Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a tutto campo sul lavoro. Alla cerimonia per la consegna delle Stelle al merito del lavoro, il Capo dello Stato ha ribadito con forza la necessità di affrontare senza rinvii la questione salariale in Italia, definendola un nodo cruciale per il futuro del Paese. E ha poi messo in fila tutti i problemi che il mondo del lavoro sta affrontando negli ultimi anni.    

Salari e giovani

“La dinamica salariale negativa dell’ultimo decennio vede ora segnali di inversione di marcia”, ha detto Mattarella, ricordando come in passato i salari abbiano rappresentato “lo strumento principe per ridurre le disuguaglianze e per garantire un equo godimento dei frutti dell’innovazione e del progresso”. Il presidente ha avvertito che la questione non può essere elusa, perché riguarda soprattutto le nuove generazioni: “Troppi giovani sono spinti all’emigrazione, spesso per la difficoltà di trovare lavoro e, sovente, per il basso livello retributivo al primo ingresso”.

Contratti pirata e dumping

Mattarella ha poi richiamato l’attenzione sul fenomeno dei cosiddetti “contratti pirata”. Attualmente, ha ricordato, “sono oltre mille i contratti collettivi nazionali di lavoro depositati al Cnel, duecentocinquanta nei soli settori del turismo e del terziario”. Tra questi, ha denunciato, vi sono accordi siglati da rappresentanze scarsamente rappresentative che generano “vere e proprie forme di dumping contrattuale, con l’effetto di ridurre diritti e tutele, abbassare i livelli salariali e provocare concorrenza sleale fra imprese”.

Disuguaglianze e salari reali

Mattarella ha poi osservato che alla ripresa economica seguita al Covid “non è corrisposta la difesa e l’incremento dei salari reali”. A beneficiarne sono stati piuttosto “gli azionisti e alcuni dirigenti, destinatari di robusti premi”, mentre le entrate fiscali dello Stato continuano a provenire in gran parte “da dipendenti pubblici e privati e dai pensionati”. Per questo, ha avvertito, “porre riparo non deve consistere nell’inseguire politiche assistenziali, ma deve essere una scelta di sviluppo e di lungimirante coesione sociale”.

Precarietà e smart working

Il Presidente ha affrontato anche i cambiamenti strutturali del lavoro dopo la pandemia. Il ricorso massiccio allo smart working ha contribuito a ridefinire categorie e condizioni occupazionali. “Nei cosiddetti piani alti dell’occupazione – ha detto – troviamo lavori prestigiosi, appaganti, ben remunerati; nei piani bassi, invece, forme di precarietà non desiderate, subite, talvolta oltre il limite dello sfruttamento”. Un fenomeno che, secondo Mattarella, accentua le fratture: “Il lavoro oggi procede a velocità diverse. Si creano diaframmi tra categorie, generazioni, territori, tra chi utilizza tecnologie avanzate e chi non può farlo”.

Sicurezza sul lavoro e dignità

Il Capo dello Stato ha ricordato con commozione i lavoratori caduti, consegnando le Stelle alla memoria ai familiari di Angelo Catania, Maurizio Curti e Loris Nadali. “Lavoro non può significare rischio di vita”, ha sottolineato. E ha ribadito che la piena occupazione resta un orizzonte di libertà e dignità, citando l’articolo 36 della Costituzione: ogni lavoratore deve ricevere “una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro e comunque sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

L’unità del lavoro come valore civile

Infine, Mattarella ha richiamato il valore storico dell’unità del lavoro, che ha rappresentato uno dei motori principali della crescita economica e civile del Paese. “Il senso unitario dell’apporto delle cittadine e dei cittadini allo sviluppo dell’Italia – ha detto – ha avuto una funzione determinante nel generare partecipazione, diritti, benessere”.