"A differenza del passato, il governo non sceglie lo scontro frontale, come sull'articolo 18: la lezione e' stata accolta. La strada scelta e' di cospargere in modo silenzioso i provvedimenti di norme sullo stato sociale che, ricomposte in un quadro unitario, danno una idea della gravita' del disegno deregolatore del governo: una vera e propria deregolamentazione del mercato del lavoro e delle tutele". A dirlo è l’ex ministro del Lavoro nel governo Prodi Cesare Damiano (Pd), nel corso della presentazione a Montecitorio del libro "La controriforma del mercato del lavoro". Sotto i riflettori dell’opposizione il ddl del governo (il 1441 quater) che, secondo l’esponente Pd, modifica pesantemente il processo del lavoro 'con grave danno per i lavoratori che dovranno affrontare una procedura molto piu' complessa e farraginosa' per far valere i propri diritti. La destra “ha manomesso in modo potente l'impianto del protocollo del 23 luglio del 2007'. A cominciare dai contratti a termine la cui normativa 'e' stata cambiata in senso anticostituzionale'. Ma l’elenco è lungo.


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Stop alla stabilizzazione dei precari
Il Governo, con due emendamenti presentati nel corso dell’esame in Commissione Lavoro, ha disciplinato il blocco del processo di stabilizzazione del personale precario delle pubbliche amministrazioni, che per anni hanno assicurato, stante il blocco delle assunzioni, il funzionamento degli uffici della pubblica amministrazione e degli enti locali, interrompendo così, il processo di stabilizzazione già avviato dalle due finanziarie del Governo Prodi. Il decreto 112/2008 ha provveduto a bloccare l’assunzione di quei lavoratori precari che hanno in corso un procedimento giudiziario per i quali, con una norma totalmente incostituzionale, il Governo ha previsto solo un limitato risarcimento.

Concorsi territorializzati
Le norme in materia di territorializzazione delle prove concorsuali sono state peggiorate – accusa il Pd - con due emendamenti di matrice leghista con i quali si è previsto che in caso di parità di punteggio, nelle prove concorsuali, debba prevalere la posizione di chi risiede nella sede di impiego, mentre si voluto escludere che il punteggio del titolo di studio costituisca titolo di merito nella formazione delle graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche.

Familiari disabili? Più difficile l’assistenza
Il Pd giudica grave, inoltre, l’intervento del Ministro Brunetta nei confronti dei lavoratori, già duramente gravati dall’onere di assistere familiari con gravi disabilità: il Governo ha tentato di imporre una forte riduzione del diritto ad usufruire dei permessi retribuiti, previsti dalla legge 104 del 1992, per assolvere a tale delicata e cruciale funzione familiare. Per il Pd “i lavoratori che usufruiscono dei permessi della legge 104, vengono considerati “fannulloni”. Anche in questo caso, il Governo ha riproposto l’idea (fissa) del Ministro Brunetta, della costituzione di un’altra banca dati centralizzata, all’interno della quale far confluire tutte le informazioni relative a tali lavoratori. Evidentemente, l’occhio del Ministro dovrebbe assicurare la rigorosa vigilanza su tale fenomeno”.

Ma secondo l’opposizione l’attacco alla legge 104 rappresenta solo il primo punto del programma di Governo che prevede, subito dopo, la riduzione dei permessi sindacali, dei congedi e dell’aspettativa, oggetto di una richiesta di delega legislativa che il Ministro Brunetta ha presentato tramite emendamento.

Meno diritto del lavoro
Altrettanto gravi, infine, per il Pd gli articoli concernenti le clausole generali e certificazione dei contratti, la conciliazione ed arbitrato e la possibilità di impugnazione del licenziamento da parte del lavoratore. Nel primo caso – accusa l’opposizione – “vi è un manifesto tentativo di limitare l’intervento del giudice nelle cause di lavoro, il quale dovrà adesso tener conto di quanto stabilito nei contratti collettivi, oltreché ‘delle fondamentali regole del vivere civile e dell’oggetivo interesse dell’organizzazione’. Non più, dunque un giudice sottoposto soltanto alla legge”. Per il Pd il tentativo “è quello di riscrivere le norme del diritto del lavoro con l’obiettivo di limitare le tutele e i diritti dei lavoratori. Ancora un attacco alla magistratura, dunque, oltreché alle prerogative dei lavoratori di ricorrere all’intervento giurisdizionale per far valere i propri diritti. Altrettanto grave l’abrogazione del tentativo di conciliazione e la sua sostituzione con l’arbitrato, un istituto di natura privata, notevolmente più costoso, che fa venire meno la regola della possibilità della gratuità dei procedimenti giudiziari, che avrà, dunque, come conseguenza, di appesantire il sistema giudiziario, una volta esclusa la possibilità della conciliazione preventiva capace di scongiurare il procedimento giurisdizionale. Chiude il “pacchetto” relativo al diritto del lavoro, la norma della decadenza: il lavoratore deve presentare entro 120 giorni dalla data di ricezione della comunicazione del licenziamento il ricorso che dovrà essere depositare solo nella cancelleria del tribunale in funzione del giudice del lavoro, abolendo la possibilità ora prevista di impugnare il licenziamento con qualsiasi atto scritto, anche stragiudiziale”.

“Finalmente è caduto il silenzio sulle gravi misure di ‘riforma’ del processo del lavoro”. È il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, a intervenire in merito alla discussione in corso presso la commissione Lavoro della Camera sul ddl 1441 quater collegato alla manovra finanziaria.

“Così come da noi denunciato già in estate nel totale silenzio mediatico, oggi finalmente si alza il velo”, dice il dirigente sindacale nell’indicare le “gravi misure” di riforma: “La modifica del processo del lavoro, infatti, trasforma il giudice nel semplice notaio della volontà insindacabile dell’impresa sulle assunzioni, sulla qualificazione del rapporto di lavoro, su trasferimenti e licenziamenti e, allo stesso tempo, priva il lavoratore delle garanzie essenziali, sia sul piano delle certezze contrattuali sia su quello dellesigibilità della giurisdizione”.

“L’ideologia del ‘deregolare semplificando’, - commenta - nella quale questo governo eccelle, si traduce anche in questo caso nella riduzione delle tutele del lavoratore, cercando di privare il giudice della possibilità di intervenire nel merito”. La conferma per Fammoni arriva dallo stesso relatore delle legge “quando dice che ‘verrà limitato l’intervento del giudice che sarà portato a occuparsi solo della legittimità’, in altre parole il governo tenta di seguire una strada che cambia le regole vigenti in caso di licenziamenti illegittimi”. Si apre così secondo il sindacalista, “in maniera surrettizia”, anche “una strada al depotenziamento della tutela dell’articolo 18 in caso di licenziamenti illegittimi, o come nel caso del cosiddetto arbitrato ‘secondo equità’ alla deregolazione dei contenuti contrattuali”.

“Non ci siamo mai sottratti alla necessità di snellire e velocizzare il processo del lavoro – conclude il segretario confederale della Cgil - ma il progetto attuale è tutt’altro, si tratta di una manovra grave che cancella tutele per le persone e mortifica l’indipendenza della magistratura. Non ci fermeremo di fronte a questi tentativi di manomissione del diritto e del processo del lavoro, ricorrendo a tutte le sedi utili per far valere la cultura ed il diritto del lavoro”. Il 21 ottobre, infatti, la Consulta giuridica della Cgil incontrerà al Cnel parlamentari, operatori del diritto e rappresentanze sindacali, per denunciare quanto sta avvenendo e costruire la mobilitazione necessaria.