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Dopo un mese di fermo biologico, arriva un altro mese di interruzione obbligatoria delle attività di pesca, dal 31 ottobre al 30 novembre. E dopo un mese di incertezza, i pescatori del Tirreno dovranno restare in porto per altri trenta giorni. Motivo? Il raggiungimento del limite imposto alle giornate di lavoro dal regolamento Ue 2025/219.
“Esprimiamo preoccupazione per la situazione dei circa 2 mila lavoratori interessati – affermano i sindacati di categoria Fai, Flai e Uila Pesca, in merito al decreto Masaf n. 0582398 del 29 ottobre 2025 – e per l’impatto che creerà sull’indotto e sui mercati questo provvedimento, pubblicato a 48 ore dalla ripresa dell’attività, causando sconcerto e apprensione nelle marinerie. Pescatori e padri di famiglia saranno costretti ad affrontare due mesi consecutivi di inattività forzata a ridosso del Natale, contando sull’aiuto messo a disposizione dallo Stato italiano che ammonta a 30 euro al giorno lordi e non comprensivi dei contributi previdenziali che, nella migliore delle ipotesi, arriveranno alla fine del prossimo anno”.
“Definire questo importo un’elemosina appare quanto meno pleonastico – proseguono i sindacati -, alla luce del fatto che i lavoratori sono costretti a rimanere imbarcati a bordo dei pescherecci per evitare che non venga riconosciuto il premio di arresto temporaneo, vale a dire l’indennizzo che la Ue riconosce alle imbarcazioni costrette a rimanere ferme in porto. Una beffa, soprattutto alla luce dei ritardi del ministero del Lavoro nell’emanazione dei decreti attuativi relativi all’estensione della Cisoa alla pesca marittima, prevista dalla legge di bilancio del 2022 e rimasta inattuata a causa di una inaccettabile disattenzione verso i lavoratori della pesca”.
“Ci auguriamo che questa gravissima situazione – proseguono Fai, Flai e Uila Pesca –, anche in vista della possibile entrata in vigore del meccanismo di assegnazione individuale delle possibilità di pesca alle singole imbarcazioni, serva a rendere prioritaria per il governo la questione Cisoa e che ai lavoratori della pesca venga riconosciuta la dignità che spetta a coloro che producono cibo di qualità Made in Italy, al di là dei proclami, cultura, tradizioni e rispetto per l’ambiente”.
“Come organizzazioni sindacali – concludono – chiediamo ai ministeri del Lavoro e dell’Agricoltura la convocazione urgente di un tavolo per affrontare questa emergenza e individuare misure di sostegno al reddito, per risolvere un problema sociale e occupazionale imminente”.






















