C'è anche una delegazione di lavoratori dal Sulcis e da Fiume Santo al presidio organizzato da Cgil, Cisl Uil nazionali confederali e di categoria a Roma davanti al ministero dello Sviluppo economico per oggi (17 aprile) nel giorno in cui si svolge la riunione sul phase out dal carbone alla quale sono stati esclusi i sindacati.

“Siamo preoccupati – ha spiegato il segretario regionale Filctem Francesco Garau – per i riflessi che potrebbe avere la chiusura anticipata al 2025 delle centrali a carbone di Fiume Santo e Portovesme che il governo nazionale ha deciso senza garantire in quale modo la rete elettrica sarda potrà mantenersi stabile ed efficiente, per le imprese e per i cittadini”. La mancata convocazione ha suscitato il disappunto delle segreterie nazionali che hanno chiesto con una lettera ufficiale di essere coinvolti nella discussione alla quale, per adesso, sono invitate le aziende produttrici, il gestore della rete nazionale di trasporto e il ministero dell’ambiente.

La vertenza regionale riguarda in particolare la fase di transizione che prevede l’utilizzo del gas come fonte fossile fino al 2050, ma il cui utilizzo in Sardegna resta purtroppo in bilico per le titubanze del governo nazionale sul piano di metanizzazione: “In gioco ci sono non solo i costi dell’energia per le imprese e per cittadini ma la stessa stabilità della rete elettrica, che non beneficia della continuità con quella nazionale e verrebbe seriamente compromessa se non si potesse disporre del metano come fonte di transizione indispensabile a dar corso alla decarbonizzazione”.

Insomma, da una parte il governo Lega-M5s chiude le centrali a carbone, dall’altra non dice come, in assenza del metano e senza gli indispensabili investimenti sulle infrastrutture, si potrà continuare a garantire l’energia necessaria al sistema regionale. Nel frattempo, la vertenza è arrivata sul tavolo del ministro Di Maio, ma la mancata convocazione delle organizzazioni sindacali è giudicata inaccettabile e incomprensibile: da qui il presidio, per far sentire la propria voce a tutela di tutti i lavoratori delle centrali e del settore industriale il cui destino è strettamente collegato, oltre che per avanzare le proposte utili ad arrivare con più certezze e stabilità agli obiettivi fissati al 2050 e condivisi a livello nazionale ed europeo.