“C’è bisogno di fare sistema, occorre un coordinamento tra i diversi ministeri, dal Mezzogiorno all'ambiente, dalla politica industriale all'istruzione, e di un luogo che sappia indicare dove e come realizzare investimenti e progetti di politica industriale. Serve una cabina di regia nazionale”. A dirlo è il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, in un’intervista pubblicata domenica 27 ottobre sul quotidiano Il Mattino: “Bisogna fare sistema e ragionare con le banche e le Fondazioni, con la Cassa depositi e prestiti e con le stesse imprese, con le università e i centri di ricerca. Si tratta di definire indirizzi strategici perché il mercato, da solo, non è in grado di invertire il percorso. Anzi, è stata la causa principale dell'aumento della distanza tra Nord e Sud del Paese”.

Maurizio Landini ha anche parlato dello sciopero generale di Napoli di giovedì 31 ottobre a sostegno dei lavoratori Whirlpool. “È il paradigma di cosa bisogna fare per rilanciare il Mezzogiorno, a partire dal rispetto di impegni che in alcun modo possono essere disattesi, a Napoli come a Taranto”, ha spiegato: “C’è un accordo siglato dalla multinazionale, dai sindacati, dal governo, che prevede investimenti importanti a Napoli e la prosecuzione dell’attività produttiva. Il governo fa bene a chiedere che si riparta da qui, che quell'accordo sia mantenuto e che l’azienda cambi idea. Stiamo parlando di una multinazionale che qualche anno fa ha acquisito Indesit e di un Paese, l’Italia, che produce elettrodomestici da decenni: questa competenza non va dispersa. Senza dimenticare che Napoli e il Mezzogiorno hanno già pagato un prezzo salatissimo alla crisi”.

Il segretario generale Cgil è intervenuto, infine, sulla vicenda dello scudo penale per i dirigenti ex Ilva di Taranto, che mette a rischio l’investimento di ArcelorMittal. “I metalmeccanici unitariamente hanno ribadito ai ministri dell’Industria e del Mezzogiorno che il voto del Parlamento rischia di essere un autogol”, illustra Landini: “È importante ora che il governo eviti quest’alibi all'azienda e si ritorni ad applicare gli accordi già sottoscritti per Taranto. C’ero anche io quando fu firmato quello con governo, commissari, sindacati e ArcelorMittal, in base al quale il nuovo che arriva non può essere responsabile delle scelte fatte da chi c’era prima. Nessuno vuole depenalizzare reati ambientali, ma chiediamo al governo di ripristinare questo normale criterio”.