Il mercato delle auto è crollato, è il peggior calo di sempre nell’Unione Europea. E fra tutti i Paesi l’Italia è quella che registra il risultato più rovinoso, con una contrazione del 97,6 per cento. Una situazione drammatica, che mette a rischio un’intera filiera e migliaia di posti di lavoro. Negativi i numeri di tutte le maggiori case automobilistiche, e in questa “classifica al contrario” purtroppo spicca Fca. La causa principale è naturalmente l’emergenza dovuta al coronavirus, che ha visto la chiusura di fabbriche e concessionarie, ma va comunque sottolineato che il mercato continentale era debole anche prima.

“I dati confermano che sul mondo dell’automotive si sta abbattendo una scure, tutto ciò avrà ovviamente un forte impatto sulla produzione e sull’andamento dell’occupazione”, commenta Michele De Palma, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile del settore. L’esponente sindacale rileva che “tutti i piani industriali delle grandi case automobilistiche sono in via di riformulazione, quindi per ora è impossibile capire cosa succederà. La quasi totalità delle aziende, però, ha messo i lavoratori in cassa integrazione: questo ci dice dell’allarme drammatico che stiamo vivendo”.

L’emergenza Covid-19, però, ha bruscamente accelerato una difficoltà del settore in atto già da tempo. “Una difficoltà che il governo non ha affrontato, e che seguita a non affrontare, con la dovuta considerazione”, prosegue De Palma, segnalando la disattenzione del ministero dello Sviluppo economico e l’insufficienza delle risorse messe a disposizione dal ministero dell’Economia. “L’esecutivo – conclude il segretario nazionale Fiom Cgil – deve aprire un confronto istituzionale trasparente, allo scopo di fronteggiare la crisi e individuare gli interventi da adottare. Svolgendo anche un ruolo propositivo nella discussione europea, perché potrebbe manifestarsi il rischio di una competizione tra filiere produttive sul costo del lavoro. Il nostro obiettivo, come sempre, è quello di tutelare l'occupazione e proseguire sulla strada della mobilità ecocompatibile”.

Ma veniamo ai dati. Nella Ue le immatricolazioni in aprile sono diminuite del 78,3 per cento, in marzo il calo era stato del 55,1. A dirlo è l’Associazione dei costruttori europei (Acea), rimarcando che il crollo record è legato alle restrizioni per la pandemia, con la maggioranza dei punti vendita in lockdown per l’intero mese quasi ovunque. Tutti i 27 mercati dell’Unione Europea in aprile hanno segnato una contrazione a doppia cifra, ma “l’Italia e la Spagna – spiega l’Acea – hanno subìto le perdite maggiori, con le immatricolazioni in calo rispettivamente del 97,6 e del 96,5 per cento”. La domanda è crollata anche nel Regno Unito (-97,3), in Francia (-88,8) e in Germania (-61,1).

Estremamente negativi sono i risultati di Fiat Chrysler Automobiles. In aprile le immatricolazioni sono diminuite dell’87,7 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, mentre la quota di mercato si è quasi dimezzata, passando dal 6,6 al 3,7 per cento. A risentirne sono stati tutti i brand: in aprile -98 per cento per Lancia, -88,4% per Jeep, -86,6 per Fiat, -86,3 per Alfa Romeo. Va comunque segnalato che il decremento ha colpito tutti i produttori europei, con Volkswagen, Renault, Hyundai e Bmw (che è quella che ha tenuto meglio) sotto l’80 per cento, mentre Psa si è situata al di sopra (assieme appunto a Fca).