A Torino Deliveroo blocca e licenzia i rider con permesso di soggiorno provvisorio cartaceo, Cgil e Nidil provinciali si rivolgono alla Prefettura e concordano una procedura per la validazione legale del documento stesso via pec.

Elena Ferro, della segreteria della Camera del lavoro torinese, ci spiega l’accaduto: "Si sono rivolti a noi alcuni rider che erano stati disconnessi dalla piattaforma che è governata dal famoso algoritmo di Deliveroo. Premettendo che sono molti i rider richiedenti asilo e protezione internazionale e tutti a partita Iva, bisogna sapere che la Questura, quando presentano la richiesta di riconoscimento del loro status, rilascia un certificato cartaceo temporaneo che li ‘protegge’ dalla illegalità e consente di stare temporaneamente sul territorio, in attesa delle verifiche per valutare se si tratta realmente di un avente diritto”.

"Per avere quindi il permesso definitivo passa un po' di tempo e intanto quello temporaneo va rinnovato ogni sei mesi. In attesa del tesserino con microchip, i lavoratori devono presentare documento cartaceo alle aziende, perché il Testo unico sull'immigrazione prevede che serva obbligatoriamente per il mantenimento o l'ottenimento di un'occupazione e le aziende devono attenersi a questo obbligo. Deliveroo non lo fa”.

Ferro ci sapere che i pretesti che l’azienda adduce sono che il formato non è corretto, che la sua piattaforma non riesce a scansirlo, che non lo riesce a registrare perché non è digitale, oppure sostiene che il documento è falsificato e di conseguenza disconnette il lavoratore, vale a dire che lo licenzia.

La solita logica del profitto

Danilo Bonucci, segretario generale del Nidil Torino, aggiunge che, a parere del sindacato, “il fenomeno è determinato da una volontà proditoria di Deliveroo di bloccare un certo numero di lavoratori, perché la loro flotta di rider è molto sovradimensionata rispetto all'effettiva necessità. Questo accade per  avere una gestione del servizio ‘just in time’ (secondo le esigenze del momento, ndr): quando ne hanno più bisogno li fanno lavorare tutti, ma nel momento del calo di lavoro ne bloccano un certo numero con diversi pretesti”.

Uno di questi pretesti è proprio il non riconoscere la validità del documento provvisorio cartaceo rilasciato dalla Questura. “Questo è molto grave – prosegue Bonucci – perché va a inficiare addirittura dei documenti che sono prodotti dalle autorità”.

Il segretario generale del Nidil Torino porta ad esempio un caso che intendono sottoporre alla Questura: “Abbiamo un lavoratore che ha un permesso di soggiorno rinnovato in scadenza a dicembre 2026 che non è stato accettato da Deliveroo. Come accaduto per molti altri, l’azienda sostiene che il documento non è valido, poi invece che è il lavoratore non in grado di inserirlo”.

“A quel punto li inseriamo noi sindacalisti del Nidil, ma riceviamo gli stessi messaggi di mancata accettazione. Risultato: questi lavoratori non possono lavorare e quindi non guadagnano il denaro necessario per sopravvivere. Ricordiamoci che stiamo parlando di persone che già hanno una serie di difficoltà per il lavoro stesso che fanno”.

La collaborazione della Prefettura

Quando il fenomeno si è allargato e si è palesato in maniera così vistosa, anche perché pare che non sia in uso solamente presso Deliveroo, Cgil e Nidil sono intervenuti presso l’azienda e, in assenza di risposte che risolvessero il problema, hanno deciso di coinvolgere la Prefettura, la quale, dando supporto al sindacato, ha confermato che è assolutamente necessario che Deliveroo accetti i documenti provvisori cartacei.

Elena Ferro sottolinea anche che “nell'era del digitale il Ministero rilascia ancora dei certificati cartacei, titoli di soggiorno che sono dei fogli di carta A4: siamo veramente al ridicolo e questo conferma la necessità di intervenire su queste pratiche amministrative per rendere esigibile un diritto, soprattutto perché stiamo parlando di gente che fugge da guerre, dittature e carestie”. 

Ora, come stabilito al tavolo con le istituzioni, il sindacato manderà una pec di diffida alla piattaforma di Deliveroo e, in copia, a Prefettura e Questura, chiedendo l’immediata cessazione delle esclusioni dei lavoratori stranieri titolari di documenti validi e, in caso di ripetuta violazione delle norme, ricorrerà alle vie legali.