“Ci costringono a fare straordinario perché siamo in carenza di personale, non ce lo pagano da quasi due anni perché mancano i fondi però col conguaglio nella busta paga di febbraio, determinato proprio dal maggior reddito generato dal lavoro emergente, poliziotte e poliziotti stanno pagando un salasso che arriva anche a metà stipendio. Un paradosso folle e inaccettabile”. Lo denuncia Pietro Colapietro, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil.

Sono arrivate tantissime segnalazioni, prosegue, da parte di lavoratrici e lavoratori in divisa che hanno avuto un conguaglio a febbraio anche di 800 euro. “Con un mutuo da pagare e con figli da mantenere è impossibile arrivare a fine mese – prosegue – . Nel contempo, da venti mesi come abbiamo denunciato più volte non viene pagato lo straordinario che ovviamente come poliziotti siamo costretti a fare. L’assurdo è che proprio il lavoro straordinario determina un aumento del reddito e quindi incide sulle aliquote che generano questi conguagli molto alti”.

"Già lo scorso anno - ricorda il sindacalista - avevamo segnalato il problema al Dipartimento della pubblica sicurezza ma non abbiamo avuto risposta. Siccome l'entità del conguaglio è nota al Mef già fine dicembre, sarebbe doverosa almeno una comunicazione ai nostri uffici per mettere in moto almeno la possibilità di una rateizzazione. Neppure questo. Non c'è alcun rispetto per i poliziotti”.

“A tutto questo - conclude Colapietro - si aggiunga il fatto che aspettiamo il rinnovo del contratto di lavoro da oltre 2.200 giorni e che dopo l'incontro che abbiamo avuto in pompa magna con la premier Meloni a novembre che aveva promesso mari e monti, ad oggi non abbiamo registrato neppure l'avvio di una trattativa ufficiale ai tavoli della funzione pubblica. Al netto del fatto che nell'ultima legge di bilancio non sono state stanziate risorse sufficienti. La verità è che questo governo in materia di sicurezza fa solo propaganda in materia di sicurezza, non ci considera servitori dello Stato, strumenti per ottenere consenso”.