A oltre tre anni dall’incidente sul lavoro alla Conceria Vallarsa che rischiò di costare la vita a una giovane lavoratrice, rimasta incastrata con un braccio in un macchinario per distendere le pelli, la vittima dell’infortunio non ha ricevuto nessun risarcimento del danno subito. La sua vita è cambiata per sempre e negli ultimi tre anni ha dovuto affrontare un calvario emotivo e fisico per riprendere in mano la sua esistenza. Il tutto mentre il titolare dell’azienda ha continuato a trascorrere le sue giornate nella normalità: la messa alla prova disposta dal Tribunale di Rovereto nel luglio scorso si è tradotta in un nulla di fatto. Potrà accedervi solo se verserà il risarcimento del danno previsto. Cosa a oggi non avvenuta. Di fatto nessun tipo di pena.

“Avvilisce vedere come gli effetti della sicurezza o meglio della mancata sicurezza sul lavoro si abbattono sulle vite delle persone. Di fatto in questo caso l’imprenditore non sta pagando per le sue responsabilità”, denuncia Manuela Faggioni responsabile Salute e Sicurezza della Cgil del Trentino che con il Patronato Inca e l’avvocato Giovanni Guarini segue la vicenda della giovane lavoratrice fin dall’inizio. “Il punto non è la questione economica quanto il fatto che c’è una sproporzione. Come si può pensare che possa funzionare lo strumento della patente a punti se oggi l’impresa non paga per le sue responsabilità?”

Le indagini, infatti, hanno accertato che in quello stabilimento si lavorava in condizioni simili alla prima metà del ‘900. C’erano macchinari vecchi e per niente sicuri; inoltre la lavoratrice aveva una formazione insufficiente a garantire la sicurezza. Il tutto in un ambiente di lavoro che la vittima ha descritto come malsano, con calcinacci che venivano giù dal soffitto, particolarmente umido nelle giornate di pioggia.

“Oltre a ribadire la necessità di rafforzare la formazione e i controlli – spiega Manuela Faggioni –restiamo convinti che servano misure incisive per penalizzare chi realmente non rispetta le norme sulla salute e la sicurezza e mette a rischio la vita dei propri dipendenti”.

In Trentino Cgil insieme a Cisl e Uil da tempo sollecita la Provincia perché cambi le regole sugli incentivi, evitando di sostenere anche le aziende come la Conceria Vallarsa. “Oggi gli sgravi Irap valgono per tutti a prescindere dalla loro condotta, dalle condizioni di lavoro che assicurano ai propri dipendenti. Un passo avanti importante e finalmente concreto sarebbe cambiare queste regole imponendo paletti stringenti. Oggi ci si limita il più delle volte a parole di circostanza dopo gli incidenti mortali o particolarmente gravi. La situazione però cambia poco, come dimostra la vicenda della lavoratrice della Conceria Vallarsa”, conclude Faggioni.