A coloro che di solito in questo periodo si riempiono la bocca con la favola dei professori che godono di tre mesi di vacanza (ma non soltanto a loro), consegniamo la tragica storia di Alessandra Casilli, insegnante precaria di 54 anni, morta la scorsa settimana per un incidente stradale.

Si dirà: il caso, la sorte, il destino, la sfortuna. Il momento fatale. Ma non è così, e a spiegarlo bene sono i suoi colleghi e colleghe del liceo Rocci di Fara in Sabina, provincia di Rieti, con una lettera pubblicata dal quotidiano Domani, e indirizzata al ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, nella quale si racconta della professoressa di ritorno da Campobasso, direzione Passo Corese, sulla strada statale Venafrana, tra le più pericolose d’Italia, da troppo tempo. Ad attenderla c’era la sua classe, per la cena di fine anno.

Ma perché Campobasso? Il motivo è stata la prova orale per la classe di concorso A040-Scienze e tecnologie elettriche ed elettroniche, per accedere alla cattedra di ruolo dopo troppi anni di precariato. E Campobasso, nel Molise, è stata la sede scelta molto probabilmente per accorpare commissioni di più regioni in modo da risparmiare sui gettoni e i rimborsi dei commissari.

Il problema però è che nessuno rimborsa i candidati, spesso supplenti in altre scuole durante le prove concorsuali, dunque costretti a spostarsi da una regione all’altra anche nell’arco della stessa giornata soprattutto in queste settimane, quando ci si trova impegnati nella duplice e paradossale posizione di esaminati ed esaminatori, in virtù delle prove di Stato per studenti e studentesse delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Può capitare così di essere stanchi, passando notti insonni tra libri e questionari, tra appunti e schede da compilare, tra dubbi e incertezze sulla vita che verrà, cercando di poterla organizzare nel miglior modo possibile. Per Alessandra quelle incertezze sulla vita, in particolare sulla sua vita professionale, inseguita per anni ovunque potesse portare, l’hanno infine portata alla morte.

Sì, perché come scrive nella lettera chi l’ha conosciuta, chi ha lavorato con lei, “in un anno passato con noi come supplente Alessandra ha mostrato sempre grande professionalità: si è messa in gioco nella valutazione educativa, ha studiato, fatto didattica, frequentato corsi di formazione; il tutto mentre preparava i concorsi. Non sappiamo se Alessandra sia stata sopraffatta dalla stanchezza, ma sicuramente era andata così lontano per poter avere un lavoro stabile nella scuola”.

E allora, per rendere un minimo di giustizia alla sua professionalità, gli stessi colleghi ricordano al ministro come il precariato sia “una realtà strutturale della scuola italiana. Una realtà spesso comoda per le casse dello Stato. Per andare a fare i concorsi, ad esempio, i docenti non di ruolo debbono chiedere un giorno di permesso, che però non viene loro retribuito. E infatti i posti messi a bando nei concorsi non bastano mai per coprire le cattedre disponibili”.

Su questa vicenda assurda, ai limiti del concepibile in un Paese che pretenderebbe di autodefinirsi civile, interviene anche la Flc Cgil con un comunicato dai toni duri, come altrimenti non potrebbe essere. “La morte di Alessandra Casilli non è una fatalità ma una morte sul lavoro, come viene appunto ricordato da chi faceva parte della sua stessa comunità scolastica… …ma la morte di Casilli mostra un carattere ancora più drammatico della svalutazione del lavoro in Italia: il tempo di qualità che i docenti dedicano alla propria formazione non viene considerato lavoro, il tempo di qualità che i docenti dedicano alla relazione educativa e alla cura degli studenti fuori dalle mura scolastiche non viene considerato lavoro”.

Più avanti, nella nota sindacale si aggiunge: “Alla classe docente italiana non serve un fantasmatico status da magister, come evocato dalle nuove indicazioni ministeriali. Serve stabilizzazione, formazione di qualità - non attraverso corsi farseschi e costosi spesso svolti presso le università telematiche -, salari adeguati al costo della vita e al crescere dell’inflazione, riconoscimento e investimento nelle competenze professionali”.

I cantori della favola dei tre mesi di vacanza avranno qualcosa di tremendamente concreto su cui riflettere, nel nome di Alessandra Casilli.