A Corropoli (Teramo), l’incontro di mercoledì 11 ottobre con i vertici della Johnson Control, richiesto dai sindacati per discutere del rinnovo degli ammortizzatori sociali, si è rivelato una doccia fredda. La multinazionale americana specializzata in sistemi di sicurezza, infatti, ha annunciato la volontà di sospendere la produzione nello stabilimento abruzzese, dichiarando 60 lavoratori in esubero.

“Non c’è stato alcun tipo di confronto, la decisione di spostare altrove la produzione ci è stata comunicata in maniera asettica dalla società”, denuncia Natascia Innamorati, segretaria generale Fiom Cgil Teramo. Immediata la risposta dei sindacati, che hanno indetto un’assemblea pubblica davanti ai cancelli nella mattinata di giovedì 12. “Non c’è assolutamente rassegnazione – ha commentato Innamorati dopo l’assemblea – anzi c’è la voglia di lottare per riportare la produzione nel sito di Corropoli”.

La decisione dell’azienda

I lavoratori e le lavoratrici della Johnson Control sono in regime di contratto di solidarietà da due anni e mezzo. Dieci giorni fa, a sei mesi dalla scadenza della misura, c’era già stato un incontro per discutere del rinnovo dell’ammortizzatore. In quell’occasione, spiega la segretaria generale, l’azienda “ci aveva comunicato di un ritardo ‘fisiologico’ su alcuni prodotti, per via di test che erano in corso”.

Nel secondo incontro di mercoledì, l’obiettivo era capire esattamente quale fosse la situazione a livello produttivo e di volumi: “Invece il manager e vicepresidente ci ha comunicato con una freddezza disarmante che fermeranno la produzione”. I codici attesi a Corropoli saranno quindi trasferiti nei siti della multinazionale in Messico, Germania e Repubblica Ceca. “La proprietà – ha aggiunto Innamorati - ha esplicitamente detto che le motivazioni sono legate al costo della manodopera, non all’assenza di tecnologie”.

Sindacati: posizione inaccettabile

La decisione di Johnson Control, si legge nel comunicato congiunto di Fiom Cgil e Fim Cisl di Teramo, “getta al macero 40 anni di conoscenze, competenze e risorse dello stabilimento di Corropoli. Questa scelta scellerata è determinata dal fatto che la multinazionale non ha saputo tenere conto e valorizzare la professionalità dei lavoratori, non volendo investire in produzioni locali a discapito delle ampie possibilità che nei mercati locali ed extranazionali si andavano costruendo”.

Il comparto ingegneristico dell’azienda resterà però attivo, almeno per il momento, nel sito abruzzese. Secondo la segretaria Fiom Teramo, ciò dimostra che “in questo territorio c’è un alto livello di competenze, di preparazione, di know how, che però all’atto pratico purtroppo non riesce a impedire lo spostamento della produzione altrove”.

Il futuro della vertenza

Lunedì 16 ottobre l’azienda illustrerà ai sindacati le intenzioni della multinazionale. Nel mentre, però, Fiom e Fim hanno attivato le procedure per un incontro presso la Regione, che si terrà sempre lunedì 16. “Se l'azienda ci dirà che va avanti con i licenziamenti, riteniamo necessario alzare l'asticella e chiedere un incontro al ministero”, aggiunge Innamorati: “Se invece si proseguirà con la solidarietà, continueremo a chiedere di riportare il lavoro a Corropoli, per evitare che questi sei mesi siano solo un’agonia per procedere con la dismissione”.

Anche l’assemblea con i lavoratori Johnson Control è aggiornata a lunedì: “Decideremo insieme come condurre la lotta, anche coinvolgendo l’opinione pubblica”, conclude la segretaria generale Fiom Cgil Teramo: “L’ammortizzatore non è la soluzione, chiediamo alla multinazionale di assumersi la propria responsabilità sociale”.