Lo sciopero nel settore dei trasporti è il pretesto al quale si è aggrappato il ministro Matteo Salvini per attaccare il sindacato e dare il via alla precettazione, ma la Filt Cgil, nel disporsi a proteggere i suoi lavoratori, fa sapere che la partita sul diritto di sciopero non si chiude qui.

In un’intervista il segretario generale della Federazione, Stefano Malorgio, inizia con lo spiegarci i motivi dello sciopero del 17 novembre, che Cgil e Uil, per proteggere i lavoratori del settore, hanno ridotto da 8 a 4 ore. La Filt, riconoscendosi nelle ragioni più generali della mobilitazione, ha una serie di problemi specifici del settore: “Abbiamo il mancato aumento dei finanziamenti del Fondo nazionale trasporti, che determina e finanzia il trasporto pubblico locale – afferma Malorgio -; c’è il tema della mancanza totale di programmazione del settore della logistica, che sta crescendo moltissimo, ma manca di orientamento politico; poi c’è il mancato intervento sul tema della sicurezza che colpisce profondamente i lavoratori dei trasporti”.

Il segretario generale si sofferma in particolare sull’argomento, mai del tutto smarcato, della possibile privatizzazione del gruppo Fs, che si inserisce in un più ampio tentativo, da parte del governo, di procedere con la privatizzazione dei trasporti. “C’è la questione della riforma portuale – ricorda -, con il cambiamento della natura giuridica dell’Autorità del sistema portuale, che rischia di diventare un soggetto non più pubblico, e quella della privatizzazione di Enav. Quindi il tema delle privatizzazioni tiene insieme il pezzo ferroviario, il portuale e quello aereo dei controllori di volo e di Enav.”

Nella foto Stefano Malorgio ()

Quanto al braccio di ferro intrapreso da Salvini con i sindacati e in particolare con il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, Malorgio individua una “manovra personale da parte del ministro per nascondere l’incapacità di portare a casa con la legge di Bilancio quanto promesso ai suoi elettori, in perfetto stile della destra più becera, attaccando gli ‘scioperi del venerdì’, mettendo in campo un armamentario totalmente falso, nel silenzio assoluto della Presidenza del Consiglio (non si sa se più o meno complice). Contemporaneamente c’è una palese messa in discussione del diritto di sciopero, che la Filt denuncia da molto tempo: ora è emersa e va presa di petto”.

Malorgio spiega poi che l’aspetto tecnico, peraltro contestabile, sollevato dalla Commissione di garanzia, diventa “politico attraverso l’intervento di Salvini. Il ministro non afferma che, se non sono rispettati i pronunciamenti della Commissione, parte la precettazione, ma che gli scioperi di 24 ore nei trasporti non saranno consentiti. La normativa italiana invece li consente, se si rispettano i servizi minimi e le fasce di garantite. Non c’è alcun appiglio legislativo, quindi, e il ministro può intervenire solamente per cause di emergenza”.

"Al tavolo di martedì – prosegue – gli ho chiesto se avrebbe comunque precettato anche se non fosse intervenuta la Commissione di garanzia e lui ha risposto di sì, insistendo che non sono previsti scioperi di 24 ore. Gli è quindi stato fatto presente che la sua tesi non è vera e che comunque egli stesso ha consentito ben tre scioperi dei trasporti di 24 ore delle sigle non confederali e svariati scioperi generali di un’intera giornata. Inoltre, alla domanda su quali siano le ragioni di urgenza addotte per il nostro sciopero non ha risposto, perché in effetti non ci sono (a luglio sono stati precettati i ferrovieri perché faceva caldo)”.

L’operazione si dimostra quindi squisitamente politica, e rivela la natura “di mascheramento delle difficoltà del governo e di un tentativo di visibilità di Salvini, ma anche di un’operazione di mera messa in discussione del diritto di sciopero nei trasporti, secondo una linea politica del ‘se scioperi contro di me, ti precetto, se non è contro di me (quindi le amministrazioni locali, ndr), ti lascio fare”.

Lo scontro in atto, se da un lato ha dato visibilità alle ragioni del sindacato, dall’altro “necessita che ci si prepari a una strategia comunicativa, politica e giuridica per rispondere a un attacco al diritto di sciopero in atto da anni e che trova il suo acme in questa fase”. Malorgio ricorda quindi che in Germania è in corso uno sciopero di due giorni proclamato dal sindacato macchinisti: “Nei Paesi civili il trasporto è libero di scioperare anche più giornate, cosa che non accade nei Paesi con un sistema democratico dubbio. In Italia è in atto un attacco simile a quello messo in campo da Orban in Ungheria”.

“Noi però – prosegue Malorgio – abbiamo un sistema equilibrato, perché la legge contempla il diritto di sciopero e i diritti del cittadino, è un punto avanzato, ma da come si interpreta la legge e da come agisce la Commissione di garanzia è chiaro che ci troviamo davanti a un tentativo di stretta ingiustificata. La Commissione attuale è totalmente schiacciata sul volere del governo, venendo così meno alla sua funzione di garantire tutte le parti”.

“Noi – conclude – diremo ai lavoratori di rispettare la precettazione, per non incorrere in sanzioni al singolo e nella messa in stato d’accusa per interruzione di pubblico servizio, che è un reato penale: quando c’è di mezzo il tema dei lavoratori, noi andiamo in protezione, perché non devono correre rischi per comportamenti ingiustificati del ministro. La partita però non finisce qui”.