salvini, e ora cercano di andare avanti come possono”. A dirlo è il segretario della Cgil di Milano Massimo Bonini, in un’intervista pubblicata domenica 8 settembre sull'edizione milanese del quotidiano La Repubblica, parlando dei rider: “Sono estremamente diffidenti, non è facile convincerli a fidarsi. Quando ci riusciamo è soprattutto grazie ad altri servizi che offriamo: l’aiuto con le pratiche per il permesso di soggiorno o i ricongiungimenti familiari”.
Bonini sottolinea che la Cgil sta cercando di capire “come siano pagati o in che modo siano inquadrati dal punto di vista contrattuale. Che non sempre c’è: ci sono capitati diversi casi di freelance, pagati con la ritenuta d’acconto”. Per il segretario milanese “c’è una disintermediazione del rapporto di lavoro: molti di questi lavoratori non sono mai stati visti in faccia dall'azienda di delivery per cui lavorano. Si scambiano il contratto, qualunque forma essa sia, su Whatsapp. E la piattaforma per cui lavorano ha con loro un rapporto solo virtuale: è una caratteristica della gig economy”.