Sono 1,7 milioni le persone che ogni giorno tengono in piedi le case, accudiscono anziani e bambini, rendono possibile la vita quotidiana di milioni di famiglie italiane. Eppure più della metà di loro lavora nell’ombra, senza tutele, senza ferie, senza contributi. Solo 817 mila risultano iscritti all’Inps. Il resto, invisibile nelle statistiche ufficiali ma indispensabile nella realtà, abita la zona grigia del lavoro domestico irregolare.

A restituire la fotografia più aggiornata è una ricerca della Filcams Cgil, La cura oltre le mura, che parla di “fondamenta fragili”: salari tra i più bassi del panorama occupazionale, carichi fisici e psicologici pesanti, assenza di rappresentanza e riconoscimento sociale. Un paradosso, sottolinea lo studio, perché “si tratta di un lavoro essenziale per la libertà e la serenità delle famiglie, ma che troppo spesso rimane privo di diritti”.

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Una profonda trasformazione

Negli ultimi dieci anni, dopo un lungo periodo di crescita, il settore ha conosciuto una contrazione significativa, in particolare nell’area dell’housekeeping, cioè le colf, che hanno perso il 32% della loro consistenza. In controtendenza, invece, il comparto del personal care: le badanti sono aumentate dell’11% e hanno superato le colf per numero. Dietro questi numeri c’è la trasformazione profonda di un mondo del lavoro segnato da nuovi bisogni sociali, crisi economica delle famiglie e riduzione del potere d’acquisto.

A mutare è anche la composizione della forza lavoro: le donne restano la stragrande maggioranza, ma la componente straniera – oggi al 69% – è in calo costante. Cresce invece la presenza delle lavoratrici italiane, soprattutto tra le badanti, dove sono passate dal 16% al 28%. La fine della cosiddetta “rendita migratoria” da Est, con i flussi rallentati e le condizioni di vita peggiorate, ha ridefinito equilibri e relazioni in un settore che resta, di fatto, il principale polmone del welfare familiare italiano.

Un settore con forti disuguaglianze

La ricerca della Filcams evidenzia anche le forti disuguaglianze interne: le badanti, in genere, godono di una maggiore stabilità, con più ore settimanali e redditi più alti rispetto alle colf. Tuttavia, entrambe le figure condividono un destino comune: quello dell’invecchiamento e del rischio di marginalità. Il reddito medio annuo equivale appena a un terzo di quello dei lavoratori dipendenti, la paga oraria si ferma al 33%. Una disparità che racconta la distanza tra il valore sociale del lavoro di cura e la sua traduzione economica.

Filcams: Dignità per chi lavora 

“È tempo di riconoscere – sottolinea la Filcams – che il lavoro domestico e di assistenza è parte integrante della rete di protezione sociale del Paese”. Ma perché questo riconoscimento non resti solo formale servono politiche di regolarizzazione, percorsi di formazione e un nuovo patto di cittadinanza che restituisca dignità e diritti a chi ogni giorno cura gli altri. Perché il lavoro che cura merita, finalmente, di essere curato.