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Appena un anno fa l’ingresso di un nuovo socio di maggioranza, adesso l’annuncio di 30 esuberi. Accade alla Sitem di Cannaiola di Trevi (Perugia), storica azienda (fu fondata nel 1974 dalla famiglia Scarca-Bartoloni) produttrice di lamierini magnetici in acciaio e alluminio pressofuso per i settori automotive ed elettrodomestici.
La società, controllata dal gruppo statunitense Worthington Steel (con stabilimenti in Francia, Slovacchia e Svizzera, per complessivi 700 addetti), l’8 ottobre scorso ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per circa 30 dipendenti (su 165). A motivare la decisione, secondo l’azienda, ci sarebbe il calo delle commesse dovuto alla concorrenza dei paesi asiatici.
Forte è stata la reazione di sindacati e lavoratori, che mercoledì 28 ottobre hanno scioperato per quattro ore, con presidio davanti ai cancelli dell'azienda. Il confronto con l’azienda ha portato alla promessa di ridurre il numero degli esuberi, ma Fiom, Fim e Uilm chiedono l’adozione degli ammortizzatori sociali.
Fiom Cgil: “Alla concorrenza asiatica si risponde con investimenti”
“Nei giorni scorsi c’è stata qualche apertura da parte dell’azienda sull’accordo di licenziamento collettivo, con la riduzione degli esuberi, ma questo è ancora assolutamente insufficiente”, spiega il segretario generale Fiom Cgil Perugia Nico Malossi, sottolineando che lo stabilimento di tranciatura di Trevi è tra i più importanti d’Europa.
“Non possiamo accettare un ridimensionamento industriale”, prosegue il dirigente sindacale: “Alla crisi di mercato e alla concorrenza dei produttori asiatici, che hanno portato alla riduzione degli ordinativi, si deve rispondere con investimenti e non con i licenziamenti”.
Malossi evidenzia che “stiamo rischiando una deindustrializzazione importante, si stanno aprendo parecchie falle nel nostro tessuto economico. Questa è l’ennesima situazione della multinazionale che arriva, promettendo prosperità e sviluppo, per poi ritrovarci a discutere di licenziamenti”.
Il segretario Fiom così conclude: “Chiediamo l’apertura degli ammortizzatori sociali, il ritiro della procedura di licenziamento collettivo e il rilancio dell’azienda con un piano industriale concreto. Lo stato di agitazione andrà avanti fino a che non avremo risposte alle nostre istanze”.






















