Le piattaforme devono chiarire il funzionamento degli algoritmi che reclutano i fattorini, rendere comprensibili le logiche dei sistemi, le informazioni che consentono di evidenziare in maniera prevedibile e trasparente la decisione adottata dalla app, le misure prese per prevenire decisioni di natura discriminatoria.

Lo ha stabilito il giudice del tribunale di Torino che ha condannato per attività antisindacale Foodinho, la società italiana attraverso la quale la multinazionale del food delivery Glovo agisce sul nostro territorio. Una decisione che arriva al termine di un processo promosso da Filcams, Nidil e Filt Cgil e che aggiunge importanti elementi di chiarimento del livello di trasparenza algoritmica rispetto a quanto già affermato altre volte.  

Secondo il tribunale il sistema di profilazione dei rider presenta concreti rischi di penalizzazione per determinate categorie di lavoratori ritenute meno produttive dalle logiche di programmazione dei modelli di gestione, e in generale per il diritto di sciopero. Infatti, il giudice torinese ha segnalato all’interno dei parametri che determinano i punteggi dei rider, funzionali all’accesso prioritario al calendario delle consegne, l’esistenza di “possibili discriminazioni indirette e della mancanza di misure idonee a prevenirle e a eliminarne gli effetti”.

Il commento dei sindacati

Una sentenza innovativa, quindi, che rappresenta un significativo passo in avanti anche per l’emersione dei rischi connessi con i feedback e con il riconoscimento facciale dei sistemi. “Questa decisione – spiegano Nidil, Filcams e Filt Cgil in una nota - rafforza la nostra recente iniziativa giudiziaria presentata proprio per contrastare gli effetti delle decisioni discriminatore algoritmiche, che verrà esaminata nel mese di settembre. Una reale conoscenza del funzionamento degli algoritmi di prenotazione e assegnazione degli ordini di cibo e prodotti permetterà di agire per far sì che gli stessi non producano forme di discriminazione”. 

Un’ulteriore vittoria in un settore, quello del food delivery, che vede in queste ore una serie di vertenze aperte con migliaia di addetti che rischiano di perdere il lavoro. La Cgil da tempo ritiene che il riconoscimento dei diritti e delle tutele della subordinazione, attraverso l’applicazione di un contratto collettivo nazionale sottoscritto dai sindacati maggiormente rappresentativi, consenta il superamento di un modello oramai troppo diffuso di capitalismo digitale che porta a vere e proprie forme di cottimo.