È sempre più fosca la situazione di Alitalia. Il termine per la presentazione dell’offerta definitiva da parte di Ferrovie dello Stato, fissato per martedì 30 aprile, è scaduto. In una lettera inviata ai commissari della compagnia aerea (Stefano Paleari, Daniele Discepolo ed Enrico Laghi) Fs ha chiesto più tempo: oggi (giovedì 2 maggio) i commissari forniranno al ministero dello Sviluppo economico le proprie valutazioni, è molto probabile la concessione di un’ulteriore proroga. Il punto è che la cordata guidata da Ferrovie è tuttora da costruire, nella squadra degli investitori va ancora collocato il 40 per cento del capitale azionario. Anche la pazienza di lavoratori e sindacati è finita: per martedì 21 maggio è stato indetto lo sciopero generale del trasporto aereo.

“A oggi manca un piano industriale serio, perché chiunque entra deve investire e potenziare. Noi non siamo disponibili ad altre riduzioni del salario o a riduzioni dell'occupazione, come si paventa”. Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, commentando la vicenda mercoledì 1° maggio a Bologna, nel corso della manifestazione con Cisl e Uil: “Dal nostro punto di vista le ragioni della sciopero ci sono tutte, l'obiettivo è fare presto, ma soprattutto fare bene”. Lo stop generale del trasporto aereo del 21 maggio è stato proclamato “perché il governo si era già impegnato a risolvere questo problema entro il 31 marzo. È passato più di un mese, non si capisce cosa succede, vediamo il rischio di un ulteriore rinvio. Ogni rinvio non sono soltanto soldi in più che si spendono, ma passa l'idea dell’assenza della prospettiva”. Il problema, conclude Landini, “non è solo la composizione azionaria della società – e alla presenza pubblica noi non siamo mai stati contrari – il problema è per fare cosa”.

Martedì 21 maggio, dunque, si tiene lo sciopero generale di 24 ore del trasporto aereo (personale navigante e di terra, addetti a manutenzione, handling, catering e gestioni aeroportuali). A proclamarlo sono Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Ugl Trasporto aereo, spiegando che “la situazione del settore, strategico per il Paese, continua a vivere una fase di accentuata dicotomia: da un lato una costante crescita di passeggeri e di voli, dall’altro un proliferare di situazioni fallimentari”. Alla base dello sciopero, il secondo dopo quello di quattro ore dello scorso 25 marzo, è la situazione Alitalia, ormai “arrivata alla fase conclusiva della procedura di amministrazione straordinaria senza che nulla lasci presagire, al di là delle dichiarazioni d’intenti, una chiusura senza impatto sul lavoro, in termini di esuberi e tagli al costo del lavoro”.

Questione non secondaria, poi, è quella del Fondo di solidarietà del settore, che ha permesso “di gestire le crisi passate e che deve servire per accompagnare quelle in atto, che viene ridotto dal provvedimento del governo sulle pensioni nel tempo e nella quantità economica”. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti Uil e Ugl Trasporto aereo sottolineano infine che “manca anche una concreta legislazione nazionale per il sostegno del settore, che contrasti il dumping contrattuale e che preveda l’applicazione del contratto del trasporto aereo e di regole chiare, a salvaguardia dell'occupazione e dei salari”.

Il ministro dello Sviluppo economico Di Maio ostenta sicurezza. “Vi assicuro che su Alitalia non c’è nessuna notizia negativa”, ha detto Luigi Di Maio martedì 30 aprile: “Questi sono giorni e sono ore in cui si stanno valutando altre offerte che si aggiungono al blocco preesistente formato da Ferrovie, ministero dell’Economia e Delta Airlines”. Nei giorni scorsi il titolare del dicastero aveva rimarcato che l’obiettivo del governo “è un giusto rilancio, non un semplice salvataggio. Stiamo creando tutti i presupposti affinché quest’operazione possa finalmente invertire la rotta societaria e ‘aggiustare’ i disastri che sono stati creati con decenni di scelte politiche folli e di accozzaglie che hanno spolpato la nostra compagnia di bandiera”.

Nel capitale azionario della nuova Alitalia entreranno sicuramente le Ferrovie dello Stato, la cui offerta è stata annunciata il 31 ottobre scorso, che intendono acquisire non più del 30 per cento. Il partner industriale individuato è l’americana Delta Airlines, che ha confermato l’adesione per il 15 per cento della compagnia. Un altro 15 per cento proverrà dal ministero dell’Economia, utilizzando i proventi per gli interessi (stimati in 145 milioni di euro) sul prestito-ponte di 900 milioni concesso ad Alitalia dopo il commissariamento del 2 maggio 2017. Sommato tutto, si arriva al 60 per cento del capitale. Manca dunque un 40 per cento, pari a una cifra di circa 300 milioni di euro.

In questi cinque mesi e mezzo dall’offerta di Fs non si sono fatti avanti nuovi investitori. Dopo i no di Poste Italiane, Cassa depositi e prestiti, Leonardo, Eni, Fincantieri e altre società partecipate a entrare nel capitale azionario di Alitalia, sono arrivati anche quelli di Atlantia (holding della famiglia Benetton, che controlla Aeroporti di Roma e Autostrade per l’Italia) e del gruppo Toto (già attivo in Air One). Negli ultimissimi giorni si è parlato anche di un interesse da parte della compagnia China Eastern, ma i “rumors” sono rimasti tali. Le uniche opzioni realistiche, dunque, sono quelle di Atlantia (che però, dopo la tragedia del Ponte Morandi, ha pessimi rapporti con il Movimento 5 stelle) e del gruppo Toto, i cui dinieghi potrebbero invece essere superati.

Il cosiddetto “decreto crescita”, come si diceva, ha annullato la scadenza fissata al 30 giugno del prestito-ponte di 900 milioni concesso alla società dallo Stato. La partecipazione dello Stato alla newco Alitalia è stata autorizzata nel limite dell'importo maturato a titolo di interessi sul prestito, che viene esteso a tempo indeterminato. Una decisione su cui Bruxelles ha espresso dubbi: la scorsa settimana la commissaria alla Concorrenza Marghrete Vestager ha affermato di “non avere ancora terminato di analizzare il prestito. Questa non influenzerà l'analisi se si tratta di aiuto di Stato o meno. Da questo punto di vista, la decisione ha un effetto neutrale. Se dovesse trattarsi di aiuto di Stato, ebbene questo sarà stato più lungo. Come detto, tuttavia, non abbiamo ancora terminato la nostra analisi”.